CAPITOLO 14

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OMAR (prima parte)

Accidenti!

Dove cavolo era finita?

Volsi il capo da entrambi i lati.

Il marciapiedi fuori del Burgher Queen brulicava ancora di gente.

Giovani con lo zaino sulle spalle, colletti bianchi, donne in tacchi alti, persone comuni con bambini al seguito...

Ma di lei non c'era l'ombra.

Mi passai una mano tra i capelli tirandoli indietro sulla fronte.

Maledizione!

Mi scocciava. Non era così che volevo finisse.

Il piano di Claudio era: farla cascare ai miei piedi per trarne vantaggio, ma a quel punto non ero più sicuro sarebbe stata un'impresa facile.

Non ero uno strafottente, arrogante, presuntuoso e spaccone come credeva lei ed invece cosa avevo fatto? Era quello che le avevo suggerito. Mi ero comportato come uno stupido e l'avevo allontanata.

Non volevo assolutamente darle quell'impressione. In quel caso tutto si sarebbe complicato. Sarebbe diventato più difficoltoso del previsto.

Dannazione a me!

Non avevo detto niente dei nostri incontri passati a Claudio, ma quando l'avevo scorta seduta a quel tavolino l'avevo subito riconosciuta. Sulla prima avrei voluto scomparire.

Ero rimasto a dir poco incredulo.

Non poteva essere la figlia della De Angeli! Proprio lei!

Ma poi mi ero detto: forse c'era un motivo se mi ci ero imbattuto contro, se l'avevo di nuovo incontrata. Forse il destino l'aveva messa in mezzo al mio cammino perché ne approfittassi veramente. Claudio aveva ragione: forse lei avrebbe potuto perorare la mia causa con la madre per stare tranquillo.

Maledizione! Avevo sprecato un'occasione.

Non sapevo nemmeno il suo nome. Non avevo ottenuto nemmeno quello. Sarebbe stato un inizio... ed invece...

Era stata una presuntuosa a ripensarci, una saccente, superba ed arrogante. Non ero stato io ad esserlo.

In un altro frangente avrei saputo io dove mandarla.

Del resto... tale madre, tale figlia. Avevo visto giusto: una stronza!

Scrutai ancora attorno con circospezione, con nervosismo.

Niente. Di lei nemmeno l'ombra...

Eppure non mi sembrava fosse passato più di tanto da quando era uscita. L'avevo seguita subito.

Se solo si fosse fermata quando avevo cercato di bloccarla...

"Allora, che ti ha detto? Come è andata?"

Claudio mi aspettava ansioso di sapere fuori del Burgher Queen.

Quella domanda a bruciapelo mi aveva amareggiato e infastidito allo stesso tempo.

Erano tante le cose che ci eravamo detti, ma com'era andata? Di certo non ci eravamo detti cose gentili... lei non mi aveva detto cose gentili! E di certo non era andata come avrei voluto, o come avevo immaginato...

Ma che potevo dirgli?

Non la verità comunque. Mi avrebbe tormentato coi suoi commenti per sempre.

Ma c'era un'altra questione che mi avrebbe tormentato nei giorni a venire ed era strano... alquanto strano.

Non mi era mai capitato, ma per un insolito motivo quando non l'avevo più trovata avevo avvertito un senso di vuoto. Quasi una mancanza che mi stringeva lo stomaco.

Era come se, nonostante tutto, desiderassi rivedere quella ragazza ancora e soffrissi al pensiero di non sapere se sarebbe accaduto.

Forse era il mio orgoglio ferito che mi faceva provare quelle sensazioni... anzi sicuramente.

Mi aveva trattato con strafottenza, manco se lo potesse permettere. Nessuno poteva permetterselo, lei per prima! Che si credeva? Solo perché aveva un paio di occhi verdi da paura poteva disporre a piacimento degli altri?

Certo che no!

Mi aveva soltanto rovinato la giornata. Guastato la fine di una delle mie insignificanti giornate...

Ma un attimo dopo averlo pensato il mio cervello cambiò rotta di nuovo senza il mio permesso.

Mi ero comportato come un cretino comunque, mi ridissi avvilito.

Perché lo avevo fatto? Avevo mandato in fumo in un attimo le mie intenzioni.

Quell'incontro era nato come una rivincita nei confronti della madre. Il mio passato da cattivo ragazzo ne era stata la causa.

La condanna che dovevo scontare mi bruciava dentro, era inutile far finta che non mi pesasse.

Perché allora non ero riuscito ad approfittarne? Di solito ci sapevo fare con le ragazze... avevo in un attimo annullato le mie sicurezze appena l'avevo scorta. Perchè poi?

E poi perché continuavo ad imbattermi in quella ragazza? Questa era un'altra questione che non sapevo spiegarmi.

Il discorso del destino non è che mi avesse convinto del tutto. Forse invece non l'avevo trovata sul mio cammino perché la facessi cascare ai miei piedi. Ma allora perché?

Perché le circostanze me la mettevano sempre in mezzo?

Non lo sapevo il motivo, ma in tutti i casi non si meritava un tipo come me, nemmeno come conoscenza, anche se era una stronza. Questo era sicuro.

E forse era questo che mi aveva spinto inconsciamente a tenerla distante col mio comportamento stupido...

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