Nel momento in cui ho pagato il biglietto aereo per Los Angeles, ho capito di aver fatto la scelta giusta. E la conferma è arrivata da parte di June quando mi è saltata addosso e si è sciolta contro di me, commossa. I suoi occhi erano lucidi ed io mi sono sentito fortunato.
Ci tiene a me, alla mia presenza e so che sta cercando di proteggermi da quello che potrebbe succedere una volta che saremo a Los Angeles.
Ma abbiamo un piano.
Ovviamente viaggeremo separati, arriveremo separati e alloggerò in albergo in una stanza comunicante con la sua. Ha messo al lavoro il suo staff alle cinque del mattino e loro hanno esaudito ogni sua richiesta senza lamentarsi.
Così ora mi ritrovo seduto su un aereo, da solo, per seguire la mia ragazza in questa follia. Lei è da sola, qualche posto più avanti con l'ansia che le stinge il cuore. Sento la sua angoscia anche a metri di distanza.
Ovviamente le persone hanno cominciato a riconoscerla. Qualcuno, i più audaci, le hanno chiesto qualche foto e qualche autografo. June ha sorriso loro per tutto il tempo, ma guardandola negli occhi ho letto tutto ciò che prova davvero: paura, voglia di fuggire e tornare ad essere una persona qualunque e senso di colpa.
Avrei tanto voluto attraversare il gate, stringerle la mano e dirle che andrà tutto bene, ma sono rimasto seduto al mio posto, immobile e ho solo osservato da lontano la scena. Però un messaggio gliel'ho inviato.
MICAH: SEI CORAGGIOSA, LOS ANGELES.
JUNE: E' COSI' BELLO VEDERTI E SAPERE CHE CI SEI PER ME. NON TI RINGRAZIERO' MAI ABBASTANZA.
MICAH: IO UN'IDEA CE L'AVREI *emoticon dell'occhiolino*.
Leggendo la mia risposta è scoppiata a ridere ed è arrossita. Avrei voluto così tanto alzarmi e andare a baciare quelle labbra invitanti, ma le ho solo fatto l'occhiolino e abbassato subito lo sguardo.
Non potevo fare niente altro, però abbiamo avuto un momento e per entrambi è stato abbastanza.
Il caos è arrivato dopo, quando siamo atterrati a Los Angeles. Era come se la stessero aspettando. Un mare di fan ha invaso l'ingresso e l'esterno dell'aeroporto e i fotografi non facevano altro che chiamare il suo nome e scattare foto senza sosta. È stato troppo.
Avrei tanto voluto prenderle la mano e portarla via da lì. Proteggerla. Difenderla. Insomma sono grande e grosso, lo posso fare senza problemi, ma lei ha fatto un solo cenno di diniego della testa quando ho fatto un passo verso di lei. È stato istintivo e inevitabile.
Ho dovuto costringermi ad uscire dall'aeroporto come se nulla fosse. Lasciarla lì è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto nella mia vita. Eppure ho dovuto. Le sue guardie del corpo erano tutte con lei, pronte a proteggerla, ma per me non era abbastanza. Volevo essere con lei.
Ho preso il primo taxi libero e mi sono fatto portare in albergo. Non ricordo molto del tragitto dall'aeroporto alla mia stanza. Ho troppi pensieri per la testa e la preoccupazione nel cuore.
Passo la tessera magnetica nel lettore della porta della mia camera e appena la apro faccio un salto indietro per lo spavento. Ella e Maddie, le amiche di June, sono sedute nel salottino di ingresso. Non mi aspettavo di trovare qualcuno qui dentro.
Sono stanco, ho la maglia appiccicata alla pelle e voglio solo parlare con June, toccarla, baciarla. Non sto vicino a lei da più di nove ore e già mi manca.
<<Ehm, ciao>>, saluto, abbandonando la valigia all'ingresso.
<<Ciao>>, rispondono in coro. <<June non è con te?>>, chiede Ella.
Scuoto la testa. <<No>>.
Maddie sorride. <<Allora... alla fine è successo>>.
Sollevo un sopracciglio. <<Che cosa?>>. Mi addentro nella stanza, ma non mi siedo. Non starò tranquillo fino a quando June non varcherà la porta.
Maddie ridacchia, divertita. <<Tu e June>>.
<<Ah>>, esclamo. <<Sì>>, confermo.
<<Non comportarti da stronzo con lei>>, attacca Ella, <<ne ha passate tante e merita di essere felice. Di qualcuno che la appoggi>>.
Assottiglio lo sguardo. <<Come vedi sono qui per lei. Credimi, fra i due quello veramente in pericolo sono io>>. I miei sentimenti sono nelle mani di June e spero non me li restituisca mai. Il mio cuore le appartiene. È inevitabile.
Si guardano fra di loro. <<Ottima risposta>>, cede Ella alla fine.
Cammino avanti e indietro davanti al divano dove sono sedute. Non so per quanto tempo lo faccio, ma credo di consumare il pavimento.
<<Abbiamo scritto a June di raggiungerci nella tua stanza>>, mi informa Ella. Annuisco in risposta e mi fermo.
Appoggio la schiena contro il muro e mi soffermo a guardare il panorama ai nostri piedi. Il sole sta tramontando e il cielo è di un arancione vivo. Se June fosse con me, probabilmente l'avrei trascinata nel piccolo terrazzino della stanza con le pareti alte per dare privacy ai clienti e me lo sarei goduto fino alla fine.
Un'ora e mezza dopo, la porta finalmente si spalanca e la stanza si riempie di gente. Facce che non ho mai visto prima. Fra loro intravedo l'unica che veramente mi interessa: June. È stanca, ne leggo tutti i segni nel suo viso a partire dalle occhiaie, ma non è mai stata tanto bella.
E inarrivabile.
Mi faccio da parte e i nostri occhi si incrociano una sola volta. Vedo il suo sospiro di sollievo, ma non riesce a fare niente altro perché viene travolta dalle braccia delle sue amiche. Gridano, parlottano, ridono e spesso si girano a fissarmi. Non ho idea di quello che si dicono perché sono troppo lontano, ma parlano di me. Non c'è dubbio.
<<June, tesoro>>, interrompe una donna, <<dobbiamo assolutamente parlare di domani>>.
June fa una smorfia. <<Dammi cinque minuti>>. La donna annuisce, ma nessuno accenna ad andarsene. Tutti fissano June, in attesa che faccia o dica qualcosa.
Non ho idea di come funzioni tutto ciò, ma sto soffrendo. Vorrei solo attraversare la stanza e stringerla a me. Invece sto fermo nel mio angolino e assisto a ciò che mi succede attorno.
Oltre alla donna, credo si tratti di Lisa, ci sono altre due ragazzi -i suoi assistenti, presumo- e le due guardie del corpo.
June attraversa la stanza e ignorando le occhiate incuriosite delle persone attorno a lei, viene dritta verso di me e mi getta le braccia al collo. <<Meno male che sei qui>>, dice prima di baciarmi. Così, con naturalezza, di fronte a tutti.
Resto talmente di stucco che all'inizio nemmeno reagisco al suo impeto, ma quando chiudo gli occhi e dimentico dove siamo, chi siamo e sento solo le sue labbra fameliche sopra le mie, mi lascio andare e ricambio il suo bacio.
Circondo la sua vita con il mio braccio e la tiro contro di me, facendola sollevare sulle punte dei piedi. È piccolina rispetto a me che devo piegare la schiena in avanti per approfondire il bacio.
Non avevo idea di quanto avessimo entrambi bisogno di questo, fino a quando lei si scioglie fra le mie braccia e il mondo sparisce sulle sue labbra. E' come se ci fossimo solo noi due in questa stanza ed è una sensazione bellissima.
Mi stacco per riprendere fiato e mi avvicino al suo orecchio. <<Devo esserti proprio mancato>>, sussurro.
Arrossisce ma non si sottrae al mio sguardo. <<Abbastanza. È stata una vera tortura>>.
Annuisco. <<Anche per me, Los Angeles>>.
Appoggia la guancia contro la mia spalla e chiude gli occhi. È davvero esausta. Vorrei solo prenderla in braccio e metterla a letto, ma ha del lavoro da fare. <<Resti con me?>>, chiede sbadigliando.
<<Sempre>>. E per sempre, June.

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QUALCUNO COME ME
RomanceNon era nei miei piani innamorarmi di lui, del suo sorriso. Della sua risata. O dei suoi incredibili occhi neri. Non era nei miei piani pensare costantemente a lui. Sognarlo la notte. Non era nei miei piani soffrire per lui. Non era nei miei piani d...