CAPITOLO 17

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OMAR (prima parte)

Che palle!

Mi chiedevo cosa mi fosse passato per la testa, la sera prima, per decidere di prendere un altro appuntamento al Centro.

Quel pomeriggio non ne ero affatto più così convinto.

Sarebbe stata solo una perdita di tempo; gente che manco sapeva cosa voleva dire avere una vita da schifo come la mia e che pretendeva di darmi consigli superflui.

Puaf... inutile!

Perché avevo deciso di andare alla fine?

Avrei dovuto partecipare sicuramente a quegli stupidi di gruppi anonimi di uomini e donne che mettevano in comune i loro problemi di aggressività al fine di risolvere il loro dilemma. Con l'illusione in questo modo di recuperare gli altri.

Non è che trovarmi circondato da persone che avevano i miei stessi problemi di aggressività mi avrebbe poi aiutato più di tanto a gestirla invece.

Era sufficiente tenermi per un po' lontano dagli incontri che organizzava Claudio e da certi locali che frequentavo. Mi bastava varcarne la soglia per aspettarmi problemi in quei posti, ed immancabilmente venivo accontentato.

Dovevo solo evitare luoghi come quelli a qualunque costo. Almeno sino al termine della mia condanna.

Già non dovevo provarci manco il giorno prima ad andare agli incontri con un assistente sociale. Per fortuna lo scontro con quella tipa mi aveva fatto cambiare idea.

Il mio pensiero corse ai suoi occhi verdi...

Certo mi sarebbe bastato conquistarla per risolvere tutti i miei problemi, ripensai. Avrebbe davvero potuto intercedere a mio favore con quella vipera della madre. Ma purtroppo non era una questione semplice: al Burgher mi aveva demolito il giorno prima.

Mi ero chiesto se mostrarmi offeso o scoppiare a ridere sulla prima. Ma poi quell'espressione sorpresa e ingenua sul suo viso... aveva deciso lei insomma. Come potevo prendermela? Era impossibile...

Attraversai saltellando la strada bypassando il semaforo.

Ero arrivato.

Mentre suonavo al grosso portone di legno volsi il viso in alto e strizzai gli occhi accecato dal chiarore del cielo limpido di quella giornata di sole. Si stava facendo sera ormai, ma ancora il sole non si era abbassato. Intanto che attendevo studiai a lungo quel palazzo dai colori chiari, essenziale nello stile. Con grandi finestre dalle persiane marroni aperte, che si susseguivano per l'intero perimetro.

Una targa d'orata al mio fianco riportava scritto il Centro.

Con un suono gracchiante l'uscio si aprì.

Di sfuggita gettai un occhio al cellulare per controllare l'ora: le 16.15 e spalancai l'uscio.

Ero in ritardo. Di quindici minuti.

Avevo evitato il posteggio del giorno prima visto che era stracolmo di macchine, avevo cercato quello riservato alle moto e ci avevo messo un po' ad arrivare sul posto.

Pazienza!

Non è che mi importasse molto comunque; era già tanto che ci fossi andato a quello stupido di appuntamento!

Varcai la soglia.

Una donna coi capelli a caschetto, dalle ciocche bionde, ordinati con un tailleur marrone mi venne incontro tendendomi una mano.

Trasudava eleganza e rigore da tutti i pori.

"Signor Fosco, presumo"

"Sì, scusi il ritardo..." oddio! quella doveva essere la mia tutor.

Ci voleva una perfettina a trattare con uno come me. Mi ricordava una professoressa acida del liceo... e mio padre con la sua rigidità del cavolo.

Cominciavamo bene!

Dovevo inventare in fretta una scusa per il giorno prima. Ero sicuro sarebbe partita l'Inquisizione di lì a breve...

"Non importa. La ringrazio per essere venuto anche oggi..."

Un attimo... cosa aveva detto? Non importa!? Anche oggi?!

Le sue parole risuonarono sorprendenti alla mia mente. Da non credere! Era la prima volta che non mi facevano la predica.

Evidentemente non era al corrente della mia assenza del giorno prima... e se non ne era al corrente forse non era la mia tutor...

"Sono la signora Lisbo, la Direttrice del Centro. Mi occuperò di lei con l'aiuto di Bianca..." Chi cavolo era sta Bianca? "Ieri non ho fatto in tempo a conoscerla. Purtroppo avevo una riunione da concludere ed ho fatto tardi. Ad ogni modo ci tenevo... Accolgo sempre di persona gli ospiti del Centro"

Ospiti... carcerati del Centro. I condannati a morte...

Sorrisi. Di un sorriso finto, il meglio che riuscii a fare.

"I prossimi giorni sarò ancora assente, mi spiace... dovesse avere qualche questione da sbrigare con me, temo debba aspettare"

"Nessun problema"

"Bianca mi terrà aggiornata comunque. Può rivolgersi a lei nel frattempo. Come ha visto è molto disponibile"

Di nuovo sta Bianca?!

Allora doveva essere lei invece l'assistente sociale vera e propria che si occupava di me. Come ha visto, aveva detto...

Non sapevo se esserne lieto o preoccuparmi, magari era anche peggio della perfettina che avevo di fronte. Il posto trasudava ordine da tutte le parti considerai guardandomi attorno. C'erano persino grossi quadri moderni allineati al centimetro alle pareti e sedie ordinate al millimetro, nonchè una pianta nell'angolo in un vaso quadrato di ceramica ricamato, perfettamente disposta con le piastrelle grigie del pavimento.

L'ordine e la perfezione mi disturbavano.

Naa... mi suggerì una voce interiore. A quanto sembrava quella Bianca non aveva detto niente della mia mancanza... era un punto a suo vantaggio. Magari non era male...

"Come si è trovato con lei ieri?"

Alzai le sopracciglia e inghiottii la saliva a fatica.

E adesso che dovevo dirle?

Mi toccava mentire...

"Beh... in realtà" schiarii la voce per mascherare l'imbarazzo.

Per fortuna non mi lasciò terminare la frase.

"Bianca è una persona squisita. È una delle migliori qui dentro, è una fortuna per noi averla come collaboratrice"

Assentii non sapendo che altro dire.

"Venga, l'accompagno"...

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