CAPITOLO 59

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OMAR (quarta parte)

Quella sera...

Ero arrivato. Erano ormai le 7 di sera.

I segugi di mio padre erano stati più che efficienti: una persona in un giorno avevano trovato... Non mi stupiva. Con me facevano la stessa cosa. Mio padre sapeva sempre trovarmi.

Seduto sul sedile posteriore della Audi grigio metallizzata della Digital Marchetting, guardavo fuori dal finestrino il Burgher Queen incredulo.

Portone 44 interno 11, c'era scritto nel foglio che tenevo in mano...

Ecco perché non l'avevo più trovata fuori del Burgher... era tornata a casa. Si era semplicemente dileguata perché era rientrata nel suo appartamento. Perché non ci avevo pensato?

"Devo aspettarla, signore?" mi chiese l'autista guardandomi dallo specchio retrovisore fermandosi a bordo strada.

"Non è necessario. Ora posso arrangiarmi da solo. Grazie"

Speravo Bianca fosse in casa e speravo volesse ancora parlare con me. Avevo tante cose da dirle, solo decidere da dove cominciare non era semplice.

Soffiai fuori l'ansia insieme al respiro e feci scattare la serratura. Aprii la portiera e raggiunsi il portone, mentre l'auto aziendale si immetteva di nuovo sulla strada trafficata.

Che dovevo fare? Suonare al citofono? E se non mi avesse aperto?

Ero un groviglio di nervi. Studiai i nomi sul citofono...

Dov'era Malagola, cavoli? Non riuscivo a trovarla.

Una signora anziana uscendo mi semplificò le cose.

Spalancai il portone a vetri e mi ritrovai nell'androne.

Salii i gradini di fronte a me a due a due fino all'appartamento numero 11.

Non c'era cognome sul campanello...

Pazienza era solo quello l'indirizzo che avevo. Dovevo tentare. Ricomponendomi, questa volta suonai.

Non avevo mai provato un'ansia simile, nemmeno quando dovevo affrontare un incontro. I battiti accelerarono.

Mi sistemai i capelli tirandoli indietro velocemente.

Ci siamo...

Dall'interno mi arrivarono i passi di qualcuno che si avvicinava all'ingresso, finché la porta si spalancò...

Il sorriso nervoso che avevo disegnato sulle labbra si attenuò di botto.

"Non compriamo niente" disse sbrigativamente un ragazzo biondo richiudendo l'uscio.

La salivazione si bloccò asciugandomi la bocca.

Un ragazzo!?

Che ci faceva un ragazzo nel suo appartamento?

Ma forse non era il suo appartamento. Allora dov'era?

Trattenni la porta con una mano.

"No, aspetta... non vendo niente. Sto cercando una persona: Bianca Malagola. Mi hanno dato questo indirizzo, ma magari non abita qui... Se mi potessi aiutare te ne sarei profondamente grato"

Mi fissò con sospetto.

"Sei un suo amico?"

Lo ero? Non ci eravamo lasciati amichevolmente...

"Sì" tagliai corto, non mi andava di pensarci, "Volevo..."

Cosa volevo? Scusarmi perché dopo una notte di sesso l'avevo trattata male?

Non potevo certo dirglielo... non se fosse stato il suo ragazzo... non sapevo che pensare.

"Salutarla?" venne in mio aiuto.

"Sì, salutarla, giusto... salutarla" farfugliai.

"Vieni!" spalancò la soglia, "E' la coinquilina di Celine. Non hai sbagliato appartamento... io sono Silvio" mi disse porgendomi la mano, "Sono il suo ragazzo"

Il suo ragazzo! Il suo ragazzo!

Avessi ricevuto un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.

Il mio sospetto stava diventando realtà. Non ci volevo credere.

Mi aveva fatto capire che non aveva ragazzo. Come poteva esserlo? A meno che non mi avesse mentito... era stata sincera con me? Fino a che punto?

Cominciava a ribollirmi il sangue nelle vene al pensiero.

Bianca con quel tipo insulso? Ma lo aveva visto bene?

"Aspetta. Te la chiamo. Tu intanto accomodati pure..." vociò allontanandosi.

Le sue spalle possenti mi infastidirono.

Alle ragazze piacevano i tipi biondi. Per non parlare del suo fisico tonico. Ero sicuro facesse palestra una volta a settimana almeno.

Ok... non era male. Per come poteva vederlo una ragazza almeno... L'avrei messo a tappeto in un minuto comunque, valutai sedendomi su un divano a fiori e facendo scattare il mio sopracciglio in alto.

Eppure la notte che avevamo passato insieme? Perché lo aveva fatto se aveva già un ragazzo ad aspettarla?

Forse con lui non stava poi così bene e aveva cercato un diversivo, o forse quella notte era stata solo un'avventura per lei... mi aveva usato in ogni caso!

Non riuscivo a crederlo.

Tornò indietro quasi subito. Due ragazze lo seguivano: una era Bianca. Avevo dimenticato quanto fosse bella. Anche con quella tuta da casa da ginnastica blu con un orsetto bianco ricamato sul petto era bella. Talmente bella che i pensieri faticavano a ricomporsi...

"E' lui che ti cercava. Ho scordato di chiedergli il nome" fece Silvio non appena mi scorse.

"Omar!" esclamò la ragazza coi capelli lunghi e biondi che aveva accanto.

Non mi sfuggì l'occhiataccia che le riservò Bianca.

Come faceva a sapere il mio nome? Non la conoscevo e di certo non era il mio tipo data la sua magrezza...

Tralasciai la questione. Mi importava solo di Bianca. Scattai immediatamente in piedi: le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans. In imbarazzo...

"Ciao!" azzardai.

"Che ci fai qui? Come fai ad avere il mio indirizzo?" fece come risposta.

La bionda si voltò verso di lei con la bocca aperta.

"Ho bisogno di parlarti... lo so e basta il tuo indirizzo" replicai sbrigativamente.

Bianca lanciò un'altra occhiata a quella che doveva essere la sua coinquilina e questa capì.

"Silvio, amore, mi accompagni in camera? Devo parlarti di una cosa"

Amore? Gli aveva detto amore! Quindi era lei la sua ragazza, non Bianca!

Mi sentivo sollevato, il cuore più leggero. Buttai fuori l'aria che inconsapevolmente avevo trattenuto sino ad allora.

"Perchè? Non possiamo restare con Bianca e il suo amico? Non capisco" replicò Silvio.

Un impulso irresistibile mi spinse ad intromettermi. Ci avevo pensato a lungo: avrei rischiato per la prima volta, ma se me lo avesse permesso la volevo accanto a me. E forse quello sarebbe stato l'unico modo per trattenerla in quella città...

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