CAPITOLO 48

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OMAR (terza parte)

...

"Hai bevuto abbastanza, Omar!" disse toccandomi un braccio, "Quello ti farà soltanto sentire peggio"

Mi voltai immediatamente verso quella voce femminile che mi pareva di conoscere.

"Ancora tu!"

I fumi dell'alcol non mi avevano impedito di riconoscerla.

Questa volta era reale! C'era davvero!

Dio, ti ringrazio!

Mi veniva da piangere ancor di più...

Non potevo farlo. Non davanti a lei!!

Voltai immediatamente il viso con fare scontroso.

"Voglio stare peggio, voglio stare male, voglio eliminare tutto i sentimenti che cerchi di tirarmi fuori, va bene? ... mi stanno distruggendo, cazzo! Tu mi stai distruggendo! Vattene!" le urlai contro.

Che ci faceva lì comunque?

Quello non era di certo un posto per Bianca...

Non mi andava mi vedesse in quello stato. Erano fatti miei se avevo deciso di picchiarmi e di bere. Non mi serviva la sua falsa compassione.

Eppure un che di sollievo si era insinuato nel mio animo e non riuscivo ad annullarlo.

Lei era lì! Accanto a me!

Come poteva aver letto i miei pensieri? Era il cielo che l'aveva mandata... non era un miraggio...

Un attimo dopo averlo ragionato però cambiai rotta di nuovo.

Il cielo non era dalla mia parte, era solo un caso. Non poteva importarle di me veramente!

"Omar..."

"Ti ho detto vattene! Non ho chiesto il tuo parere mi pare. E non è una questione che ti riguarda!" le risposi nuovamente raccogliendo l'arroganza, "Va' pure a Roma! Non ho bisogno di te!"

Ne avevo abbastanza di gente che mi diceva quello che dovevo fare. E lei faceva parte della maggioranza.

Eppure non desideravo mi ascoltasse, non volevo restare di nuovo solo.

"Hai deciso che non ti riguardo più mi pare... Allora lasciami in pace! Non ho bisogno di te, ti ripeto!" sapevo non era la verità, ma glielo dissi lo stesso. Era l'alcol a parlare per me.

Mi avrebbe soltanto ferito di nuovo. Illuso e abbandonato a me stesso un'altra volta, cercai invano di convincermi.

Non replicò. Aveva ascoltato le mie parole in silenzio quasi non trovasse le parole giuste da dire.

O forse non le importava... non gliene importava un cazzo...

"Ehi, si può avere da bere qui dentro!" urlai battendo di nuovo col pugno sul piano del bancone.

Nessuno mi rispose.

La vidi sospirare rassegnata.

"Che hai da guardare? Andate tutti a fanculo! Non ho bisogno di nessuno!" strambando allargai un braccio alzandomi in piedi.

I miei occhi si annebbiarono ancora, ma non era per l'alcol che erano lucidi. E neppure per il colpo che avevo dato al piano.

Compresa lei poteva andarci! Era inutile che continuasse a fissarmi così!

Lei non sapeva l'inferno che avevo passato. Lei non lo sapeva!

Nessuno comprendeva il prezzo che avevo pagato. Vedere i muri che avevo attorno crescere ogni giorno e che non sarebbero mai riusciti a crollare.

Ancora tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora