{46° Capitolo}

3.2K 209 260
                                    

"Bitter, sweet and strange,

finding you can change,

learning you were wrong"

-Céline Dion, Peabo Bryson,
"Beauty and the Beast"

[Capitolo quarantasei]

Jane

Mi fischiano le orecchie, non appena Sherlock termina di spiegare. Nel suo racconto, ci sono troppe informazioni, troppi fatti, che ho dovuto assimilare in una volta sola. Mi confondono i pensieri e, soprattutto, li destabilizzano.

Sospiro, abbandonandomi sui cuscini.

«Tutto bene?»

«Sì, solo... Non capisco» mormoro. «Non capisco: cosa c'entro io, col piano di Moriarty?»

Sherlock serra la mascella, forte, e mi fissa negli occhi, aggrottando le sopracciglia. Il suo sguardo è freddo, e ciò mi fa capire che mi sta nascondendo qualcosa. Qualcosa di grande, di indicibile.

Non mi accorgo del silenzio che regna nella stanza, del vociare nel corridoio, del bip che accelera. Non mi accorgo di tutto questo, finché il brontolio del mio stomaco non mi riporta con la mente alla realtà, cosicché il mio principale pensiero non siano più i segreti di Sherlock.

«Scusa...» mi affretto a dire, portandomi una mano in grembo. «È da ieri che non tocco cibo per studiare»

Il suo volto si rilassa e le sue labbra si piegano in un sorriso, questa volta palese, visibile. Non saprei dire se forzato o no.

«Forse, posso risolvere questa situazione» dice, per poi sistemare davanti a me il tavolo pieghevole del letto.

Prende da terra un sacchetto di carta e ne estrae qualcosa, che poi poggia davanti a me.

«Crostata al limone da Costa!»

«John mi ha detto che non avrei dovuto portarti niente da mangiare» dice, ritirando le mani. «Ma date le circostanze...»

«Come sei pieno di tatto» lo canzono, con una risatina.

Prendo la crostata da sopra la busta e la divido in due, con un tripudio di briciole che cadono sul tavolo, per poi tenderne una metà a Sherlock.

«Cosa?»

«Prendila»

«Perché?»

«Per mangiarla, forse?» rispondo, con tono ovvio.

Lui apre di nuovo la bocca per replicare, ma io sono più rapida.

«Sta' zitto e non fare complimenti» lo blocco, mettendogli in mano il pezzo di dolce. «Penso che tu sia messo addirittura peggio di me»

Guarda la crostata, storcendo di lato le labbra. «Non questa volta»

Alzo le sopracciglia, assumendo un'espressione scettica, che lui nota solo dopo qualche secondo.

«È una lunga storia»

Scuoto la testa, con un sorriso appena accennato. «Mangialo» ripeto, portandomi alla bocca la mia parte. «Tanto non devi usare il cervello, per ora»

Ne addento un lato, invitando Sherlock con un cenno del capo a fare altrettanto. Lui guarda di nuovo il pezzo di crostata, indeciso, come un bambino che viene costretto a mangiare verdura. Poi lo avvicina alla bocca e ne morde un'estremità, cominciando a masticarlo lentamente.

222B, Baker StreetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora