Il mio telefono non ha smesso di vibrare per l'arrivo di messaggi da quando sono entrato nella mia stanza di albergo con June addormentata fra le mie braccia. È crollata in macchina dopo aver scaricato tutta la tensione che aveva in corpo per colpa della brutta disavventura che ha vissuto questa notte.
Il sole illumina tutta la camera e non voglio che June si svegli. Dopo averla depositata al centro del letto, abbasso gli scuri e lascio solo la luce della lampada sul mio comodino accesa.
Prendo in mano il telefono. Forse è giunto il momento di fare i conti con quello che è successo. Ancora non ci credo di essere uscito mano nella mano con June dall'ospedale. Siamo usciti allo scoperto nel momento peggiore, ma non me ne frega niente. Basta nascondersi. Tutti devono sapere quanto cazzo la amo.
Diverse chiamate perse di mia sorella, dei miei genitori e messaggi sui vari gruppi dei miei amici e compagni di squadra, intasano la schermata principale del mio telefono. Mi chiudo in bagno per non svegliare June e richiamo mia sorella.
Sono le nove del mattino e spero non sia al lavoro. Non voglio rinviare troppo a lungo questa conversazione. Prima me la tolgo meglio è.
<<Micah Hudson! Ma che cazzo combini?>>, sbraita come saluto mia sorella.
<<Buongiorno, fiorellino, come stai?>>, la prendo in giro.
Borbotta qualcosa di incomprensibile. <<Non scherzare!>>, mi rimprovera. <<E' vero quello che dicono i giornali sta mattina? Stai insieme ad una cantante famosa?>>.
Detta così, fa strano. <<Sì>>, confermo, <<June è la mia ragazza>>.
<<Porca miseria!>>, esplode. <<Siamo state sotto lo stesso tetto per giorni e non ho mai sospettato niente. È stata davvero brava a nascondersi, cavolo!>>.
<<Io lo sapevo>>, ammetto. <<Non all'inizio. L'ho scoperto la notte in cui siamo tornati a casa dopo il Ringraziamento>>.
<<Sono passati due mesi! Damon lo sapeva?>>, domanda.
Mi accascio seduto sul bordo della vasca da bagno. <<Gliel'ho detto qualche giorno fa>>.
<<E io invece ho dovuto scoprire tutto da delle foto online?>>. Ok, è seriamente incazzata.
<<Non potevo dirlo a nessuno, Dee. Scusa, ma è la mia vita privata>>.
<<Era>>, mi corregge. <<Hai visto cosa scrivono su di te?>>.
Scuoto la testa anche se non può vedermi. Inizio a sentire la stanchezza sulle mie ossa. <<No e non mi interessa>>.
<<Ne riparleremo>>, dice rassegnata. <<June come sta?>>.
<<Dorme. È un po' scossa ma starà bene. Per fortuna non si è fatta quasi niente>>.
<<Quella ragazza è una roccia. Forte e coraggiosa dopo tutto quello che ha passato. Mi piacerebbe conoscerla meglio>>.
<<Ci sarà sicuramente occasione. Non va da nessuna parte>>.
<<Bene>>, conferma. <<Domani partirai per la combine prima del draft. Che cosa farai? Ti inseguiranno per tutto il tempo>>.
<<Ci penserò dopo che mi sarò fatto un paio di ore di sonno. Sono esausto>>, dico sbadigliando.
<<Va bene. Ti lascio. A mamma e papà ci penso io per ora>>.
<<Grazie, sorellina>>.
<<Ti voglio bene, cretino. Non pensare che non sia più arrabbiata>>.
Ridacchio. <<Ti voglio bene anche io>>.
Appena chiudo la chiamata, la porta del bagno si apre. June, tutta assonnata e scompigliata si appoggia contro lo stipite della porta. Ha un brutto livido contro la tempia e uno su un braccio.
<<Ti ho svegliata?>>, domando, andandole incontro.
Scuote la testa. <<No, è solo che ho allungato il braccio e tu non c'eri>>.
La stringo fra le braccia. <<Dovevo chiamare mia sorella o mi scoppiava il telefono>>.
Accenna un sorrisino. <<Mi sembra giusto>>.
<<Sto per svenire dal sonno>>, dico sbadigliando. Fra il viaggio e la nottata in ospedale, non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho dormito.
Mi afferra la mano e mi trascina verso il letto. Mi spinge all'indietro e finisco seduto sul materasso. Infila quelle mani malandrine contro il mio stomaco e fa scivolare la t-shirt verso l'alto. Una volta tolta, la lancia sul pavimento alle sue spalle.
Si inginocchia di fronte a me e allunga di nuovo le mani, ma le blocco prima che arrivino al bottone dei jeans. Deglutisco forte. <<June>>, protesto.
Si finge innocente. <<Ti sto solo aiutando a spogliarti>>.
Risposta sbagliata. <<Lo vedo>>.
Scoppia a ridere. Dio, che bello sentire di nuovo la sua risata. Voglio renderla felice. Lei è tutto per me e non credo ne sia consapevole. Potrebbe chiedermi di scalare l'Everest a mani nude e non esiterei a farlo. <<Lasciati spogliare>>.
Non me lo faccio ripetere due volte. Sono eccitato e la stanchezza adesso è completamente scivolata via.
Con una lentezza insopportabile, slaccia il bottone dei jeans e abbassa la cerniera. La aiuto a farli scivolare giù, lungo le mie gambe. Raggiungono presto il pavimento.
La afferro delicatamente per le braccia e la sistemo a cavalcioni sulle mie gambe. Mi si rovesciano gli occhi all'indietro appena il suo corpo caldo entra in contatto con il mio. Mi gira la testa. È passato troppo tempo dall'ultima volta che sono stato con lei. Mi mancava tantissimo.
Me la prendo con calma però. I suoi vestiti non finiscono subito sul pavimento. Semplicemente la stringo a me e la bacio delicatamente. L'inferno che ho vissuto questa notte e la paura che ho provato strisciano ancora sotto la mia pelle.
Inverto le nostre posizioni e finisco sopra di lei, ma mi tengo sollevato sulle braccia per non schiacciarla. Sul suo costato si sta formando un livido viola enorme.
Sollevo la sua maglietta e le bacio la pelle tumefatta con delicatezza. Non so se questo possa cancellare tutto ciò che ha provato, ma ci voglio provare.
June infila le mani fra i miei capelli e inclina la testa all'indietro, godendosi i miei baci che risalgono fino al collo.
Ben presto i suoi vestiti raggiungono i miei sul pavimento e quando mi perdo dentro di lei, le dimostro tutto ciò che provo: sollievo, devozione, amore.
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QUALCUNO COME ME
RomanceNon era nei miei piani innamorarmi di lui, del suo sorriso. Della sua risata. O dei suoi incredibili occhi neri. Non era nei miei piani pensare costantemente a lui. Sognarlo la notte. Non era nei miei piani soffrire per lui. Non era nei miei piani d...