Sento il botto attraverso il microfono del telefono e urlo il suo nome a pieni polmoni. Le persone attorno a me si spaventano, ma non mi importa. Quel pazzo che sta inseguendo June, l'ha appena colpita.
Forte.
Esco fuori di testa. <<June!>>, la chiamo ma lei non risponde. C'è solo silenzio dall'altra parte.
<<Signor Micah>>, mi richiama il poliziotto nel telefono dell'albergo. <<La pattuglia è appena arrivata nel luogo dell'impatto. La macchina della signorina Allyson è finita contro un albero. Fra poco la trasporteranno all'ospedale>>.
Mi tiro i capelli. Cazzo. Cazzo. Cazzo. <<Come sta?>>, dico stringendo nel pugno il telefono con la chiamata ancora attiva con June.
Dio, ti prego, fa che stia bene!
<<Non so dirle niente. I miei colleghi non hanno ancora fatto rapporto>>.
Impreco e sbatto il pugno nel bancone della reception. Il portinaio sobbalza, spaventato. <<Scusi>>, dico.
I minuti passano lentamente. Nessuno mi aggiorna. June continua a non rispondere. Ad un certo punto è pure caduta la linea.
<<Signor Micah, è ancora lì?>>, domanda il poliziotto che mi ha aiutato.
<<Sì>>, rispondo a corto di fiato. Mi sembra di impazzire. L'unica cosa è che mi hanno vietato di uscire di qui per raggiungerla. Avevano più bisogno di me per localizzarla. Io invece vorrei solo correre fuori. Correre da June.
<<La signorina Allyson sarà portata in ospedale. La può raggiungere lì>>.
<<E il giornalista?>>, domando. Se non l'hanno preso giuro che andrò io lì fuori a cercarlo. Ho una gran voglia di prenderlo a pugni.
<<E' stato arrestato>>. Sentirlo non mi fa stare meglio. Ha mandato di nuovo June in ospedale e non so nemmeno se sia viva oppure no.
Compongo il numero di Maddie, ma non risponde. Provo con Ella e dopo vari tentativi, finalmente risponde. <<Micah, ma che succede? Sono solo le quattro cavolo!>>.
La aggiorno brevemente su ciò che è accaduto e quando riaggancio, il poliziotto inizia a farmi domande che prima non mi aveva posto. Gli racconto ciò che so sul precedente incidente e su ciò che è successo da quando June mi ha chiamato.
Porto pazienza solo perché voglio che quel verme finisca dietro alle sbarre fino alla fine dei suoi giorni. Deve stare lontano dalla mia ragazza.
Appena mi libero corro fuori dall'albergo dove mi sta già aspettando un taxi e raggiungo l'ospedale.
Ancora non mi rendo conto di ciò che sta succedendo. So solo che ho bisogno di ricevere notizie di June. Ella e Maddie non mi hanno ancora detto niente. Mi sembra di impazzire.
Un'eternità dopo varco finalmente le porte del pronto soccorso, ma due omoni, più grandi e grossi di me, stanno bloccando il corridoio fra la sala di aspetto e l'ingresso. Lisa ha già messo al lavoro la squadra di June. Bene.
<<Devo passare>>, dico ai due.
<<Mi dispiace, ma quest'ala è off limits. L'ingresso del pronto soccorso è dall'altra parte del corridoio>>, risponde l'uomo alla mia sinistra.
<<Sono qui per June, cazzo! Non può impedirmi di passare!>>.
In risposta solleva un sopracciglio. <<E' un paparazzo? È qui per questo? Allora stia lontano!>>.
<<Sono il suo ragazzo!>>, sbraito.
Ridacchia. <<Ed io sono Babbo Natale!>>.
Cerco di spingerli da parte, ma non si muovono di un millimetro. Cazzo, sono un fortissimo e cazzutissimo giocatore di football ma in confronto a questi due mi sento un neonato privo di muscoli. Sono incazzatissimo.
<<Non sto scherzando!>>, urlo. <<June è davvero la mia ragazza>>, piagnucolo.
<<Micah!>>, Maddie mi chiama da dietro i due energumeni.
Grazie a Dio! <<Non mi lasciano passare>>, le spiego rapidamente.
<<Josh>>, interviene allora lei. <<Micah è il ragazzo di June. Deve passare>>.
<<Scusa>>, dice il tipo che fino ad un attimo prima mi stava prendendo in giro. Gli rispondo con il dito medio.
Appena si fanno da parte, corro incontro a Maddie. <<Dov'è? Come sta?>>.
Scuote la testa. <<Non sappiamo niente. I suoi genitori stanno arrivando>>.
Svoltiamo l'angolo ed entriamo nella sala d'aspetto. Sedute nelle poltroncine di plastica ci sono solo Ella e Lisa. Nessun altro.
Cammino avanti e indietro, agitato. Se nessuno mi dice niente, butterò giù quelle porte ed entrerò con forza in cerca di June. Sono terrorizzato all'idea che si sia fatta male o peggio. In questo preciso momento potrebbe essere morta, porca puttana!
L'unica cosa a cui penso è che non ho avuto il tempo di sistemare le cose con lei. Ho trascorso tre settimane lontano da lei, con il broncio, a leccarmi le ferite solo perché sono un orgoglioso del cazzo!
Le porte dell'ascensore si aprono e i genitori di June entrano nella sala d'attesa. La madre è uno straccio, poverina. Ha gli occhi lucidi, trema e si regge a malapena sulle gambe. Corro in suo soccorso e la sorreggo. Rendermi utile mi impedisce di buttare giù la porta che mi separa da June.
<<Grazie>>, dice a corto di fiato. <<Avete notizie?>>, mi chiede.
Scuoto la testa. <<No>>, rispondo aiutandola a sedersi accanto a Maddie.
Aspettiamo.
Aspettiamo per altre due ore. La notizia dell'incidente di June questa volta si è diffusa in fretta e Lisa sta cercando di contenere i danni, ma fuori dalle porte di questo ospedale regna il caos. Nella televisione sopra le nostre teste stanno scorrendo le immagini della macchina di June.
È completamente distrutta. Non sapevo quanto e ora che ho visto, mi assale il terrore. Non puoi uscire illeso da una botta del genere.
Finalmente le porte si aprono e sbuca un dottore. <<I familiare di June Allyson?>>, domanda.
I genitori di June si alzano entrambi e seguono il dottore aldilà delle porte scorrevoli. So come funzionano queste cose, possono parlare con i medici solo i parenti stretti, ma io sto per impazzire.
Colpisco il muro con la mano aperta e mi accascio a terra. Non ce la faccio più.
Ella si inginocchia di fronte a me. Anche lei è preoccupata per la sua amica. Hanno già vissuto questo momento mesi fa e so che nemmeno per loro è semplice affrontarlo di nuovo. <<June è forte. Andrà tutto bene>>, mi rassicura.
<<Voglio vederla>>, piagnucolo come un bambino con il broncio.
Mi stringe il braccio. <<Intanto aspettiamo notizie dai suoi genitori e poi affronteremo il resto>>.
Già. Aspettare. Odio tanto questa parola.
I genitori di June escono dal corridoio mezz'ora dopo che sono spariti con il dottore. Sono stretti l'uno all'altro e si sorreggono a vicenda. Non mi muovo dal pavimento. Sono completamente immobilizzato. Non è un buon segno.
Sua mamma viene verso di me, mentre il padre dalle amiche. Mi guarda dall'alto in basso. <<Hai il permesso di entrare per vederla>>.
Non me lo faccio ripetere due volte. Scatto in piedi e ignoro anche le urla delle sue migliori amiche alle mie spalle. Non so nemmeno se sono felici o disperate. So solo che mi separano pochi metri da June.
Appena varco le porte, una infermiera mi viene incontro. <<Immagino tu sia Micah>>. Annuisco in risposta. Non so cosa aspettarmi d'ora in avanti. Non ho avuto il coraggio di chiedere niente. <<Vieni, ti accompagno>>.
Percorriamo un breve corridoio prima di sbucare in una stanza, una camera dove al suo interno c'è una tenda tirata a nascondere qualcuno. L'infermiera mi fa cenno di avanzare prima di sparire.
Mi si offusca la vista e mi sfugge pure una lacrima che scorre solitaria sulla mia guancia. Non mi preoccupo nemmeno di asciugarla. Faccio gli ultimi passi che mi separano da lei e quando scosto la tenda, quasi crollo a terra.
<<June>>, sussurro.
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QUALCUNO COME ME
RomanceNon era nei miei piani innamorarmi di lui, del suo sorriso. Della sua risata. O dei suoi incredibili occhi neri. Non era nei miei piani pensare costantemente a lui. Sognarlo la notte. Non era nei miei piani soffrire per lui. Non era nei miei piani d...