35. Ava

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 Sono agitata. Davvero, davvero agitata.

Sto per conoscere i genitori di Micah. E la cosa mi mette decisamente sotto pressione. Con la famiglia di Rowan è stato semplice visto che vivevamo l'uno accanto all'altro ed eravamo piccoli. Con i genitori di Micah è tutta un'altra storia.

<<Sicuro che ai tuoi vada bene?>>, gli chiedo per la centesima volta.

È passato a prendermi due ore prima del previsto e sto girovagando per la mia camera senza meta, mettendo alla rinfusa vestiti dentro la valigia aperta sul pavimento. Micah è disteso sul mio letto e mi osserva divertito. Che stronzo!

<<Sì e smettila di chiedermelo>>, borbotta.

Gli lancio una scarpa addosso per "sbaglio". <<Ripetimi perché hai due ore di anticipo>>, dico guardandolo di traverso.

Sorride come lo stregatto. <<Così non puoi scappare, cambiare idea o darmi buca come l'ultima volta>>.

Mi blocco, dandogli le spalle. Ricordo perfettamente l'ultima volta che mi ha chiesto di andare a casa sua. Risale ad un mese fa, qualche giorno prima che Rowan esalasse il suo ultimo respiro. Ritorno alla mente in quella clinica e il dolore al petto che sento mi opprime.

<<Ehi, dove ti ho persa?>>, chiede Micah. Si alza dal letto e mi appoggia le mani sulle spalle. Il gelo che sento dentro me, sparisce con il calore del suo corpo contro la mia schiena. <<Tutto bene?>>. È visibilmente preoccupato.

Annuisco. <<Sì>>, dico con la voce che esce tremante.

Sospira. <<Non sei davvero obbligata a venire>>. Sembra deluso.

Afferro le sue mani sulle mie spalle e lo tiro avanti in un semi abbraccio. <<Non è per questo>>.

Appoggia la fronte contro la mia nuca. <<Vorrei non mi chiudessi più fuori dai tuoi pensieri>>.

<<Non lo sto facendo. Solo che questo non è il momento per parlarne>>.

<<Allora quando?>>.

Mi giro, cercando i suoi occhi. Lui è già lì ad aspettarmi, stringendomi fra le braccia forti che mi fanno sentire al sicuro. <<Ti darò tutti i pezzi di me, Micah se è davvero ciò che vuoi>>.

Si fa più vicino e le sue labbra sfiorano le mie. Non è un bacio, solo una carezza. Una promessa. Sto tremando e annaspando in cerca di aria. Questo ragazzo mi sta stravolgendo l'anima. Con la sua pazienza, la sua delicatezza e la sua ironia.

<<Voglio tutto di te. Un pezzo alla volta>>, deglutisce. È agitato. <<Voglio tutto ciò che sei disposta ad offrirmi>>, sussurra.

Accenno un sorriso. <<Con calma>>.

<<Con calma>>, ripete.

Sento di aver appena fatto un passo enorme.

Mi lascia andare e immediatamente sento la mancanza delle sue braccia attorno a me. <<Dai, ti aiuto con questa valigia. È troppo disordinata perfino per uno come me>>, dice osservando divertito la matassa informe che ho lanciato dentro allo scomparto aperto.

Faccio un lungo respiro profondo calma nervi e finisco di preparare la valigia. Ella e Maddie sono partite questa mattina e torneranno dopo Capodanno. La casa è incredibilmente silenziosa e vuota. Ormai ero abituata al loro caos.

Micah porta la mia valigia davanti alla porta di ingresso. <<Sei pronta?>>, chiede.

Mi infilo il cappotto e lo guardo. <<Sì, andiamo>>. Esco tranquilla e serena, pronta ad affrontare la famiglia del mio "amico".

Il tragitto in macchina con Micah è uno spasso. Facciamo qualche gioco, parliamo e ci prendiamo in giro per qualsiasi cosa. Ecco perché adoro il nostro rapporto. È in grado di trasmettermi la sua leggerezza.

Ad un certo punto, ormai vicini alla nostra destinazione, Micah alza il volume della radio. Stanno trasmettendo la mia canzone. Scopro che lui la conosce e la sta canticchiando a mezza voce, tamburellando a ritmo le dita sul volante.

Non riesco a trattenermi. <<Ti piace questa canzone?>>, chiedo. Dentro scoppio di orgoglio.

<<Sì, è molto bella. Non giudicarmi>>, dice puntandomi l'indice contro quando scopre che sto ridendo. Lui crede che io lo stia prendendo in giro, invece sono solo felice.

<<Non lo farò>>, prometto.

<<June Allyson è una tipa tosta. Oltre ad essere una gran gnocca, ha anche una bella voce>>.

Resto a bocca aperta e la confessione pizzica la punta della mia lingua. So che se glielo dicessi in questo momento, lui non mi crederebbe perché quando mi guarda, lui vede Ava, la ragazza che sparisce dentro ai vestiti e studia letteratura. Non la cantante, June Allyson.

Sapendo che è un suo grande fan, o un mio grande fan, mi si scalda il cuore. Solo che lui non ne ha proprio la minima idea. Come è possibile che non mi associ a lei? Va bene, sono bionda ora, il che cambia alcuni aspetti del mio viso, ma così tanto? È scioccante.

Trascorro gli ultimi dieci minuti del viaggio, rimuginando. So che posso fidarmi di lui, ma non è solo me che devo proteggere quando gli racconterò la mia storia. Forse Maddie ed Ella hanno ragione. Devo fargli firmare quell'accordo.

Parcheggia nel vialetto di una bellissima casa azzurra immersa nel verde del giardino ben curato e si gira ad osservarmi. <<Benvenuta a casa mia>>.

Scendiamo dall'auto e mentre Micah recupera le valigie dal bagagliaio, la porta di casa si spalanca ed esce quella che credo proprio sia sua madre. <<Oh, eccovi!>>, dice piena di entusiasmo.

Abbraccia il figlio e lui finge di protestare. <<Dai, mà, abbiamo ospiti>>.

Si volta verso di me. <<Tu devi essere Ava>>. Non mi da nemmeno il tempo di prepararmi, mi stritola fra le sue braccia e immediatamente mi fa sentire la mancanza dei miei genitori. Vorrei che fossero anche loro qui con me.

<<Piacere di conoscerla, signora Hudson>>.

<<Ti prego, così mi fai sentire troppo vecchia. Chiamami Annabeth>>.

Ricambio il suo sorriso. <<Va bene, Annabeth>>.

Mi prende a braccetto e mi trascina in casa. Micah ci segue portandosi dietro le nostre valigie. Le lascia all'ingresso e mi raggiunge. <<Vieni, ti faccio vedere la mia stanza>>, dice facendomi l'occhiolino.

Lo colpisco con uno schiaffetto sul petto. <<Che battutaccia, quarterback>>.

<<Mentre vi sistemate, vado a preparare la cena. Audrey e Damon arriveranno fra poco>>, ci annuncia.

<<Ottimo, arrivano gli sdolcinati>>, borbotta Micah.

Lo spingo via. <<Dai, mostrami la tua stanza>>.

Mi accompagna al piano di sopra e mi fa strada fino alla sua stanza. Improvvisamente, prima di aprire la porta, sembra in imbarazzo. È arrossito. <<Non aspettarti nulla di che>>, borbotta.

<<Sei in imbarazzo Micah? Ho già visto la tua camera, ricordi?>>.

<<Sì, ma è diverso. Qui ci ho passato anni della mia vita>>.

Gli do una stretta rassicurante sul braccio. <<Non giudicherò. Promesso>>.

Apre la porta dopo un lungo sospiro. Si gratta la nuca e sento i suoi occhi addosso. Sta studiando la mia reazione, mentre io mi addentro nel suo mondo. Questa cosa, il fatto che lui mi ha lasciato entrare così facilmente nella sua vita, mi fa sentire in colpa. Perché io non gli sto dando niente di me, se non un mucchio di bugie ben costruite.

QUALCUNO COME MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora