2. Micah

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Alla fine andrà tutto bene.

Se non andrà bene, non è la fine.

(John Lennon)

La casa è così vuota e silenziosa che non riesco a rimanere qui dentro per troppo tempo senza impazzire. Damon, Dylan, Ethan e Audrey se ne sono tutti andati. Mi hanno lasciato qui da solo per un anno.

Mia sorella e Damon sono a Chicago da due mesi. Li ho aiutati con il trasloco. Sono felici da far schifo e nel guardare la vita che si stanno costruendo, il cuore mi pizzica. Sono davvero contento per loro. Sono fatti per stare assieme.

Dylan si è trasferito a San Francisco. Ethan invece si trova nel New England. La squadra della scorsa stagione non esiste più. E mi manca terribilmente.

I ragazzi rimasti sono dei tipi apposto, ma non sono alla loro altezza. Mi sembra di aver perso tutti i miei amici. L'anno prossimo sarà il mio turno di essere selezionato per la NFL e chissà dove verrò spedito io.

Non sono pronto.

Dopo che i ragazzi se ne sono andati, ho cercato dei coinquilini, ma ho fatto fatica a trovare dei validi sostituti. Dopo tre anni sotto lo stesso tetto con i miei migliori amici, mi fa strano vedere le loro camere occupate da qualcun altro.

Solo che le spese erano troppo alte da sostenere da solo, quindi alla fine ho ceduto. Con me ora vive Noah, gioca a basket e abbiamo legato fin da subito. Non come con Damon. Mi sento una femminuccia sentimentale, ma non potrebbe essere diversamente.

La prossima settimana andrò a vedere la prima partita di Damon per la NFL. Non è detto che giocherà, ma voglio fargli da spalla. Esserci. Come lui c'è stato per me.

Mi sto dirigendo con tutta calma a lezione, quando una ragazza bellissima, mi sbatte contro. Forte. E finisce a terra. Ok, wow. Niente male Micah. Lei non mi nota nemmeno. È troppo concentrata a fissare il pavimento.

La aiuto a rialzarsi e i suoi occhi azzurri mi colpiscono subito. Sono spettacolari e particolari. I capelli biondi le scendono in morbide onde sulla schiena e porta una felpa di tre taglie più grande, come se sentisse il bisogno di nascondersi.

Oltre che di fretta, sembra anche distratta perché non si accorge di aver perso il telefono nello scontro. Lo raccolgo da terra e mi giro, pronto a rincorrerla. Cammina davvero veloce.

<<Aspetta!>>, la richiamo. Non credo mi senta perché aumenta il passo.

Ridacchio. Deve proprio essere di fretta. Riesco a raggiungerla in poche falcate e appena respiro, sento il suo profumo. È davvero buono. Da far perdere la testa. <<Ti è caduto questo>>, le dico.

Lei accenna un sorriso. <<Grazie>>. Sparisce prima che io abbia il tempo di dire altro. Chissà, se la rincontrerò di nuovo. Improbabile. Questa non è la mia area di studio. Sono qui solo di passaggio per dare la copia delle chiavi a Noah.

Lo vedo che mi viene incontro. Ci scambiamo una stretta di mano con una pacca sulla schiena tipica di noi maschi. <<Ehi, come va?>>, dico.

Lui alza le spalle. <<Sono distrutto dall'allenamento in palestra di sta mattina>>.

<<A chi lo dici!>>.

<<Ho bisogno di distrarmi sta sera. Andiamo a berci una birra al Red e ci facciamo una partita a biliardo?>>, propone.

<<Andata>>, acconsento. <<Farò tardi però. Il coach ha spostato gli allenamenti>>.

<<Com'è la squadra questa stagione?>>.

Faccio una smorfia. <<Non come la scorsa, quando abbiamo vinto il titolo. Quest'anno ci buttano fuori prima>>.

<<Peccato. Forse toccherà a noi, finalmente>>, scherza.

Rido. <<Certo, credici!>>.

Il mio telefono inizia a suonare. Quando leggo il nome di mia sorella, sorrido. <<Fidanzata?>>, chiede Noah, notando la foto come sfondo.

<<Nah. La mia sorella rompipalle. Scusa. Devo rispondere. A dopo>>. Mi porto il telefono all'orecchio. <<Ti manco già?>>, scherzo.

Ride. <<No, cretino! Ti chiamo per sapere se puoi controllare se ho lasciato il caricabatterie del mio tablet a casa>>.

<<Controllerò>>, rispondo uscendo fuori nel parco. Devo andare a lezione, ma oggi non ho voglia. Fosse per me, starei tutto il giorno nel campo con la mia amata palla da football in mano.

<<Come stai?>>, chiede.

<<Ci siamo visti ieri, sorellina. Sto bene>>.

<<Non ti stai mettendo nei guai ora che non ci sono, vero?>>.

Alzo gli occhi al cielo. <<Certo, come sempre, Dee>>.

<<Chi si sta mettendo nei guai?>>, chiede una voce in sottofondo. Damon.

<<Non io. Sto facendo il bravo per ora>>.

Il mio amico ride. <<Niente feste sfrenate prima del campionato? Stai invecchiando?>>.

Sbuffo. <<Ah-ah. Non è divertente. Sono solo concentrato. Devo dare il massimo questa stagione se voglio avere la minima possibilità di essere scelto nel draft>>.

<<Già, come va la squadra?>>, chiede.

Faccio una smorfia. <<Oggi abbiamo fatto il primo allenamento. Non molto bene>>.

<<Sì, perché non ci sono io>>, scherza.

<<Già>>, confermo. <<Ora vi devo lasciare, ragazzi. Ho una lezione fra cinque minuti>>.

Quando chiudo la telefonata, mi metto una mano sul petto. O mi sta per venire un infarto o quello che sento è un vuoto che si è formato quando tutti se ne sono andati e sono rimasto da solo.

Dovevo nascere prima!


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Sì, alla fine si tratta proprio di Micah :) ahahahah

QUALCUNO COME MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora