CAPITOLO 28

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BIANCA (prima parte)

Guardai Giorgio a terra poi Omar.

Se si fosse rialzato e se non avessi fatto qualcosa, Omar non gli avrebbe dato tregua; ne sarebbe nato uno scontro acceso.

Me lo sentivo.

Dovevo togliere Omar da lì.

E comunque avrebbe anche potuto accadere di peggio.

Se Giorgio avesse chiamato la polizia o i carabinieri e avesse denunciato un'aggressione, per lui sarebbero stati guai seri.

Non doveva scoprire che Fosco era lui!

Assolutamente!

"Andiamo Omar, forza" lo spintonai via.

Giorgio si rialzò in quello stesso momento barcollando sui piedi.

Merda! - imprecai con la mente fissandolo con la coda dell'occhio.

Aveva il naso sanguinante: una striscia rossa gli colava sino alle labbra.

Vi passò il dorso di una mano e la fissò. Una scia di sangue si disegnò sulla sua pelle.

Dopo avermi lanciato un'occhiata torva puntò un dito su Omar.

"Tu! Te ne pentirai. Noi due non abbiamo ancora finito" lo minacciò.

Sospettavo quello che voleva fare... e non era aggredirlo a sua volta... avevo intuito bene...

Giorgio era almeno dieci centimetri più basso di Omar e molto meno muscoloso, nonché più tozzo. Non gli conveniva la lotta con lui.

Il mio respiro si agitò.

Omar fece un passo indietro verso di lui. I suoi occhi scuri erano penetranti e aggressivi.

Lo trattenni per un braccio opponendo forza.

"Quando vuoi pezzo di merda!" si spinse in avanti facendo pressione sulle mie braccia che avevo posato sul suo petto... pronto allo scontro.

"No!" strillai di nuovo.

Si fermò.

"Lo sta dicendo apposta"

Mi fissò dall'alto della sua altezza, stranito e combattuto allo stesso tempo.

I nostri occhi si trovarono.

Lascialo andare, dicevano i miei.

Lasciamelo fare, dicevano i suoi.

Furono i miei ad avere la meglio.

Si abbandonò alle mie richieste mute e lo guidai più lontano.

Giorgio ondeggiando rientrò al Centro dalla porta sul retro. La sua espressione era un misto di collera e di rancore.

Lo seguii con lo sguardo e tirai un respiro di sollievo nel vederlo scomparire.

Dio, ti ringrazio...

Quando fui abbastanza distante e nascosta tra i vicoli vicino mi arrestai.

"Che avevi intenzione di fare, Omar? Potresti finire di nuovo nei casini per una cosa del genere. Giorgio lavora anche lui al Centro... è uno degli educatori. Pensa se scoprisse che sei tu Fosco... ti segnalerebbe come..."

"Vuoi stare calma, Bianca?! Non succederà, d'accordo... e poi se l'è cercata. Non sopporto che mettano le mani addosso a una donna"

Su questo non potevo dargli torto: mi aveva messo le mani addosso. E non lo sopportavo nemmeno io.

Ero ancora sconcertata dalla rapidità degli eventi. E soprattutto dalla spudoratezza del comportamento di Giorgio. Non che andassimo particolarmente d'accordo, ma mai si era permesso di comportarsi così con me.

"Certo che avete della gente niente male al Centro... e io dovrei farmi insegnare come gestire la rabbia da uno stronzo simile?!" continuò.

"Nessuno si è mai comportato così al Centro! Nemmeno lui"

"O forse non lo sapevate. Non sapevate di avere un bastardo tra di voi"

Effettivamente aveva ragione: non lo sapevamo. Nessuno di noi avrebbe sospettato un comportamento simile, da parte di nessuno.

Avrei parlato con la signora Lisbo di quello che era successo; di certo non l'avrebbe passata liscia.

Ma intanto adesso?

Il Centro era diventato un luogo pericoloso per Omar. Doveva restarne distante...

Chinai il capo.

Con un sospiro lasciai cadere le braccia lungo i fianchi.

"Ehi..." mi richiamò Omar, "Tutto a posto?"

Lo guardai negli occhi ed annuii.

"Sì... E tu?" non avevo il coraggio di parlargliene al momento. Ero stata io, io che dovevo salvarlo, ad averlo condannato.

"Avrei preferito fargliela pagare a modo mio, ma sì... è tutto a posto"

"Mi dispiace, Omar" feci colpevole. Era così che mi sentivo: colpevole.

"Per cosa?"

"Per averti trascinato in questa vicenda, non sapevo Giorgio avrebbe reagito così"

"Guarda che non mi hai trascinato proprio in niente. Non devi sentirti in colpa. Di solito sono gli stronzi che mi trascinano negli scontri" sorrise guardandomi negli occhi.

Sorrisi anch'io impacciata, un sorriso appena accennato che niente aveva di naturale.

Sapevo di averlo fatto invece; forse non si sarebbe messo di mezzo per uno qualunque. L'aveva fatto solo per rispetto nei miei confronti nonostante tutto. Era colpa mia.

"E poi quello non era uno scontro... era soltanto una puntualizzazione. Gli scontri come li intendo io sono altri!" ci tenne a sottolineare.

Non osavo pensare a cosa era capace di fare se quella era soltanto una puntualizzazione e per lui gli scontri erano altro. Lo aveva atterrato in un attimo.

"Comunque ti ringrazio" continuai.

"Non ho fatto niente davvero"

"Invece hai fatto tanto... anche se è sbagliato picchiare gli altri. Mi hai difeso senza pensare alle conseguenze... Lui.. non è sempre così, anzi non ha mai reagito in questo modo" strinsi le labbra e mi tirai indietro le ciocche di capelli ribelli, "Non so che gli sia preso"

Lo sguardo che mi rivolse mi fece inspiegabilmente abbassare gli occhi.

"Beh... se può farti star meglio, ho l'impressione che eviterà di reagire in questo modo di nuovo in futuro"

"Lo spero" guardai verso la strada che si intravedeva in fondo.

La via era stranamente deserta: non passavano macchine né persone. Come se quel silenzio presagisse una tempesta in arrivo.

Avevo una strana sensazione...

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