Abbiamo appena vinto il campionato. Un'altra volta. Io e la mia squadra siamo di nuovo sul tetto dei College.
Eppure, per qualche motivo, guardo i miei compagni al centro del campo festeggiare, la coppa che passa fra loro come se fosse la palla, e mi sembra di vivere sotto acqua. Lontano.
Sono passate quasi tre settimane da quando ho detto a June di amarla per poi sparire come un codardo la mattina dopo. Tre settimane di silenzi, mancanza e nervosismo. Giocare, allenarmi in campo e in palestra, è ciò che mi ha mantenuto lucido e non mi ha permesso di impazzire in questi giorni.
Solo che ora l'effetto è finito.
June e il suo bellissimo viso sono ovunque. Sui social, nei giornali, nelle bocche delle persone. Sono passate settimane da quella notte allo stadio, ma le persone non hanno ancora smesso di parlarne.
È tormentata dai fotografi, rilascia solo brevi e piccole interviste qua e là. Si fa fotografare in giro per Los Angeles: a volte da sola, a volte con le sue amiche. Lo sguardo triste e spento di quando l'ho conosciuta.
Dopo che me ne sono andato dall'albergo senza salutare -il perché non l'ho ancora capito- non sono riuscito a contattarla. E nemmeno lei l'ha fatto.
Perciò vivo in questo limbo in cui non so cosa devo fare e l'incazzato. Un po' con me stesso, un po' con lei. Mi sento uno schifo.
I miei compagni mi sollevano in aria, ma non riesco a godermi questa festa. La mia testa ed il mio cuore sono lontani da qui. Sono rimasti a Los Angeles da June.
Ore dopo, quando esco dallo spogliatoio, trovo Damon appoggiato al muro, che mi aspetta. <<Ehi>>, dice. <<Congratulazioni, campione>>.
Accenno un sorrisino. Il primo da giorni. <<Grazie>>.
<<Non essere troppo entusiasta>>, mi prende in giro. <<Che ti succede?>>.
<<Ti va di fare due passi?>>, domando. Ho bisogno di abbandonare la confusione dentro e fuori lo stadio.
<<Non devi uscire a festeggiare con i ragazzi?>>. Sembra sorpreso dalla mia proposta.
Mi stringo nelle spalle. <<Li raggiungerò dopo>>. Possono aspettarmi qualche minuto prima di ubriacarsi.
Ci incamminiamo fuori dallo stadio e il freddo pungente di gennaio mi pizzica la pelle. <<Ok, sputa il rospo>>, mi incita.
Sospiro e una nuvoletta bianca abbraccia il mio viso. <<Non so neanche da dove cominciare>>.
Troviamo una panchina all'interno del campus e ci sediamo. Sono tutti in giro a festeggiare la vittoria della mia squadra e qui non c'è anima viva. Avevo bisogno di questa calma.
<<Ava non è chi dice di essere>>, e finisco per raccontargli la storia dall'inizio. Non gli nascondo niente, mi fido di Damon e so che manterrà il segreto, anche con Audrey se necessario. Ho bisogno del mio migliore amico ora come ora.
<<Porca miseria!>>, si lascia sfuggire alla fine del mio racconto. <<June Allyson! Cazzo amico, ma come ho fatto a non riconoscerla?>>, domanda incredulo.
Alzo le spalle. <<Si è mimetizzata bene>>.
<<Cazzo, davvero. E tu esci con una cantante stra famosa>>.
<<No, non ci esco e basta>>, protesto. <<Io la amo>>.
Gira di scatto la testa verso di me come se fossi impazzito. <<Come, scusa? Puoi ripetere?>>. Ovvio, si sta prendendo gioco di me. Forse, glielo devo dopotutto. Ho sparato tante cazzate nella mia vita, ma quella che non mi sarei mai innamorato era di proporzioni epiche.
<<La amo>>, ripeto.
<<E cosa ci fai qui seduto tutto triste e mogio? Non dovresti essere con lei? O lei con te?>>, domanda senza capire.
Damon non è aggiornato sul gossip del momento, sui Rune, come li chiama internet. Dio, che fastidio! Così lo aggiorno anche su questo, anche se lo sapeva già dal giorno del Ringraziamento dopotutto.
<<Porca puttana! Che storia>>.
<<Sono sparito la notte del concerto e non l'ho più cercata>>.
Mi tira uno scappellotto. <<Sei un cretino!>>.
Lo spingo via. <<Ehi, tu hai fatto la stessa cosa con mia sorella>>, protesto.
<<Infatti e non hai imparato la mia lezione? Ho fatto una cazzata e ci ho messo settimane a ricostruire il mio rapporto con Audrey>>, ammette. <<La tua storia con June è ancora più complicata e scappare è stata la scelta peggiore che potessi fare>>.
<<Forse, ma non sopporto il fatto che lei non ricambi>>.
<<E chi lo ha detto?>>, domanda. <<Lei no di certo>>.
Sbuffo. Odio quando ha ragione. <<L'ho ferita>>.
Damon alza gli occhi al cielo. Credo voglia prendermi a schiaffi. <<Allora rimedia. Subito>>.
Fosse così semplice. Chiedere scusa non è abbastanza, me ne rendo conto. Solo che non posso continuare così. La mia squadra aveva bisogno di me e ora che abbiamo vinto il titolo, devo pensare anche a me stesso.
Fra qualche giorno ci sarà il draft per la NFL e vorrei avere la mente libera dai brutti pensieri. Sto per realizzare il mio sogno ma non sono felice come pensavo. Mi sembra di essere passato dentro un tritacarne. Fra i lividi della partita e i lividi che ho nel cuore da quando ho lasciato June, mi sento uno schifo.
E Damon ha ragione. Devo fare qualcosa. Solo che non so come si rimedia. Non ho mai rincorso nessuno nella mia vita e non ho mai dovuto farmi perdonare da una ragazza prima d'ora. Specie non una così famosa.
<<Ho bisogno del tuo aiuto>>, dico al mio migliore amico. Ho una missione da compiere.
STAI LEGGENDO
QUALCUNO COME ME
RomanceNon era nei miei piani innamorarmi di lui, del suo sorriso. Della sua risata. O dei suoi incredibili occhi neri. Non era nei miei piani pensare costantemente a lui. Sognarlo la notte. Non era nei miei piani soffrire per lui. Non era nei miei piani d...