CAPITOLO 50

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OMAR

Un raggio di luce accecante, entrato dalla finestra aperta, mi colpì gli occhi svegliandomi. Ero sul divano e accanto a me c'era Bianca. La stringevo. Avevo un braccio attorno alle sue spalle. Lei mi cingeva il torace.

Ma che cavolo?!

Perché era lì? Non ricordavo molto della notte prima. Era tutto confuso.

Avevo fatto a botte. Questo lo rammentavo. Claudio mi aveva organizzato un incontro all'ultimo minuto. Era stato più che felice di farlo. I carabinieri erano arrivati sul momento più critico. Ero scappato in un bar qualunque, ma poi?

Che era successo?

Mi sembrava di essermela trovata di fianco al bancone, nemmeno sapevo come c'era arrivata, né esattamente come mi ci ero ritrovato io... ma poi?

Che era successo, mi chiesi di nuovo. Non mi veniva alla memoria mi avesse riportato a casa...

Il plaid che avevo gettato sulla cassapanca ci ricopriva entrambi, avevo la testa appoggiata sul suo torace e Bianca col capo posato sulla mia spalla. Mi spostai un poco per osservarla meglio: sorrideva nel sonno col viso rivolto a me, sfiorandomi il petto con una mano.

Pareva serena ed appagata..

Immediatamente mi sincerai di avere entrambi ancora i vestiti addosso tirandomi un poco sù. Immediatamente una forte fitta al costato mi costrinse a sdraiarmi di nuovo. La testa rimbombò quando la lasciai cadere sul cuscino. Il livido ormai mi chiudeva un occhio gonfio e tumefatto.

Accidenti! Ero messo davvero male...

Che avevamo combinato comunque quella notte, mi domandai nuovamente.

Mi sentivo stranamente appagato anch'io, non mi era mai successo prima. Come una sorta di sollievo che alleggeriva il peso che avevo addosso.

Era lei a fare tutto quello, mi chiesi. Era la sua presenza? Perché mai?

In quel momento Bianca aprì gli occhi e mi sorrise.

"Bianca!" esclamai.

Lei mugolò e richiuse le palpebre.

"Buongiorno" sussurrò guardandomi appena.

"Come... sì, insomma... Sei a casa mia"

"Ti ho accompagnato ieri notte" disse con voce assonnata.

Quello lo avevo intuito, ma...

"E sei rimasta!?" continuai sorpreso.

"Mmm..." assentì ad occhi chiusi, "Me lo hai chiesto tu... non ricordi?"

Ero smarrito.

Che le avevo detto per convincerla a rimanere?

"Te l'ho chiesto io?! No... non ricordo. Non ricordo molto di ieri notte. Mi rincresce"

Io le avevo chiesto di restare? Quando era successo?

Non che mi dispiacesse che fosse rimasta, il contrario. Solo speravo di non averla supplicata costringendola quando non era affatto sua intenzione.

Bianca si issò a sedere all'istante, si aggiustò i capelli e mi fissò riprendendosi.

"Davvero non ricordi? Scusa, ma come fai ad essertelo scordato?" era avvilita, ma non potevo dirle il contrario. Non sarebbe stata la verità.

"No, mi spiace... te l'ho detto... non ricordo molto di ieri notte. So soltanto di aver bevuto... non lo so, forse è il troppo alcol che ancora mi offusca la mente. Tra l'altro credo di aver avuto dei brutti incubi, ma è solo un'impressione non ne sono sicuro; non sono stato ridicolo ad ogni modo? Non ti ho costretta, spero..." era tutto così pasticciato nella mia testa.

Lei scostò la coperta che ancora ci copriva e si alzò.

Si guardò i piedi abbattuta mettendosi a sedere.

"No. Per niente... l'ho deciso io"

A terra c'era un libro... Peter Pan!

Ma certo!

Me lo aveva letto per farmi addormentare!

Ora ricordavo...

Bianca era stata l'unica a farlo per me dopo tanto tempo...

La guardai mentre si accomodava sulla poltrona accanto, si rimetteva le scarpe e prendeva la sua giacca in grembo.

Se ne voleva andare; dovevo fermarla.

Si alzò.

Mi issai subito a sedere anch'io.

"Che hai intenzione di fare?"

"Devo ancora organizzare parecchie cose prima di partire"

"Aspetta un attimo... stai partendo veramente?"

Non rispose.

Quello era un sì... non c'erano dubbi.

"Senti, faccio una doccia, ma aspettami d'accordo. Non te ne andare. Facciamo colazione insieme e ne parliamo, va bene?"

Non rispose. Avevo una brutta sensazione. Mi sembrava fosse risentita con me per qualcosa che avevo fatto, o avevo detto. Non voleva nemmeno parlarmi. Il modo con cui mi fissava mi faceva male.

"Arrivo subito, davvero!" ribadii per persuaderla a non uscire, "Aspettami! Non andare! Intanto siediti" mi allungai fino a toccarle un polso per fermarla.

Si divincolò.

Indossò la giacca senza parlare.

Abbassai il capo.

Dovevo fare qualcosa... subito!

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