You - GUNSHOT

tutto quello che la testa incendia

Shot

Sono giorni che cerco di contattare Joon, ma risulta introvabile.
Mi manca e sinceramente inizio a preoccuparmi di tutto questo silenzio, non è mai successo che non riuscissi in nessun modo a contattarlo, e nemmeno la sua agenzia sembra collaborare, la cosa mi manda il sangue al cervello, se c'è una cosa che detesto, è la poca chiarezza.

Da maniaca del controllo all'inizio pensavo fosse occupato con il lavoro, come tutti d'altronde, soprattutto lui e le sue mille quotidianità.
Ho il sospetto che ci sia qualcosa sotto, ma non ne ho alcuna conferma, per questo ora mi ritrovo a camminare per i corridoi del dormitorio maschile, agguerrita in marcia verso la sua stanza.

Busso e alla porta compare Gom곰, la sua reazione non appena mi vede, è molto simile al panico tentato di nascondere nei peggio modi, resto immobile appoggiata allo stipite della porta a braccia conserte a fissarlo con lo sguardo vitreo ma stizzito.
Osservo bene i suoi occhi, perchè dentro i tuoi occhioni da orsacchiotto ora stanno lottando così tante emozioni contrastanti, panico e rabbia e, se non sbaglio sono un velo lucidi?
Come mi vede mi abbraccia, che succede? Gli è morto il gatto?
Rimango ostinata nella mia posa arrabbiata, come pietrificata, gli do qualche pacchetto sulla schiena per incoraggiare a lasciare la presa su di me prima che soffochi.

Bene ora staccati! Odio essere abbracciata senza alcun motivo.
«Tutto a posto!? Perchè diavolo mi abbracci?! Senti cercavo Guns, non riesco a contattarlo, non risponde ai miei messaggi e mi sto spazientendo; non è che per caso tu lo hai visto?! Sai com'è, sei solo il suo compagno di stanza!»
Ammicco con fare furbo, abbozzo un sorriso sghembo infastidito.

Non mi guarda.
« Shot... Io non so come dirtelo, senti vieni dentro, ti va di sederti?»
« Non mi va di sedermi, dimmi solo dove o come rintracciarlo.»
A sguardo basso mi indica quella che dovrebbe essere la sua metà di stanza, il suo letto ordinariamente super ordinato, il comodino spoglio, senza alcun oggetto personale.
« E' andato via..» Sbatto gli occhi perplessa, chinando di poco la testa di lato.
« Come?!... Non capisco.» Pronuncio in un mezzo risolino isterico.
« So solo che ha preso un congedo; non so dirti per quanto tempo, so solo che per un po' non sarà alla qui base.»
Parla piano e ad ogni sua parola il mio sorriso si spegne.
« Ma che cazzo stai dicendo!? Me lo avrebbe detto!»
Oh, calma tigre! Chiediamo spiegazioni prima di partire in quarta!
« Eve... non lo so.» Il tduo tono di voce è cauto, ma i suoi occhi mi raccontano altro, solo che non riesco a decifrarlo, preoccupazione? Tormento?
« Tutte cazzate! Chung fai veramente pena a mentire!»
Mi alzo furente, lo guardo un ultima volta adirata e confusa, cammino per la stanza inquieta,  arrovello il cervello cercando una risposta, ma niente, solo un colpo di genio, so perfettamente da chi andare, per chiedere ulteriori informazioni.

Esco dalla stanza, più insofferente di prima, cammino a passo spedito verso quell'ufficio; due bussate veloci di circostanza e solo per educazione, dopodiché un avanti  detto con tono annoiato mi invita ad entrare.
Due occhi si spostano dal foglio di carta stretto fra le sue mani, mi accolgono sempre a sguardo severo, Park Seo Joon per nulla sorpreso del mio arrivo, mi osserva serioso.
Ci stava aspettando?

« Siedi pure, aspettavo una tua visita. Chiedi pure quello che devi.»
Impostato e imperturbabile, esattamente come lui, mi indica la poltrona davanti alla sua. 

Vorrei dare sfogo alla mia irrequietezza con un sincero: Dove diamine è finito?
Ma non posso dimenticarmi dove mi trovo o le regole che devo rispettare, data la sua gerarchia.
« Dov'è andato? Che modi sono mai questi!» Chiedo leggermente adirata.
« E' ancora qui a Seul, ma non in questa base.» Gne gne, fino a li c'eravamo arrivati tutti!