EPILOGO

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Un anno dopo...

Con i guantoni rossi, allacciati stretti e i pantaloncini corti e neri sotto un top dello stesso colore, rideva a fior di labbra sfidandomi, davanti a me. La guardavo soddisfatto con un sorriso sornione domandandomi di nuovo come fossi riuscito a convincerla ad affrontare un altro scontro per gioco con me sul ring. Credo che il motivo fosse perché mi amava e non aveva mai smesso di farlo.

Adesso conoscevo il significato di quella parola: anch'io avevo imparato ad amare e ad amare lei.

La vita non è semplice, ma ora avevo appreso come cadere in quelle notti che alcune volte mi sentivo ancora bruciare addosso e a correggere ogni passo sbagliato che rischiavo di commettere nei rari momenti in cui risentivo di nuovo quel silenzio assordante dentro di me. Lei me lo aveva insegnato. Tutto quello che ero diventato lo avevo imparato da Bianca. Lei che, senza bisogno di domandarle niente, aveva acceso le luci sulla mia strada buia e aveva dato fuoco all'inverno che mi portavo appresso.

Bianca era stata da subito la mia risposta al tormento e all'angoscia che avevo vissuto per tutta la vita. La mia ragione per uscirne fuori. Solo che, accecato, non ero stato in grado di riconoscerlo subito.

Adesso ne ero più che sicuro comunque e non me la sarei più fatta scappare, per niente al mondo.

Certi amori, dicono, fanno dei giri smisurati, eppure non finiscono. Sono amori che non si possono separare, che non si riescono a dividere, che sono indissolubili. Ebbene il nostro lo era.

Ci eravamo allontanati, addirittura la morte sembrava averci isolato, ma non era stato così alla fine... non ci eravamo arresi nemmeno in quel caso. Perché non potevamo fare a meno l'uno dell'altra... come il fuoco per ardere ha bisogno dell'ossigeno...

"Pronta?" mi portai un braccio dietro la schiena per essere pari a lei, visto che aveva un braccio più debole dell'altro.

Assentì con la testa facendo ondeggiare i suoi capelli raccolti in una coda.

"Non sorriderei a quel modo fossi in te. Picchio forte anche con un pugno"

"Vedremo! Questa volta, ti avverto... sarò spietato" aggrottai la fronte per gioco.

"Mai quanto me!" fece lo stesso.

Quanto mi piaceva quando mi stuzzicava!

Si schermò coi pugni saltellandomi intorno al centro del ring.

La tallonai.

La palestra era tutta nostra.

"A te la prima mossa... colpiscimi forza!" la incitai.

"No! Colpiscimi tu per primo"

Mi fermai e sospirai.

"Lo sai che non lo farò" allargai le braccia.

Mi diede uno spintone sul petto per provocarmi.

"Perchè? Non sono una femminuccia... non voglio la tua carità... colpiscimi!"

"No!"

Mi spintonò di nuovo per incitarmi a reagire.

"Forza! Colpiscimi!"

"Non voglio colpirti... io mi difendo e basta!"

"E che combattimento è allora" mi sferrò un pugno che parai.

Poi un altro.

La guardai perplesso. Di solito non si comportava così, ma quel giorno si sentiva particolarmente in forma.

"Avanti! Colpiscimi!" si schermò di nuovo.

La fissai rassegnato e mi schermai a mia volta.

"Ok... l'hai voluto tu... fatti sotto!"

Cercò di nuovo di colpirmi al volto. La schivai. Feci una finta, mirai al suo, ma non ci arrivai... tentò di colpirmi di nuovo e velocemente la evitai... fino a quando non la rovesciai sulla schiena e la accompagnai a terra. Il pavimento elastico vibrò sotto i nostri corpi affannati.

Ero sopra di lei. Le tenevo le braccia sollevate una per parte. Il suo petto ansimava ad ogni respiro.

"Allora? Ti arrendi?"

"Mai!" non la mollai sorridendo vittorioso.

Arricciai la fronte.

"Bianca... hai perso. Non c'è molto da fare"

"Ok, mi arrendo" esclamò vinta ruotando gli occhi al cielo, "Aiutami a rialzarmi, forza!"

Mi porse una mano.

Ma nel momento in cui l'afferrai mi ritrovai capovolto io questa volta, con lei addosso che mi imprigionava le braccia.

"Chi ha perso ora?" mi chiese gongolante.

Riusciva sempre a farmela, o forse ero io che glielo lasciavo credere.

"Questo è sleale, ragazzina!"

"Ognuno usa le armi che ha... allora, ti arrendi?

La fissai con uno sguardo malandrino.

"Posso cedere solo a una condizione" le dissi.

"Quale?"

"Voglio una promessa da te"

"Che sarebbe?"

Il suo sguardo si addolcì e mi baciò:

"Credo sia la stessa promessa che vorrei da te" sussurrò tra le mie labbra.

Avevo solo una richiesta...

"Che d'ora in poi... in ogni mio giorno ci sarai sempre e solo... ancora tu...



FINE

Ancora tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora