OMAR
Mi aveva baciato!
Di solito ero io a decidere certe cose. Certo non era stato un bacio come gli altri. Era stata la necessità a costringerla a quel gesto, non la voglia di farlo.
Ma mi aveva baciato!
E non era stato un bacio a stampo, si era persino spinta oltre!
Non era stato un bacio vero e proprio, questo no.
Ma del resto come avrebbe potuto essere diversamente: ci conoscevamo appena.
Oddio non è che le ragazze che avevo baciato in passato le conoscessi a fondo, ma... lei lavorava al Centro, cavoli!
Era una specie di assistente sociale, non avevo capito bene cosa fosse, ma comunque era la mia qualcosa del genere al Centro e... mi aveva baciato!
Il mio pensiero balbettava.
Quanti baciavano la persona che si sarebbe occupata di te al Centro?
Nessuno.
D'accordo era anche difficile trovare gente con una specie di assistente sociale, questo lo dovevo ammettere. Difficile, ma non impossibile...
E poi comunque non era stato nemmeno un bacio lungo, né acceso più di tanto, mi dissi di nuovo.
Perché mi sconvolgevo tanto?
Solo il tempo che le guardie passassero e non destassimo sospetti. Alla fine neanche ci avevano disturbato. Si erano appena soffermate su di noi ed avevano proseguito non volendo interrompere due innamorati.
Eppure...
Eppure appena le nostre labbra si erano toccate, le nostre bocche si erano assaggiate, i nostri respiri si erano mescolati... insomma... mi ero accorto di non aver mai provato niente di simile.
Bianca sapeva di quella seconda possibilità di cui parlava, provocava in me emozioni che non conoscevo. Mi aveva fatto in quell'istante avvertire il cuore battere di nuovo. Quelle labbra erano così morbide, talmente invitanti... accattivanti...
E la cosa più strana era che aver assaporato quelle labbra aveva scatenato in me la voglia di andare oltre. Di abbandonarmi al piacere di quella bocca sulla mia. Di intrecciare le mie dita a quelle morbide ciocche, per esplorare i suoi segreti... E perdermi nel piacere di toccarla e sentirla rispondere alle mie carezze sulla sua pelle... per legarmi a lei in maniera più profonda.
Non fu quello che accadde.
Ah, che stupido!
Di certo non era quello il momento per pensare a certe cose.
Tutto era finito non appena era passato il pericolo. Ed era quello che avrebbe dovuto succedere. Ogni cosa, ogni assurda sensazione avessi provato non aveva motivo di continuare ad esistere. Avrebbe dovuto finire lì.
Anzi... non avremmo nemmeno dovuto trovarci in quella condizione. Era tutto assurdo. Non sarebbe mai successo in un altro momento.
Eppure...
Quel pensiero celato continuava a riempirmi la testa.
Mi incuriosiva ed attirava nello stesso tempo. In lei c'era qualcosa di diverso anche se ancora non sapevo bene che cosa. Ma c'era...
Forse era per via di quella sua aria indifesa e vulnerabile quando si era trovata in difficoltà, forse per come mi aveva parlato di speranza, forse perchè mi aveva baciato senza pensarci troppo... non lo sapevo il motivo.
Era solo che...
I nostri sguardi si trovarono quando ci staccammo; mi pareva di affogare in quegli occhi.
Avrei voluto dire qualcosa, ma non trovavo le parole. Il mio cervello si era bloccato incapace di ragionare su niente. Ogni argomento mi venisse alla mente mi sembrava sbagliato.
Che cosa avrei dovuto fare a quel punto?
Fu lei a parlare.
"Coraggio, forza... raggiungi la tua moto. Ce l'hai giusto?" mi chiese sottovoce.
Mi ci volle un po' per riprendermi e rispondere.
"Come scusa?"
"La moto! Dove l'hai posteggiata?"
Parevo incretinito
"Oh, la moto..." lei ruotò gli occhi al cielo, "Da quella parte... credo"
Era difficile non farsi catturare da quel verde così profondo... da quelle lentiggini che le davano un'aria da bambina... da quella cascata di morbidi capelli che profumavano di note floreali di glicine...
"Ok. Io vado dentro, tu corri alla moto e vai via di qui. Recupero il tuo fascicolo. Non voglio Giorgio lo ricolleghi a te in alcun modo. Ti chiamo stasera... adesso vai!" riprese da terra il mio giubbotto e me lo piantò a forza tra le braccia, quindi mi spintonò via e si diresse correndo ancora una volta verso il Centro.
Per tutto quel tempo di nuovo non avevo trovato frasi adatte da poter dire; tutto mi era sembrato un'altra volta superfluo.
L'unica cosa che mi pareva adatta era seguire il suo consiglio.
Indossai il giubbotto al contrario lasciando la cerniera aperta. La fodera a quadri dell'interno mi avrebbe camuffato.
Quindi a testa bassa, con le mani in tasca, mi incamminai verso il parcheggio.
Non avevo incontrato nessuno nel tragitto: quella zona ormai era stata controllata.
Come un automa guidai verso casa e finalmente, una volta entrato nel mio appartamento, riuscii a rilassarmi.
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Ancora tu...
ChickLitPuò l'amore curare ogni cosa? Un cuore malato e ribelle come quello di Omar, o uno triste, provato dalla vita e rassegnnato come quellp di Bianca? La rabbia di Omar e il rimorso per una madre che non c'è più lo porta a combattere in incontri illega...