CAPITOLO 68

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Omar (seconda parte)

I miei tormenti di poco prima mi presentavano il conto.

Una scossa elettrica che mi scuoteva dalla testa ai piedi.

Ecco di chi era la macchina! La striscia adesiva sul vetro ora aveva un senso.

Dimmi che non è vero, sperai dentro di me.

Eppure sapevo che sarebbe potuto succedere prima o poi e che avrei dovuto affrontare entrambe: madre e figlia.

E adesso che faccio, mi chiesi.

Le parole si bloccarono in gola per un momento. Non avevo nemmeno avuto il tempo di riflettere.

Fu Bianca ad accorgersi di me per prima.

Deglutii a stento.

"Omar! Vieni... mia madre se ne stava andando" pareva contrariata con lei. Nemmeno aveva tentato di presentarmela.

La De Angeli si voltò in quell'istante verso di me e spalancò gli occhi incredula.

"Fosco!" esclamò.

Bianca spostò lo sguardo da l'uno all'altra.

"Un momento... Voi due..." ci indicò col dito, "Vi conoscete?"

"In un certo senso" mi sentii di dire facendo un passo avanti, "Non sapevo fosse tua madre comunque!" mentii. Ormai non potevo più tirarmi indietro.

Non avevo il coraggio di svelarle la verità comunque, era inutile. Non volevo perdere Bianca. Non potevo...

La De Angeli aggrottò la fronte.

"Certo, non lo sapeva! E' un delinquente, Bianca! Non credevo che il ragazzo con cui stai convivendo fosse un mascalzone! Suppongo non ti abbia detto che ha una condanna sulle spalle da scontare"

"Invece lo so perfettamente che ha una condanna da scontare. Che tu ci creda o no, Omar è stato sincero con me..." insomma... " E non è un delinquente! Non l'avrai condannato tu senza neanche sapere il suo passato, spero"

"Di certa gente non serve sapere il passato a meno che non si tratti di un'altra condanna alle spalle" mi fissò bieca.

Non fiatai.

"Probabilmente ti ha fatto credere di essersi innamorato di te per avere uno sconto di pena o di farmela pagare per averlo condannato... Adesso ho capito. Ha approfittato della tua ingenuità per arrivare a me... Ma non succederà! Hai capito?" si rivolse minacciosa a me, "Te lo puoi scordare!"

"Non ho chiesto uno sconto di pena mi pare" mi sentii di rispondere.

Anche lei lo aveva pensato comunque. Era possibile. Proprio come aveva progettato Claudio: usare la figlia per arrivare a lei. Come poteva non concluderlo anche Bianca?

Era stato lui, ad ogni modo, a crederlo e programmarlo se mai. Io non lo avevo mai voluto. Ma non potevo certo dirglielo: Bianca avrebbe messo in dubbio i miei sentimenti per lei. Ed erano sinceri, lo erano sempre stati.

"Sei ingiusta con Omar. Ha sbagliato, è vero, ma ti assicuro che non ha mai pensato di approfittare di me per arrivare a te. L'hai sentito: non sapeva fossi mia madre. Non è mai venuto il discorso" prese subito le mie difese con la madre, "Come al solito giudichi senza sapere. Mi domando come tu possa fare il Giudice..."

Mi sentivo un verme. Non c'era altro per definirmi... un verme, miserabile!

"Augurati che abbia torto o distruggerai completamente la tua vita, Bianca. Non ti è bastato compromettere il tuo futuro con questa..." manco riusciva a dirlo, "Con questa ridicolaggine di voler fare l'Assistente sociale e occuparti di minori a tutti i costi. Dovrò muovere mari e monti perché il signor Bradford aspetti che tu prenda la laurea in Psicologia e possa fare il master in Psicologia giuridica e forense..."

"Io non voglio prendere la Laurea in Psicologia! E nemmeno fare un master in Psicologia giuridica e forense, mamma! Io sono un'Assistente sociale e voglio fare quello! Punto!"

"Non parli sul serio. È già tutto deciso..."

"TU hai già deciso tutto, mamma! Ma vedi... io non sono te"

"Cosa hai intenzione di fare Bianca? Buttare tutto all'aria per..." si rivolse con la mano di nuovo a me, "Per una nullità come questo essere, eh? Ti rovinerà l'esistenza, Bianca. È stato Omar a convincerti?"

"No! È stata una mia decisione. Non desidero fare altro" la incenerì con lo sguardo.

Presenziavo a quella discussione senza intervenire.

La De Angeli si alzò e crollò le braccia sui fianchi.

"Il signor Bradford è il tuo biglietto da visita per un futuro rispettoso ed economicamente vantaggioso, come fai a non capire?" provò ancora.

"Ho 25 anni, mamma. E un altro biglietto da visita che mi sta più che bene"

"Come puoi parlare così? Mi sono esposta per te col signor Bradford"

"Mi dispiace mamma, ma ho il diritto di pensarla diversamente"

La De Angeli mi fissò torva, poi tornò a guardare Bianca.

"Quindi questa decisione non ha niente a che fare con Omar?"

Adesso però doveva finirla!

Il fatto di essere continuamente messo in mezzo mi innervosiva.

"Senti, Bianca..." era meglio lasciarle da sole o rischiavo di dire qualcosa di cui potevo pentirmi, "Io vado in camera... è meglio" mi intromisi.

"No" mi bloccò lei, "Voglio che tu rimanga. E no, non ha a che fare con Omar, mamma. Come te lo devo dire?"

La De Angeli le andò di fronte tentando l'ultima carta.

Sospirò abbattuta.

"Che sta succedendo, tesoro? Una volta mi dicevi tutto... parlavamo... perché non mi hai detto niente finora?"

Bianca catturò i suoi occhi e sospirò tentando di convincerla un'ultima volta.

"Questa è la mia vita, mamma. E voglio viverla così... sai quanto è stata dura per me in passato... E' quello che voglio. E voglio anche viverla con Omar, è vero. Lui mi fa stare bene... Ma non è a causa sua che preferisco rimanere come sono. Il mio posto è tra gli ultimi. Lo è sempre stato..."

"Quindi rinunci?"

Bianca annuì.

La De Angeli restò a fissarla, poi prese la sua borsa e si avviò verso la porta.

Forse aveva capito...

"Fa come vuoi, Bianca. Avresti potuto trovare mille scuse per dirmi che rinunci a qualcosa per cui mi sono impegnata tanto, ma non per stare in mezzo a gente come lui. Non è da te darmi questa vergogna, Bianca. Non è da te!" aveva ripreso tutta la sua rabbia, la sua frustrazione.

No... non aveva capito!

Mi sentivo responsabile. Bianca aveva accettato di stare con me, con uno degli ultimi, probabilmente non perché era un suo desiderio da sempre, ma forse perché solo in quel modo riusciva a starmi accanto. Ero stato io ad obbligarla inconsciamente. La De Angeli non aveva tutti i torti.

Magari avrebbe preso davvero un'altra Laurea in Psicologia ed avrebbe fatto quel master se non le fossi stato addosso. Ero io la sua rovina. Mi sentivo colpevole, quella nullità di cui aveva parlato sua madre.

Chinai il capo a terra sconfitto.

Dovevo dirle la verità a quel punto così che fosse libera di decidere.

Non dissero altro. Parlarono i loro occhi intanto che si sfidavano un'ultima volta. Di lì a poco la De Angeli uscì sbattendo la porta alle spalle...

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