CAPITOLO 67

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OMAR (prima parte)

Da quando avevo deciso di accettare l'aiuto di professionisti le cose erano andate molto meglio. Era come se avessi fatto un reset del cervello e ora riuscissi a prendere le cose con più filosofia.

Mi ero sentito a mio agio alla Family House, aveva avuto ragione Bianca: avevo raccontato quello che mi era successo e il motivo per cui mi era successo e nessuno mi aveva giudicato. Non era stato così difficile come credevo. Ero pronto ad affrontare ogni cosa per Bianca e per me... per essere migliore per lei.

Anche la cena con mio padre mi aveva aiutato: sapere che anche lui l'aveva accolta con benevolenza e che vedeva in me un cambiamento in positivo con lei accanto, non faceva che darmi coraggio e continuare.

Avevo saldato il mio debito con Claudio e stavo restituendo il prestito a mio padre lavorando per la palestra. Non che lo volesse, ma era una questione che sentivo di voler risolvere.

E cosa che aveva stupito anche me, avevo ripreso gli studi per prendere in privato il diploma in Grafica e Comunicazioni. L'avevo sospeso qualche anno prima, ma ora avevo voglia di concluderlo per programmare un futuro che sentivo di nuovo possibile.

Tutto andava a meraviglia.

Eppure in un angolo di me stesso ancora ne avevo paura...

Andava tutto troppo bene per gioirne. Era come se quella fosse la tregua prima della tempesta.

Almeno così talvolta percepivo quel tempo.

Forse ero solo uno stupido a dubitare che le cose potessero cambiare in positivo per me. Forse il motivo era che ancora nel mio profondo ero convinto di non meritarlo. Perché non riuscivo a restare sereno per una volta? Per quale motivo?

Il fatto era che non era facile.

Quello che mi pesava ancora addosso in realtà, era dire la verità a Bianca cosicchè Claudio non potesse più tenermi in pugno. Era questa forse la questione che mi creava tanta ansia. Non riuscivo a trovare in me la serenità sperata perché avevo ancora un peso che mi premeva addosso. Dovevo farle sapere che conoscevo già sua madre se volevo essere onesto con lei. E volevo essere onesto perché era sull'onestà che si basava qualsiasi rapporto, lo sapevo. Avrei dovuto confessarle che era stata lei a condannarmi. Che sapevo aveva una figlia e che quella figlia era lei. Che lo sapevo da sempre, dal nostro incontro al Burgher. Ma come l'avrebbe presa in quel caso? Avrebbe frainteso la mia voglia, il mio bisogno di avvicinarmi a lei? Ci avevo provato, ma quando avevo cercato di intavolare il discorso su sua madre mi depistava continuamente.

Magari era un segno del destino, magari dovevo lasciar perdere.

Ah... non sapevo che fare.

Volevo correttezza nel nostro legame, mi ripetei. Quella non lo era. Aveva accettato tutto di me, avrebbe accettato anche che non gliene avessi parlato a suo tempo pur sapendolo, mi dicevo. Mi avrebbe perdonato.

Eppure c'era sempre una vocina dentro di me che mi tormentava e mi sussurrava che comunque in un primo momento sarei stato pronto ad approfittare di lei... e questo, inutile dirlo mi faceva sentire colpevole...

Attraversai saltellando la strada movimentata fino al portone di casa mia, passando dietro a un suv grigio chiaro metallizzato sovra-pensiero. Una striscia adesiva sul vetro anteriore in alto: "Se vuoi la pace devi lavorare per l'onestà" portava scritto.

Certo che era posteggiata proprio bene; occupava quasi l'intero marciapiedi oltre ad essere di traverso, ragionai.

Aprii il portone gettandogli un'ultima occhiata e salii al mio appartamento.

"Bianca, ci sei? Sono a casa" chiamai una volta entrato.

Dalla cucina mi arrivavano voci femminili che discutevano animatamente: una era quella di Bianca. Neppure mi udirono tanto parevano accalorate. Era Celine di certo con una trovata delle sue, conclusi con la mente; riusciva sempre a far alterare Bianca. Ormai avevo imparato a conoscerla: era strana. A volte ci frequentavamo...

Posai le chiavi della moto all'ingresso, tolsi il giubbotto e senza dire altro mi avviai in cucina.

Feci per varcare la porta quando qualcosa mi bloccò...

***

Domani vi dico di chi si tratta...

Buon ferragosto!

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