CAPITOLO 51

88 13 5
                                    

BIANCA

Omar era sul divano, con la testa china, immerso in chissà quali pensieri.

Ormai ero più che convinta della scelta che avevo preso; quella mattina Omar mi aveva del tutto aiutato inconsapevolmente a confermare le mie decisioni. Dovevo andarmene, si sarebbe presto scordato di me come aveva dimenticato la notte prima.

Sospirai malinconica a quelle considerazioni.

"Buona fortuna, Omar"

Alzò immediatamente il suo sguardo nel mio.

Era nervoso, irritato. Glielo leggevo in viso.

"Dannazione, Bianca! Ti ho detto di sederti! Perché sei così maledettamente testarda?"

Il suo tono era aspro, duro.

"Dimmi perché dovrei fermarmi ancora. Tra un'ora non ti ricorderai nemmeno di avermelo chiesto"

"Il fatto che non ricordi nei particolari ieri notte non significa che ho perso la memoria. Voglio che ti sieda e voglio parlare con te!" si alzò e me lo trovai di fronte.

"Non servirà. Ormai sto partendo..."

"D'accordo... allora diciamo che voglio che ti fermi solo per fare chiarezza nella mia mente, non per altro. Puoi farlo almeno per questo, no?"

In effetti...

Ci si metteva pure quella insolente di voce che avevo dentro adesso.

Non replicai, mi aggiustai i capelli presi la borsa e l'agganciai alla spalla.

Fece un passo verso di me con fare minaccioso bloccandomi il passaggio.

Presi un lungo respiro.

"Lasciami andare, Omar. Che te ne importa?"

"Non puoi!"

"Perchè?"

"Perchè no, ho detto!"

I suoi occhi sfidarono i miei.

Cominciava a salirmi l'irritazione. Il suo modo di fare arrogante mi dava sui nervi.

"Sai cosa penso?" non lo lasciai rispondere, "Che ti importa solo di non rimanere solo. Non di parlare con me. E sai perché? Perché hai paura..."

Tornò a sedersi e sbuffò derisorio.

"Io non ho paura! Di niente e di nessuno!"

"Invece sì! Non è un crimine aver paura. Tutti ce l'hanno per qualcosa. Saresti anormale se non l'avessi e tu hai paura di rimanere solo! Di ricordare quello che ti ho detto finora... e non parlo di questa notte... Vorresti che rimanessi per ritrattare ogni cosa e poter continuare a fare tutto come sempre... è per questo che insisti tanto"

Puntò i miei occhi immediatamente.

"E' assurdo! Io non ho paura di te o di quello che mi hai detto! Non me ne frega niente, se lo vuoi sapere"

"Me lo hai appena confermato... hai paura di me! Perché ti metto di fronte a ciò che sei e a quello che potresti diventare, che dovresti essere, Omar! E non vuoi... Non si vive una volta sola, si vive tutti i giorni, una volta sola si muore, Omar. Ma tu fai il contrario: muori ogni giorno. Solo che non sei in grado di vivere nemmeno una volta, solo una volta! Perché non vuoi, Omar! Non vuoi nemmeno imparare come si fa"

Non fiatò.

Avevo colto nel segno.

Dio, come mi irritava quando rinunciava anche a parlarne...

"Ma che parlo a fare?! Addio, Omar!"

Gli diedi le spalle pronta ad uscire, ma quando arrivai alla porta la sua voce tremante mi fermò.

"E va bene! Hai ragione... forse ho paura... non so più che fare" respirò a fatica, "Tutto quello in cui credevo non ha più senso da quando ho parlato con te... Credo di essere fuori di testa. Tu mi mandi fuori di testa!"

Mi voltai a guardarlo.

Guardava in basso, le mani intrecciate sulle ginocchia.

Sembrava travolto di nuovo dalla tristezza. Quella tristezza che ero in grado di cogliere ogni volta in lui. La conoscevo bene anche se in passato aveva provato a nasconderla in un sorriso.

Il mio animo si commosse di nuovo.

Sembrava così vulnerabile in quel momento.

Dannazione a me e alla mia indole da crocerossina!

Tornai indietro riposai la borsa sulla poltrona e mi sedetti accanto a lui.

Ok... solo un minuto!

Sospirai.

"Mi dispiace, Omar" non si mosse, "Ma qualcuno deve dirtelo una buona volta. Tua madre non avrebbe mai voluto vederti in questo stato. Lei è rimasta con te anche dopo che è andata via. La porti dentro anche se non la puoi sentire, o toccare. Lei è qui" gli toccai il cuore, "Non puoi fare del male anche a lei... la stai distruggendo demolendo il tuo cuore"

Subito lo sentii battere forte quel cuore, sotto il mio palmo. Anch'io non ero rimasta indifferente, ma non potevo permettermelo.

Tolsi immediatamente il palmo dal suo petto.

Che stavo facendo?

Seguì il mio gesto e restò incatenato alla mia mano. Come pensando qualcosa...

Non potevo andarmene così ad ogni modo: dovevo rasserenarlo. Non lo sembrava in quel momento. Aiutavo gli altri e Omar andava aiutato come tutti. Dovevo convincerlo ad andare in fondo al suo dolore anche senza di me.

"Ehi" lo chiamai toccandogli una gamba.

Si voltò con lo sguardo lucido, "Saresti una macchina se non provassi emozioni... se non provassi a risistemarle. Lo capisco che ti mando fuori di testa, ma tu ce la puoi fare. Te l'ho già detto una volta. Datti una possibilità, almeno provaci! Non è sbagliato. Tua madre resterà con te lo stesso oltre i tuoi sensi di colpa. Lei ci sarà sempre" insistetti, "Devi fare qualcosa anche lontano da me. Me lo devi promettere"

Guardò le mie dita accarezzare il suo ginocchio.

Il silenzio si fece imbarazzante.

Omar salì con lo sguardo sino alle mie labbra, poi mi prese la mano destra che tenevo come sempre chiusa a pugno in grembo, quella che ancora muovevo a fatica. Con noncuranza, come se a lui non importasse.

"Bianca, io..." faticava a continuare.

Anch'io guardai le sue labbra, poi mi legai al suo sguardo.

Che stavamo facendo? - mi richiesi. Che stava facendo lui? Possibile davvero che per lui non avesse importanza la mia anormalità?

Di nuovo quell'impulso irresistibile di baciarlo.

Il suo respiro aumentò, così come il mio.

Avevo sempre pensato che quello che provavo in quel momento non fosse stato scritto per me. Eppure...

Non sapevo fosse qualcosa di cui avevo così bisogno.

Non potevo lasciare che accadesse...

Dovevo uscire da quella stanza! Subito!

Ritrassi la mano goffamente.

"Devo andare, Omar"

In un ultimo tentativo di resistere a quell'impulso improvviso e sbagliato mi rialzai, ripresi la borsa e feci due passi verso la porta... ciononostante sapevo che sarebbe bastata una sua parola per annullare quella decisione, sarebbe bastato che lui mi richiamasse indietro e mi dicesse le cose che volevo sentire...

Ancora tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora