CAPITOLO 78

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BIANCA

Le ruote dell'auto schizzavano l'acqua che continuava a cadere quella notte.

Un muro di auto ferme mi aveva costretto a schiacciare di botto il freno e a fermarmi strisciando sull'asfalto bagnato. Ad arrestare la mia folle corsa.

Il mio corpo trattenuto dalle cinture mi strattonò, il mio petto andò avanti, mentre la testa si rivolse all'indietro.

Si sarebbe aperto l'airbag se non lo avessi disinserito di proposito.

L'auto si bloccò di traverso per un pelo e si spense; lo stereo che avevo acceso ad alto volume per tentare di coprire i miei pensieri si arrestò.

Il cuore battè incontrollabilmente forte in petto.

Ma che cavolo...

Sbirciai di traverso al di là del vetro per capire cosa stava succedendo con il cuore in gola. Mi pareva un tamponamento.

Merda, imprecai.

Non potevo più raggiungerlo. Saremmo rimasti fermi non sapevo per quanto.

Speravo solo mia madre non mi avesse fatto cercare nel frattempo, ormai ero decisa ad andare fino in fondo.

Avevo bisogno di dirgli che non avevo mai smesso di pensarlo anche se ero rimasta ferma su quella porta mesi prima, senza fare nulla.

Avevo sbagliato. Non mi importava più di nulla. Né dell'ordine restrittivo, né delle minacce di mia madre.

Volevo lui e speravo solo che anche lui mi volesse ancora.

La vita era troppo breve per perdersi. Potevamo avere un'ultima occasione per restare insieme, non rischiare significava solo che non volevo e non era certo quello il mio desiderio.

Desideravo stare vicino a Omar quella notte, farmi rubare il fiato da lui, nonostante mia madre mi avesse ordinato di stargli lontano.

Ero stanca di respingerlo, le mie braccia lo avevano sempre aspettato anche se in un primo momento avevo dubitato di lui. Ero stata solo precipitosa... in tutto quel tempo me ne ero resa conto.

Cercai di raddrizzare l'auto sulla carreggiata rimettendola in moto.

Quante volte avrei voluto sentire la sua voce al telefono in piena notte, ma non lo avevo chiamato solo per paura. Ne valeva la pena invece. La mente a volte poteva sbagliare, quello che non si ingannava mai era il cuore. E il mio cuore batteva per lui e lo avrebbe fatto continuamente. Il suo tempo dentro me non era finito mai.

Avrei voluto sempre asciugare i suoi pianti, proteggere i suoi sogni, capire i suoi silenzi, stringere le sue mani e sorridere in un suo abbraccio.

L'avrei difeso se avesse voluto odiarmi e non me ne sarei pentita perché me lo meritavo.

Gli avrei chiesto per favore di amarmi di nuovo e sarei rimasta ferma ad aspettare per tutto il tempo che avesse voluto, di cui avesse avuto bisogno, se me lo avesse chiesto. Perché stare con lui non voleva solo dire prendersi cura di lui... ma anche di me.

Sentivo di avere le pagine della mia vita tra le dita ed avevo bisogno che lui le stringesse forte insieme a me per non permettergli di cadere.

Non cercavo nient'altro. Volevo solo un'altra volta noi.

Solo e ancora vedere gli occhi suoi... almeno per una volta... 

Pensavo queste cose con uno strano presentimento, quando...

***

Ve lo dico domani.

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