CAPITOLO 65

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OMAR

Tornare in quella casa non era mai stato così piacevole. Bianca era con me, non era partita. E lo sarebbe stata anche in futuro. Lo aveva promesso. Non se ne sarebbe andata e avrei fatto in modo che non se ne andasse più davvero.

Ci avevo meditato: avrei chiesto un prestito a mio padre senza giustificarlo e avrei dato a Claudio i soldi che mi chiedeva. Ora sapevo mio padre non me lo avrebbe negato. Gli avrei restituito quel prestito lavorando più assiduamente in palestra.

La mia vita sarebbe cambiata in meglio. Ero fiducioso.

Bianca mi completava. Trovava in me quella strada verso casa che avevo sempre cercato senza trovarla.

Era mezzanotte ormai e ancora mi tremavano le mani e il cuore a quei pensieri che stavo facendo da un pò...

Appoggiato ad un gomito seguivo attentamente il profilo di Bianca mentre dormiva accanto a me nel letto. Mi pareva quasi di vederla avvicinarsi ogni volta che si muoveva. Quasi avesse di nuovo cercato me anche nel sonno.

Avevamo fatto di nuovo l'amore appena rientrati; non avevamo potuto farne a meno. Il suo sorriso mi provocava ogni volta, e i suoi occhi mi avevano incatenato di nuovo a lei, accendendomi fino a che ogni battito del suo cuore aveva stretto i miei sensi a stento trattenuti. Quel sospiro che saliva dal profondo era esploso in noi. Non eravamo stati in grado di tacerlo e nemmeno volevamo.

La voglia che avevamo l'uno dell'altra era stata troppa per passare in secondo piano. Ed io avevo bisogno d'amore e non avevo tempo per aspettare.

Ogni cosa era così perfetta che nulla pareva toccarci in quel momento. Non il mio passato, non i miei rimorsi o il mio dolore. Niente.

Avrei dovuto quasi averne paura. Sì, perché quello che mi aveva reso felice in passato, la vita se l'era ripreso in fretta, senza darmi il tempo per rendermene conto.

Guardai le sue spalle nude ricoperte dai capelli ambrati. Il lenzuolo bianco che le nascondeva la sinuosità dei suoi piccoli seni, quei seni che si erano accesi un attimo prima nella magia di un momento, insieme a quel dolce pendio dove era scivolata la mia mano. Quel corpo coperto che mi aveva regalato l'incontro completo delle nostre anime.

Avrei voluto morire sulle sue labbra, ricordarla per sempre così, imprimermela in quel momento nella mente come era accaduto il giorno prima.

Quanto amore mi stava dando senza chiedere niente in cambio, perché era questo quel volermi aiutare che significava, esserci sempre per me, credere in me... era amore e nient'altro. Lei era come un angelo che il cielo aveva lasciato andare perché potesse scontrarsi con me. Non c'era mai stato niente al mondo in grado di darmi così tante emozioni, da emozionarmi così tanto come quando avevo sentito noi e niente altro in quella stanza...

Le posai un tenero bacio sulla fronte tra i capelli.

"Non sto dormendo. Ti ho sentito" mugugnò sollevando le palpebre.

"Non ho resistito"

"Spero che tu abbia comunque un ottimo motivo per disturbarmi" scherzò.

"Io ti avrei disturbato?"

"Lo fai sempre quando mi baci"

Le sorrisi.

"Ok, allora non lo farò più. Parola di..." alzai due dita in segno di giuramento.

Mi bloccò subito la mano tirandola giù.

"Non ti azzardare nemmeno!" i suoi grandi occhi verdi sciolsero i miei, "Dovrò baciarti di nuovo io e non è così che dovrebbero andare le cose"

"E come dovrebbero andare invece?"

Mi piaceva quel battibecco ed ero sicuro piacesse anche a lei.

Si protese con le labbra verso le mie e subito si ritrasse.

"Ok... non importa" si issò a sedere coprendosi col lenzuolo rinunciando a baciarmi pronta a scendere dal letto.

Immediatamente la bloccai, la feci cadere sul materasso e mi misi a cavalcioni sopra di lei.

"Non ho ancora finito con te!" catturai le sue labbra in un delicato bacio io, "Sei in trappola!" feci imprigionando con le mie mani i suoi polsi sopra alla sua nuca.

Mi sorrise e si sporse a baciarmi con un ardore che persi il controllo. Allentai la stretta e d'un tratto mi ritrovai capovolto con Bianca addosso che mi cingeva i fianchi con le gambe e mi issava le mani a livello delle spalle. Una per parte. Il telo ancora arrotolato attorno al corpo.

"Adesso chi è in trappola?" chiese gongolante.

Sarei rimasto in trappola per sempre se significava rimanere tra le sue braccia.

Non avrei avuto quella forza addosso, non avrei saputo nemmeno fare un passo... sarei crollato scivolando un'altra volta in basso se Bianca non fosse stata lì a rimettere a posto i più piccoli pezzi della mia esistenza ricomponendoli e dando a ciascuno di loro un valore. Mi sembrava impossibile che tutto ciò che ora vedevo c'era sempre stato. Solo non sapevo come fare a guardarlo, non l'avevo saputo fino a quando lei non mi aveva fatto il dono di dividerlo con me. E lo aveva fatto nel momento in cui aveva rinunciato a partire per restarmi accanto e darmi fiducia.

Bianca mi stava insegnando la semplicità di amare. Quell'amore che non è sbagliato provare perché ti rende felice... e neppure sentirsi felici era sbagliato.

"Sono contento che tu sia rimasta qui" confessai.

"Pensavi che mi sarei spaventata e sarei scappata subito?"

Strinsi le labbra scherzandoci su.

"L'idea mi era venuta in un certo senso"

"Io non mi spavento mai! Mi sottovaluti..."

"No?"

"Sono coraggiosa. La regina delle coraggiose... e poi sono qui, mi pare" rise.

"Veramente, ragazzina?"

"E comunque questa non è una convivenza, mi ospiti soltanto per qualche giorno, giusto?"

"E... se decidessi che lo fosse... che fosse davvero una convivenza... starai qui... per sempre?"

Lo desideravo e non mi era mai accaduto di provare qualcosa di simile.

"Vuoi davvero che le cose vadano così fra noi?" mi chiese guardandomi negli occhi stupita.

"Lo spero tanto, principessa" le sorrisi.

Mi rizzai con il capo e incontrai le sue labbra morbide e seducenti, ma non rispose.

Continuò a baciarmi in un ardore crescente e nel silenzio di quella stanza i nostri corpi si persero ancora per ritrovarsi...

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