CAPITOLO 56

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OMAR (prima parte)

4 ore dopo...

Quando tornai lei non c'era più. Bianca se ne era andata.

Guardai la poltrona dove era posata la sua borsa e la sua giacca: non c'erano più... come lei.

Il mio respiro aumentò annaspando aria.

Immediatamente cercai il mio cellulare nella tasca posteriore dei jeans, scorsi la rubrica fino al suo numero ed inoltrai la chiamata.

Forse era ancora in zona. Doveva!

...

Una voce femminile mi informò che il numero era irraggiungibile.

L'aveva spento di proposito, me lo sentivo.

Mi portai le mani ai capelli gettando il cellulare sul divano e tirandoli indietro.

Sprofondai seduto, crollando il corpo e chiusi gli occhi. La mia mente mi mostrò il suo viso.

Che faccio, mi chiesi. Che faccio?

Stupido! Che mi aspettavo? L'avevo trattata malissimo. Come avevo potuto farlo?

Tutto ciò a cui tenevo si allontanava da me ed era solo colpa mia.

Fissai il soffitto senza vederlo, la solita sensazione di vuoto nel cuore. Quella sensazione di benessere che avevo provato con lei non c'era più. Ero di nuovo solo col mio fuoco che bruciava dentro e mi consumava.

Con Bianca mi sembrava infinito anche un solo secondo, ma ora quel tempo non passava. Ero sempre lì... senza di lei... su quel divano a non saper che fare.

Ora sapevo che esisteva un tempo di dolore dentro il mio cuore che non sarebbe finito mai, fino a che non l'avessi ritrovata.

La mia vita incasinata si scomponeva del tutto. Mi pareva di impazzire

Non avevo nemmeno il suo indirizzo. Se se ne fosse andata per sempre? Se davvero non l'avessi vista ancora? Non collaborava più col Centro e di certo non potevo andarci per chiedere il suo indirizzo. Anche se avessi rischiato non me l'avrebbero fornito. E non l'avrei trovata nemmeno lì.

Che faccio?

Ero un ammasso di nervi.

Mi mancava l'aria, non riuscivo di nuovo a respirare, ma questa volta era peggio. Mi mancava un pezzo di ciò che ero.

Non avrei dovuto parlarle a quel modo. Perché lo avevo fatto? - mi ridissi. Non meritava quelle parole...

Il suo forse era il solo briciolo d'amore che potevo avere. Quel briciolo che avevo sempre cercato senza ammetterlo. E cosa avevo fatto? Lo avevo gettato via.

Adesso... era sparito. Lei lo aveva portato con sé. E non c'era più... non c'era...

Non potevo pensare che fosse tutto finito ancor prima di cominciare. Che lei fosse diventata fredda con me al punto da tagliare di nuovo la mia anima già ferita. Che la notte che avevamo condiviso non significasse più di niente per lei. Che fossero bastate quelle parole per annullare ogni cosa... ogni emozione... ogni sentimento...

Io non volevo! Ero stato uno stupido!

Io volevo lei! Disperatamente lei!

Eppure non era quello che le avevo fatto intendere.

L'aria sulla faccia non mi aveva dato le risposte che cercavo quando ero uscito. Per tutto il tempo non avevo che pensato a Bianca e al fatto che non potessi perderla, nonostante Claudio sarebbe stato una minaccia. Perché lei era a poco a poco diventata per me l'essenziale, la sola in grado di dare di nuovo un senso alla mia vita distrutta.

Avrei trovato un modo per non combattere e pagare lo stesso i soldi a Claudio. Piuttosto avrei lavorato, chiesto un prestito, ma l'avrei trovato quel denaro.

Ma ora... lei non c'era... e non sapevo che fare.

Mi scoppiava la testa...

Poi la mia mente mi suggerì l'unica persona che potesse risolvermi la questione. Era il solo, che conoscevo, bravo in quelle cose: nel trovare persone. Lo faceva continuamente con me; sapeva sempre dov'ero, o cosa stessi facendo.

Ma certo!

Dovevo mettere da parte l'orgoglio ferito, forse lui mi avrebbe aiutato... almeno dovevo tentare. Teneva a me, aveva detto. Era arrivato il momento di dimostrarmelo... di mostrare che teneva a suo figlio!

Almeno dovevo provare...

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