55. Micah

1.7K 124 12
                                    

A fine giornata, dopo una lunga sessione di allenamento in campo, finalmente posso tornare da June. Non la vedo da questa mattina, quando era ancora nuda e pronta per me nel mio letto. È stata una vera tortura uscire di casa con lei che si strusciava su di me.

E come se non bastasse, non siamo riusciti a vederci durante il giorno, per colpa mia.

Mi è mancata. Da impazzire.

Mentre salgo in macchina, la chiamo. Non ci siamo ancora messi d'accordo se vederci o meno. Un po' lo do per scontato. Risponde dopo pochi squilli. <<Ehi>>, dice allegra.

<<Ehi, piccola>>.

<<Hai appena finito?>>, chiede. Durante la giornata ci siamo scambiati parecchi messaggi.

Mi metto in strada. <<Sì, e ho voglia di vederti>>, dico senza trattenermi. La sincerità prima di tutto.

<<Allora vieni qui>>, risponde ridendo.

<<Aspettami, porto la cena>>.

<<Qualcosa di buono, per favore?>>, mi supplica.

Alzo gli occhi al cielo. <<Ai suoi ordini, Los Angeles>>.

Lungo il tragitto verso il suo appartamento, mi fermo al ristorante cinese e prendo una quantità di cibo smisurata per due persone, ma June mangia da fare impressione. La adoro anche per questo, soprattutto perché non se ne vergogna.

Arrivo al suo appartamento e fremo all'idea di vederla. Suono il citofono e risponde dopo un po'. <<Chi è?>>, chiede ridendo.

<<Io>>, rispondo saltellando sul posto. Fa veramente freddo.

<<Io chi?>>, continua.

<<June, cavolo, mi sto congelando le palle>>, dico ridacchiando.

<<Parola d'ordine?>>.

Che matta! E pensare che quando l'ho conosciuta era un fantasma che camminava. Ora è così piena di vita. Una creatura delicata e fragile. Come una farfalla. <<Cibo?>>, provo, stando al gioco.

Il portone si apre. Scuotendo la testa divertito, salgo all'ultimo piano. La porta di casa sua è già aperta e June è appoggiata allo stipite della porta con indosso un paio di pantaloncini striminziti e una felpa blu che mette in risalto i suoi occhi.

Cazzo, che gambe! Sono fantastiche. Non ci ho ancora dedicato abbastanza tempo. Un vero peccato. Devo rimediare prima o poi.

Le vado incontro, ma non faccio in tempo a salutarla con un bacio, che lei mi strappa il sacchetto di plastica dalle mani, entra in casa e mi sbatte la porta in faccia. Sento la sua risata attraverso i muri.

<<Simpaticona!>>, alzo la voce per farmi sentire.

La porta si riapre subito e June si lancia fra le mie braccia. La sollevo dal pavimento e le sue gambe mi circondano i fianchi. Il mio corpo si accende all'istante. Non perdo tempo ed entrando in casa sua, la bacio dolcemente.

Sorride contro le mie labbra e si stringe a me in modo fantastico. Porca. Miseria. <<Ehi>>, dico staccandomi dalla sua bocca prima di iniziare qualcosa di pericoloso.

Strofina il naso contro il mio. <<Ciao>>.

<<Bella accoglienza>>, scherzo.

<<Quale delle due?>>, chiede ridendo.

<<Decisamente questa>>. Con la mano che non uso per sorreggerla, le infilo una ciocca bionda ribelle dietro le orecchie. <<Mi sei mancata oggi>>.

QUALCUNO COME MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora