OMAR
...
"Come ti senti?" mi chiese in un italiano stentato, ma chiaro.
Si sentiva che era abituata ad usare quella lingua.
"Sono stanco... tanto stanco"
Ricordavo quasi tutto... di essere quasi annegato. Di aver lasciato Bianca ai soccorritori... la furia dell'acqua che mi aveva trascinato via... ma poi?
Che era successo? Dove mi trovavo?
"Hai bisogno di riprenderti... hai avuto la febbre alta per settimane. Pensavamo non ce la facessi a sopravvivere. Ci avresti portato problemi..." in quella fredda sincerità non c'era spazio per le emozioni.
Versò un intruglio in una tazza e si sedette sul giaciglio accanto a me per aiutarmi a berlo.
Il puzzo che emanava il miscuglio mi fece voltare la testa per impedirgli di trovare la mia bocca.
La bloccai con una mano.
"Grazie, ma non lo voglio"
"Faresti bene a berlo invece... tra qualche giorno ce ne andremo e devi rimetterti in forze per allora. Non puoi venire con noi... Devi tornare alla tua vita"
Non capivo...
"Ve ne andrete? Perché?"
"Questo è un campo rom... non c'è spazio per gente come te tra di noi e poi... è meglio per te"
"Un campo rom? Non riesco a ricordare..."
Sospirò aiutandomi a bere.
"Ti ha trovato mio figlio nascosto tra i cespugli, più morto che vivo... non so nemmeno perché ti abbia portato qui... si lascia sempre commuovere. Ha il cuore troppo tenero... abbiamo già i nostri problemi..." ridisse, "Non ce ne serviva un altro. Gli stranieri non sono ben visti dalla nostra comunità. Sono riuscita a tenerti nascosto fin'ora, ma se gli altri ti scoprono non farai vita tra di noi. Te ne devi andare"
Quindi ero stato un problema per quella gente. Non mi volevano. Mi avevano trovato più morto che vivo... ero un sopravvissuto allora.
"Non preoccuparti. Non sarò un problema ancora per molto. Dammi il tempo di ragionare e..."
"Devi tornare a casa... ti stanno cercando. Non vogliamo carabinieri qui" concluse lei.
Mi gettò un giornale datato giorni addietro dalla sedia accanto a me e restò impassibile.
C'era una foto in un articolo a fondo pagina. Era la mia.
Lo presi tra le mani e cominciai a scorrere le righe cogli occhi:
... si cerca ancora il corpo di Omar Fosco. Portato via, ormai più di due settimane fa, dalla furia dell'acqua nell'Arno. Il padre si è rassegnato alla sua morte. Il giovane era riuscito in estremis a portare in salvo una ragazza, per poi essere travolto e far perdere le sue tracce. I carabinieri subacquei sono ancora all'opera per recuperare almeno la salma e consegnarla ai familiari...
Quindi per loro ero morto! Per mio padre... per Bianca!
Si stavano rassegnando all'idea.
E se non fossi davvero più tornato? In fondo avevo sempre cercato di scomparire, ma non avevo mai avuto il coraggio di farlo.
Quella poteva essere un'occasione.
Ma...
Lo volevo ancora? Erano cambiate tante cose da quando la credevo l'unica possibilità per annullare il mio dolore. A sopprimere quello ci aveva pensato Bianca. Regalandomi una ragione per reagire e quella ragione era stata lei... solo lei.
Ma adesso? Bianca si stava costruendo un'altra possibilità per lei, un'altra storia. Lo ricordavo bene, ricordavo tutto. Come potevo interferire? Forse aveva ragione sua madre: le avrei solo rovinato la vita.
Crollai il capo abbattuto.
"Non voglio più tornare a casa" sussurrai.
La vecchia zingara mi studiò prima di parlare.
"Voglio dirti una cosa ragazzo: non importa ciò che ti accade nella vita, sai che qualcosa ti accadrà sempre anche l'irreparabile, quello che fa la differenza tra le persone è come reagisci..."
"Forse non ho più voglia di reagire"
Si strinse nelle spalle.
"Fa come vuoi, ma sarà accaduto lo stesso, potrai solo stare a guardare, e ti pentirai... di non aver fatto niente per affrontare le cose. La vita non è aspettare in un angolo che passi la tempesta, ma è imparare a danzare sotto la pioggia. Il destino ti fa percorrere le strade che vuole comunque, ti dà appuntamento dove vuole e con le persone che ha deciso... non puoi sfuggirgli" il suo viso era freddo nel dirmelo, "Noi gitani lo sappiamo bene... il nostro destino ci aspetta dovunque andiamo"
Quelle parole mi turbavano perché mi mettevano di fronte ad un bivio.
Se davvero prima o poi avrei dovuto comunque affrontare la vita da dove l'avevo lasciata, a cosa mi serviva non tornare indietro?
Ero solo un vigliacco, mi ero nascosto in quell'angolo di cui parlava la vecchia zingara.
Abbassai il capo e chiusi gli occhi...
Dove sei Omar? Torna da me...
Nella testa mi pareva quasi di sentire la voce di Bianca che mi chiamava. Quasi un respiro dell'anima.
Che dovevo fare?
Non sapevo cosa avrei deciso, ma dovevo pensarci bene... molto bene...

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Ancora tu...
ChickLitPuò l'amore curare ogni cosa? Un cuore malato e ribelle come quello di Omar, o uno triste, provato dalla vita e rassegnnato come quellp di Bianca? La rabbia di Omar e il rimorso per una madre che non c'è più lo porta a combattere in incontri illega...