OMAR (prima parte)
Sei mesi dopo...
Di nuovo ero caduto nell'ombra. Non mi importava più di nulla. Erano ormai passati sei mesi da quando Bianca era venuta a casa mia; dall'ultima volta che l'avevo vista su quella porta, ma non avevo potuto parlarle pur volendolo con tutto il cuore.
Avevo incontrato Celine per caso qualche settimana dopo e mi aveva informato della partenza di Bianca per l'America. Si sarebbe fermata lì a studiare e forse anche a risiedere, visto che cercava anche lavoro da quelle parti, mi aveva detto.
Ero uno straccio.
Niente aveva più un senso per me e forse niente ce l'aveva avuto mai. Mi ero solo illuso che potesse esserci qualcosa di più, una ragione per cui si dovesse lottare, ma questa ragione ormai era svanita... se ne era andata... lontano da me.
E in quella oscurità non riuscivo più a trovare alcuna scintilla, un nuovo inizio che mi concedesse un po' di pace per la mente.
Avevo ormai deluso tutti, ma soprattutto avevo deluso Bianca, avevo tradito le sue aspettative.
Non riuscivo più nemmeno a studiare: mi alzavo la mattina, facevo una doccia, mi vestivo nell'illusione che fosse un giorno come uno degli ultimi in cui c'era lei al mio fianco, ma non era servito. Stavo ore a non concludere nulla davanti al computer. I giorni e le ore passavano e non me ne rendevo nemmeno conto.
Bianca non c'era e non ci sarebbe stata più.
Era inutile che continuassi a pensare a lei accanto a me nel letto, o a cercarla su istangram, o che ripensassi all'ultima volta che avevo sentito la sua voce al telefono. A quando mi aveva aspettato inutilmente per parlare con me...
Quella sarebbe stata l'occasione per chiarirsi con lei, ma come avrei potuto andare? Come avrei potuto incontrarla?
Sua madre era stata chiara: dovevo scomparire dalla vita di Bianca, per salvare lei e mio padre da me.
E poi c'era stata la questione della diffida nei miei confronti arrivata proprio quel giorno. Quella complicava del tutto ogni nostro possibile incontro e lo rendeva impossibile.
Non avrei mai potuto vedermi con lei anche volendolo.
Mio padre avrebbe voluto che parlassi con uno psicologo, che provassi a stare bene, che dimenticassi.
Il tempo aiuta, mi diceva. È un processo lento e penoso lo so, ma succederà... anche stavolta. Prova a fare altro, esci con qualcuno e vedrai che il suo ricordo si sbiadirà e lei diventerà come un film che hai visto tanto tempo fa, e un giorno ti accorgerai di non pensarla più nemmeno una volta...
Eppure non credevo fosse la scelta giusta... non avrei dovuto.
Avevo trovato la persona perfetta per me nel momento in cui avevo cominciato a vivere, se avessi scordato Bianca non sarei più tornato a vivere in alcun modo. Come potevo farlo?
...
"Stai bene?" mi chiese mio padre una volta finita la riunione quella sera.
Adesso facevo uno stage per lui, lavoravo nel settore grafico-pubblicitario, voleva tenermi sott'occhio e l'avevo lasciato fare. Non contava più nulla.
Raccolsi svogliatamente i miei fogli e alzai lo sguardo assente su di lui, ma non mi issai dal tavolo.
"Non importa"
"A me importa, Omar e non mi pare tu stia bene"
Mi bloccai.
"Vuoi la verità? Non sto bene, è vero! E vuoi sapere perché... perché ho bisogno di lei, maledizione! Solo di lei!" crollai il capo.
Aveva inteso la persona a cui mi riferivo.
Sospirò e mi si avvicinò con le mani in tasca.
"E' a Boston" sapevo parlava di Bianca, "Ho fatto fare delle ricerche. L'hanno vista con un ragazzo... Credo cerchi di dimenticarti..." un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male.
Evitai il suo sguardo e cercai di deglutire il nodo che avevo in gola.
Aveva un'altra storia... amava già un altro!
Non avrei mai potuto farlo io. Continuavo e avrei continuato sempre ad amarla.
"Scusa... forse non volevi saperlo questo"
Puntai lo sguardo nel suo.
"A me..." sorrisi amaro, "Questo non cambia niente, papà. La voglio sempre, anzi ancora di più"
"Ne ero sicuro, figliolo" mi sorrise a sua volta e si appoggiò al tavolo di fianco a me.
Alzai di nuovo gli occhi nei suoi.
"Ho bisogno di vederla, papà. Un'ultima volta... Ma non posso farlo, non posso!"
C'era angoscia nel suo sguardo, così come nel mio..
"Ho sbagliato con tua madre, non me lo perdonerò mai... ed ho sbagliato con te, Omar... ho pensato che mandarti da tua nonna, a quei tempi, fosse il modo più veloce per sottrarti a quel dolore e ti ho allontanato anche da me e non era quello che ti serviva, come non ti serve adesso stare distante da Bianca e non ti serviva quel giorno, quando è venuta a casa per parlarti..."
Un nodo rinnovato stretto in gola si fece subito sentire. Immediatamente chinai il capo: ricordavo perfettamente quanto mi fossi sentito solo dopo la morte di mia madre. E quanto mi avesse frantumato non poter parlare con Bianca.
"Non voglio continuare a sbagliare... avervi tenuto distanti non è stato corretto. Avrei dovuto lasciare che vi incontraste lo stesso quel giorno..." issai ancora gli occhi annebbiati, "Vi ho visti insieme ed ho visto il suo sguardo quando è venuta a cercarti a casa... ti amava come tu ami lei"
"Ma non posso cercarla papà! Sua madre ti rovinerà se lo facessi... devo scomparire dalla sua vita..."
A quelle parole restò sospeso. Erano uscite incontrollate...
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Ancora tu...
Literatura FemininaPuò l'amore curare ogni cosa? Un cuore malato e ribelle come quello di Omar, o uno triste, provato dalla vita e rassegnnato come quellp di Bianca? La rabbia di Omar e il rimorso per una madre che non c'è più lo porta a combattere in incontri illega...