A fine giornata, dopo una lunga sessione di allenamento in campo, finalmente posso tornare da June. Non la vedo da questa mattina, quando era ancora nuda e pronta per me nel mio letto. È stata una vera tortura uscire di casa con lei che si strusciava su di me.
E come se non bastasse, non siamo riusciti a vederci durante il giorno, per colpa mia.
Mi è mancata. Da impazzire.
Mentre salgo in macchina, la chiamo. Non ci siamo ancora messi d'accordo se vederci o meno. Un po' lo do per scontato. Risponde dopo pochi squilli. <<Ehi>>, dice allegra.
<<Ehi, piccola>>.
<<Hai appena finito?>>, chiede. Durante la giornata ci siamo scambiati parecchi messaggi.
Mi metto in strada. <<Sì, e ho voglia di vederti>>, dico senza trattenermi. La sincerità prima di tutto.
<<Allora vieni qui>>, risponde ridendo.
<<Aspettami, porto la cena>>.
<<Qualcosa di buono, per favore?>>, mi supplica.
Alzo gli occhi al cielo. <<Ai suoi ordini, Los Angeles>>.
Lungo il tragitto verso il suo appartamento, mi fermo al ristorante cinese e prendo una quantità di cibo smisurata per due persone, ma June mangia da fare impressione. La adoro anche per questo, soprattutto perché non se ne vergogna.
Arrivo al suo appartamento e fremo all'idea di vederla. Suono il citofono e risponde dopo un po'. <<Chi è?>>, chiede ridendo.
<<Io>>, rispondo saltellando sul posto. Fa veramente freddo.
<<Io chi?>>, continua.
<<June, cavolo, mi sto congelando le palle>>, dico ridacchiando.
<<Parola d'ordine?>>.
Che matta! E pensare che quando l'ho conosciuta era un fantasma che camminava. Ora è così piena di vita. Una creatura delicata e fragile. Come una farfalla. <<Cibo?>>, provo, stando al gioco.
Il portone si apre. Scuotendo la testa divertito, salgo all'ultimo piano. La porta di casa sua è già aperta e June è appoggiata allo stipite della porta con indosso un paio di pantaloncini striminziti e una felpa blu che mette in risalto i suoi occhi.
Cazzo, che gambe! Sono fantastiche. Non ci ho ancora dedicato abbastanza tempo. Un vero peccato. Devo rimediare prima o poi.
Le vado incontro, ma non faccio in tempo a salutarla con un bacio, che lei mi strappa il sacchetto di plastica dalle mani, entra in casa e mi sbatte la porta in faccia. Sento la sua risata attraverso i muri.
<<Simpaticona!>>, alzo la voce per farmi sentire.
La porta si riapre subito e June si lancia fra le mie braccia. La sollevo dal pavimento e le sue gambe mi circondano i fianchi. Il mio corpo si accende all'istante. Non perdo tempo ed entrando in casa sua, la bacio dolcemente.
Sorride contro le mie labbra e si stringe a me in modo fantastico. Porca. Miseria. <<Ehi>>, dico staccandomi dalla sua bocca prima di iniziare qualcosa di pericoloso.
Strofina il naso contro il mio. <<Ciao>>.
<<Bella accoglienza>>, scherzo.
<<Quale delle due?>>, chiede ridendo.
<<Decisamente questa>>. Con la mano che non uso per sorreggerla, le infilo una ciocca bionda ribelle dietro le orecchie. <<Mi sei mancata oggi>>.
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QUALCUNO COME ME
RomanceNon era nei miei piani innamorarmi di lui, del suo sorriso. Della sua risata. O dei suoi incredibili occhi neri. Non era nei miei piani pensare costantemente a lui. Sognarlo la notte. Non era nei miei piani soffrire per lui. Non era nei miei piani d...