38. Micah

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 Dopo cena abbiamo fatto un gioco di società tutti assieme e devo dire che Ava si è ambientata bene nella mia famiglia. Ha parlato spesso con Audrey -di me, ovviamente- e con mia madre che ha fatto del suo meglio per cercare di non risultare troppo invadente.

Qualche giorno fa le ho chiesto se poteva evitare di farle domande personali perché Ava è molto chiusa e riservata su ciò che la riguarda. Per natura mia madre è sempre curiosa, ma si sta comportando davvero bene. Ava non è ancora scappata. Lo prendo come un buon segno.

Circa un'ora fa, sono tutti andati a dormire, lasciandomi in salotto. Dovrò dormire nel divano visto che ho ceduto la mia stanza ad Ava.

Ora che sono solo nel silenzio della casa, ripenso a ciò che è successo qualche ora fa. Ho tentato di baciare Ava e lei mi ha messo una mano sulla bocca, rifiutandomi. Non nascondo che mi ha ferito profondamente.

Desidero così tanto averla vicina che mi sembra di aver perso la testa e la ragione. La bramo. Tutto il mio corpo è attratto da lei: mente, cuore e sì, anche quella parte. Provo per lei una forte attrazione che non riesco più a nascondere.

Dopo il rifiuto è arrivata la sua confessione per quanto riguarda il suo ex ragazzo. Mi è crollato il mondo addosso. Era proprio l'ultima cosa che mi aspettavo sarebbe uscita dalle sue labbra. È davvero terribile ciò che ha vissuto.

Però, egoisticamente parlando, ciò che le è successo l'ha portata a me. Qualcosa pure significherà, no?

Capisco perché non è ancora pronta per voltare pagina. La rispetto e le ho promesso che aspetterò, anche se questo mi metterà a dura prova. Non ho pazienza.

Mi rigiro più volte nel divano ma il sonno non arriva. È tardi, domani è il giorno del Ringraziamento e so che non chiuderò occhio. Ho troppe domande che mi frullano per la testa sul ragazzo di Ava. Chi è, come era e come stava con lui. So che lei non risponderebbe se glielo domandassi. Dovrà raccontarmelo di sua spontanea volontà.

Dei passi mi riscuotono dai miei pensieri. Qualcuno sta scendendo le scale. È Damon. <<Ehi, sei ancora sveglio>>, dice trascinandosi vicino al divano.

Gli faccio spazio. <<Già. Anche tu>>.

Si siede accanto a me. <<Non riesco a dormire. Ultimamente, da quando viaggio di più, faccio fatica ad ambientarmi in un posto nuovo>>, spiega. <<Tu? Come mai sei qui tutto solo?>>.

Faccio una smorfia. Credimi, fosse per me non sarei qui tutto solo in questo momento, ma credo proprio che Ava mi taglierebbe la palle se mi infilassi di soppiatto nella sua stanza. <<Sai bene che io e Ava siamo solo amici>>.

<<Già, ma ora che vi ho visti assieme e come battibeccate, la mia opinione è cambiata>>.

<<Che significa?>>, domando perplesso.

Sorride. <<Sembrate proprio come me ed Audrey qualche tempo fa>>.

Scuoto la testa talmente forte che faccio tremare il divano. <<No, non siamo a quei livelli e poi non va proprio così bene come sembra>>. Credo. Non capisco che cosa succederà adesso. O come dovrei comportarmi con lei.

<<E' successo qualcosa?>>, domanda.

Scivolo più giù nel cuscino e appoggio la nuca contro lo schienale. <<L'ho quasi baciata, prima. Lei mi ha rifiutato>>.

<<Ah>>, risponde sorpreso.

<<E poi ha sganciato la bomba e ora non so quello che devo fare, se sto perdendo il mio tempo o se devo continuare a starle dietro>>, dico dando voce ai miei pensieri.

<<Quale bomba?>>.

Abbasso la voce. Ho quasi paura che mi senta. <<Il suo ragazzo è morto un mese fa>>.

Spalanca gli occhi e si lascia sfuggire una imprecazione. <<Cazzo, e come diavolo sarebbe successo? Lei era già qui, no?>>, chiede sconvolto.

Gli racconto le poche cose che so di questa storia e lui rimane in silenzio. <<Non so quello che devo fare>>, dico, alla fine. Ora più che mai ho bisogno di un consiglio.

<<Credo che tu ti stia immischiando in qualcosa di veramente complicato>>.

Annuisco. <<Lo so>>.

<<Ma saresti un pazzo a lasciar perdere ora. Ti conosco, poi te ne pentiresti. Ormai ti sei messo in testa che la vuoi e non cambierai idea>>.

Damon mi conosce davvero troppo bene. <<No, non voglio tirarmi indietro, ma ne vale la pena? Non credo che potrei competere con un ragazzo morto. Lei lo amava. Io non sono nessuno per lei>>.

<<Credo che tu ti sbagli su questa ultima parte. Vedo come ti guarda o come ti cerca. Non gli sei indifferente. Ha solo paura. Dimostragli che ci sei, che ci tieni e vedi come va. Se fra un mese o due ti renderai conto che non hai fatto passi in avanti, allora lascia perdere, ma nel frattempo continua ad esserle amico>>.

Mi passo la mani nel viso. <<Che situazione del cazzo!>>, esplodo.

<<Hai la fila di ragazze che vorrebbero stare con te, al Campus. Puoi sempre provare a levartela dalla testa>>.

<<No>>, dico convinto, <<Con te ha funzionato quando morivi per Audrey e lei ti odiava?>>.

Scoppia a ridere. <<No, era proprio un'idea del cazzo>>.

<<Appunto>>.

Sbadiglia sonoramente. <<Ok, forse è il caso che torni a letto>>. Si alza in piedi e si dirige verso le scale. <<Notte>>.

Riprendo possesso del divano e mi distendo. <<Notte>>, rispondo alla sua schiena. Parlare con Damon è stato di aiuto, ma non ha risolto la situazione.

Cinque minuti dopo che Damon è sparito, sento rumore di altri passi sulle scale e poco dopo compare Ava, a piedi nudi e in pigiama -composto da pantaloncini e felpa- e uno sguardo assonnato.

<<Ehi>>, dico mettendomi seduto.

Si torce le mani nervosa. Provo con ogni grammo di autocontrollo che possiedo a non guardargli le gambe lunghissime che sbucano dai pantaloncini. Battaglia persissima.<<Ehi>>, risponde.

<<Non riesci a dormire?>>.

Scuote la testa. <<Ho fatto un incubo>>, risponde in un sussurro. <<Ti ho svegliato?>>.

<<No, non stavo dormendo. Fino a due minuti fa stavo chiacchierando con Damon>>.

Si allontana. <<Oh, okay>>, dice guardandomi. <<Ti lascio dormire>>.

Scatto in piedi e la blocco per il braccio, prima che scappi al piano di sopra. C'è qualcosa che non vuole dirmi. <<Dai, Los Angeles, parla>>, la incito. I miei occhi la stanno supplicando di non chiudermi fuori.

Aggrotta le sopracciglia. <<Come fai a sapere che devo dirti qualcosa?>>.

Sorrido e la tiro contro il mio petto. Lei si aggrappa ai miei bicipiti per non cadere. <<I tuoi occhi>>, sussurro. <<E come ti torturi le mani>>.

Sospira, rassegnata. <<Mi faresti compagnia? Almeno fino a quando non mi addormento?>>, chiede arrossendo. È in imbarazzo? Abbiamo dormito assieme già un paio di volte.

Le afferro la mano e comincio a salire le scale. <<Andiamo>>. Cosa vuoi che sia una notte in più di tortura nello stesso letto?

QUALCUNO COME MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora