CAPITOLO 20

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BIANCA (seconda parte)

...

Tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni una sigaretta e se la portò alla bocca accendendola con noncuranza.

"Fumare fa male" mi sentii di dirgli sulla prima.

"Lo so, ma mi calma ed evita che commetta mali peggiori"

Sbuffò in alto una nuvola di fumo.

Mi sporsi dalla sedia e mi allungai togliendogliela dalle labbra e spegnendola nel ferma-carte a forma di mappamondo di vetro posato sulla scrivania. Quindi gettai il mozzicone nel cestino di ferro vuoto e mi risedetti.

"E comunque non si fuma qui dentro!" lo rimproverai.

Restò a bocca aperta. Sorpreso e scocciato allo stesso tempo. Con le mani sospese.

"Che posto del cazzo! Lo sapevo che non ci dovevo venire!" esplose.

"Il fumo uccide. Non promuoviamo i suicidi"

"Ma li istigate" mi corresse, "Che ci resta da fare qui dentro? Un monastero sarebbe più digeribile"

"Magari mi hai dato un'idea. Potrei scriverlo nelle note"

Prese annoiato un blocco di fogli bianchi dal tavolo e una penna senza ribattere e se lo appoggiò sulle gambe.

"Questo posso farlo?" domandò alzando gli occhi e alludendo allo scribacchiare.

Assentii.

Poteva essere un segnale positivo; la voglia di confidare qualcosa senza pesarci troppo. Una resa insomma.

"Quando posso andarmene?" fece tenendo gli occhi sul foglio.

Ok, non era una resa...

"Prima dobbiamo compilare un modulo e parlare un po'"

"E se non ne avessi voglia?"

Lo guardai seria.

"Non è che me ne importi molto della tua voglia. Non te ne andrai se prima non avremo chiarito certe questioni. Fattene una ragione. Non ho niente da fare, guarda. Possiamo rimanere tutta la notte"

"Wow! Ci conosciamo appena e già vuoi passare la notte con me"

Lo fissai bieca.

"Hai finito?"

Sospirò.

"Ho paura che tu abbia iniziato un confronto che non puoi vincere, soprattutto dopo ieri al Burgher..." fece finta di chiudere una cerniera sulle sue labbra e mi inchiodò con lo sguardo per tornare al suo disegno.

Sbuffai.

Dovevo cambiare strategia; se diventava uno scontro non avrei concluso niente.

"Ok, senti... non posso andare avanti così. Questo continuo scontro tra noi è..." mi mancavano le parole.

"Snervante?" concluse lui.

"Snervante... terribilmente. E controproducente, se vogliamo puntualizzare. Non ci porta da nessuna parte" confermai io.

"Quindi ti arrendi? Posso andarmene finalmente" mi fissò per avere conferma sospendendo di scrivere.

"Mi dispiace per te... ma no. Pensavo di fare appello ad una tregua. Me la puoi concedere penso?"

"Perchè questo mutamento improvviso? Ieri non sei stata così gentile con me, se ricordo bene. Che stai complottando?"

"Sì, lo so... e ti chiedo scusa. Non sto complottando niente. Pensavo solo che... che potremmo cercare di essere... amici?" il mio volto disegnò un sorriso assurdo.

Scoppiò in un riso sarcastico.

"Tu ed io?"

"Sì. Perché no?"

"Perchè non ci credo... Tu amica di un arrogante, sfacciato e insolente? Andiamo!"

Effettivamente... magari amici era troppo...

"Diciamo che siamo quasi amici" strinsi gli occhi nel dirlo e lui sorrise, "Che ne dici? Si può fare?"

Ci pensò su.

"Si può fare" approvò.

Tirai un respiro di sollevo.

Era già qualcosa. Magari l'amicizia era troppo; aveva ragione.

"Allora ti va di parlare un po'?"

Sembrò arrendersi.

Non obiettò. Era un sì...

***

Mi chiedo Omar come la sta vivendo

Vediamolo allora...

Ancora tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora