A volte non sai cos'hai, ma sai cosa ti manca.
(Angelo De Pascalis)
Detesto essere ignorato.
Mi brucia ancora di più che sia Ava a farlo dopo la bellissima serata che abbiamo trascorso al Red qualche sera prima. Dopo la partita a biliardo, ci eravamo seduti ad un tavolo tutti assieme e avevamo fatto conoscenza.
Avevo scoperto che erano tutte e tre da Los Angeles, che si erano trasferite da pochissimo e l'unica a frequentare il College è Ava.
Avevamo riso tanto. Lei e le sue amiche erano davvero simpatiche. Ava mi piaceva da morire. Era spiritosa, autoironica e si divertita a stuzzicarmi.
Poi ieri mattina quel incontro disastroso. Aveva qualcosa che non andava. Di sicuro. Mi ero sentito rifiutato. Odiavo quella sensazione.
<<Ehi, perché quel brutto muso?>>, chiede Noah entrando in cucina.
Mi sono appena svegliato. Fra mezz'ora ho l'allenamento in palestra e sono ancora seduto a fissare il vuoto. <<Ava>>.
Ridacchia. <<Sei stato ghostato?>>.
Gli rivolgo un'occhiataccia. <<Ah-ah, divertente. Non ancora>>.
<<Ti ha lasciato in bianco?>>.
Scuoto la testa. <<Non ci ho nemmeno provato con lei>>.
<<Allora che ha fatto?>>.
<<Ieri era strana. Aveva qualcosa che non andava. Sembrava triste. Mi ha dato una brutta sensazione>>.
<<Hai parlato con lei?>>.
<<No. Andrò a cercarla dopo>>. Mi alzo e appoggio la tazza nel lavandino. Salgo al piano di sopra, mi cambio rapidamente e borsone in spalla mi dirigo in palestra.
La squadra quest'anno è davvero pessima. No, non è vero. Dico così solo perché sento la mancanza dei miei amici, ma quelli che sono rimasti sono bravi. In più abbiamo due dei nuovi ingressi che promettono bene.
In campo siamo un po' ognuno per conto proprio però. Non ragioniamo ancora come gruppo. Damon era bravo a fare squadra. Io voglio essere alla sua altezza. Solo che non so come fare. Dovrò inventarmi qualcosa.
Ho la maglia appiccicata alla pelle. La scheda di preparazione che mi ha dato il preparatore quest'anno è tosta. Non riesco ad alzare le braccia per quanto mi fanno male. Essere il quarterback titolare è un onore e un privilegio per me. Gioco a football da quando sono piccolissimo e non riuscivo nemmeno a tenere la palla ovale fra le mani.
Tutto quello che so, me lo ha insegnato mio padre. È lui che mi ha trasmesso questa passione. È qualcosa che condividiamo.
Dopo una rapida doccia, sono pronto per andare a lezione di economia. Per questo semestre ci hanno spostati momentaneamente vicino al dipartimento di musica perché stanno facendo lavori di manutenzione nella nostra aula.
La palestra è vicina quindi me la prendo con calma. Passo davanti alle varie aule chiuse dove si stanno svolgendo le lezioni, ma è l'unica stanza aperta a colpirmi.
Esce una melodia triste, malinconica, suonata al pianoforte. Mi accosto alla parete e ascolto. Non so perché lo faccio. Di solito tirerei dritto e basta, ma mi sento attratto. Poi quella persona inizia a cantare e mi viene la pelle d'oca su tutto il corpo.
È una ragazza e sta suonando e cantando una canzone di June Allyson, una cantante famosa che negli ultimi anni ha davvero spopolato ovunque. La musica country non è il mio stile, ma lei mi piace. È incredibile.
Sbircio dentro all'aula e la vedo: Ava. È lei che sta suonando e cantando. Sono completamente sconvolto. Ha gli occhi chiusi e sembra completamente assorta da quello che sta facendo. Non si accorge nemmeno della mia presenza. Per come esegue la canzone, sembra l'abbia ripetuta un sacco di volte.
Questa ragazza è appena diventata parecchio interessante.
La sua voce è spettacolare. Non ho mai sentito niente del genere. Dolce, melodiosa. I brividi non ne vogliono sapere di andarsene.
Chiude di scatto il pianoforte e sobbalzo dalla paura. Ha smesso all'improvviso di cantare e sta battendo i pugni contro il legno. Rabbia, tristezza, dolore. Riconosco tutte queste emozioni dal suo viso bellissimo.
Non dovrei proprio essere qui. Assistere al suo sfogo. Dovrei andarmene. Invece mi faccio avanti. Lei non mi vede nemmeno arrivare. Ora sta singhiozzando e giuro che mi si spezza il cuore per lei. Non conosco la sua storia, il motivo per cui sta così, ma il desiderio di abbracciarla, stringerla, è più forte di qualsiasi altra cosa.
<<Ava>>, sussurro il suo nome piano, ma lei sobbalza come se lo avessi urlato. Lei si gira verso di me e mi strazia ciò che vedo. Senza dire una parola, la tiro contro di me e la stringo. Si lascia abbracciare.
Sembra che ne abbia davvero bisogno. Di una spalla su cui reggersi come se fosse abituata a portare il peso da sola ma questa volta non ci riuscisse.
Ricambia la stretta e mi bagna la maglia di lacrime. Le accarezzo la schiena e la cullo. Sono inginocchiato per terra, ai suoi piedi.
<<Va tutto bene>>, sussurro dolcemente fra i suoi capelli biondi.
Pian piano si calma. Il suo corpo smette di essere scosso dai singhiozzi e il respiro è tornato normale. <<Va tutto bene>>, ripeto. Mi sembra di tenere insieme i pezzi rotti di un vaso di cristallo. Ava è davvero fragile.
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QUALCUNO COME ME
RomanceNon era nei miei piani innamorarmi di lui, del suo sorriso. Della sua risata. O dei suoi incredibili occhi neri. Non era nei miei piani pensare costantemente a lui. Sognarlo la notte. Non era nei miei piani soffrire per lui. Non era nei miei piani d...