17. Micah

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 Devo essere per forza masochista, non c'è altra spiegazione. Mi sono ripromesso per giorni e giorni di lasciar perdere Ava, di non cercarla, di non scrivergli. E puntualmente ho ceduto. Poi ho avuto questa idea folle di chiederle di diventare mia amica.

Come se non desiderassi altro che baciarla e venerare quel corpo da urlo per tutte le notti che mi restano. Sono un gran coglione. Mi sto praticamente mettendo nei guai consapevolmente. Non voglio assolutamente esserle solo amico. Desidero Ava come non mi è mai successo in vita mia.

Ma se c'è una cosa che ho imparato su di lei in questi giorni è che ha paura. Paura di fidarsi, paura di aprirsi con qualcuno, paura di affezionarsi. Non conosco la ragione, non ne ho proprio idea, ma qualcosa mi dice che sta soffrendo.

A Los Angeles c'è qualcosa che la turba.

Lunedì, il giorno del suo rientro, sono agitato. Non la vedo da quasi tre settimane. L'ultima volta è stata a casa sua, quando abbiamo parlato fino a notte fonda nel suo terrazzo mentre guardavamo le stelle sopra le nostre teste. Da allora ci siamo scambiati qualche messaggio fugace e poi c'è stata quella chiamata.

<<Sii mia amica>>, l'avevo supplicata. Dio, sembravo proprio disperato.

Lei ha sospirato. <<Va bene>>, ha ceduto. <<Non so quando, ma alla fine me ne andrò. Questo devi saperlo. Potrebbero volerci settimane o mesi. Lo capirò strada facendo e quando succederà, non voglio che tu mi cerchi più. E soprattutto: non iniziare a provare dei sentimenti per me>>.

Sentimenti. Sono completamente allergico a questa parola. <<Ho capito. Abbiamo una data di scadenza. Posso reggere il colpo, Ava>>.

<<Allora dovremmo metterci delle regole>>.

Regole. Odiavo anche questa parola. Ma pur di conoscere meglio Ava, ero disposto a tutto e non sapevo nemmeno perché. <<Ok, spara. Cosa avevi in mente?>>.

<<Devo pensarci e adesso sono troppo stanca>>, ha detto sbadigliando.

Ho guardato l'ora nella mia sveglia appoggiata sul mio comodino. Mezzanotte e mezza. Eravamo stati al telefono per ore. Non me ne ero nemmeno accorto. <<D'accordo. Ti lascio dormire>>. Stavo per chiudere la chiamata, quando lei mi ha bloccato. <<Sì?>>.

<<Non sto passando un bel momento, Micah. Ci saranno giorni buoni e giorni come quelli quando mi hai trovata a suonare il piano. Non ti devi arrabbiare con me se sarò scostante. Promettimelo>>.

Cosa sta succedendo a questa ragazza? <<Promesso>>.


Alla fine di questa conversazione, ci siamo scambiati pochi messaggi. Ci siamo dati appuntamento per oggi pomeriggio alla caffetteria del campus dopo le nostre lezioni. Non so che cosa aspettarmi quando la rivedrò. Non ho mai avuto una amica in vita mia. Come devo comportarmi?

Cazzo, mi sento patetico alle mie stesse orecchie. Non so proprio quello che sto facendo.

Attraverso il campus in direzione della caffetteria e vengo fermato ad ogni due passi. Ragazzi che mi battono il cinque, ragazze che mi sorridono ammiccanti. Sono abituato alla fama. Mi conoscono tutti in questo posto, ma oggi ho la testa altrove. Vorrei solo essere una persona qualsiasi.

Dalla vetrate della caffetteria scruto la sala alla ricerca di una testa bionda. Appena i miei occhi la identificano, il mio cuore salta un battito. Cazzo, è meravigliosa. Avevo quasi dimenticato il suo aspetto.

Più mi avvicino però, più noto i dettagli. Scompare ancora dentro a quei vestiti enormi in cui le piace nascondersi, ma sembra dimagrita. Il suo viso scavato, gli occhi cerchiati e tristi. Mi si stringe il cuore per lei. Oh, Ava, cosa c'è che non va?

QUALCUNO COME MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora