Baci come piranha

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Pov Shot

Mi si annebbia la vista, mi fischiano le orecchie.
Debole afferrò la testa con le mani colta da un capogiro, la stanza vortica paurosamente, guardo verso Joon cercando un appiglio sicuro, non mi ero neanche accorta si fosse alzato in piedi, allarmato dal mio stato d'animo mi guarda così serio. 
Un acufene mi stordisce, prendendosi il mio ultimo granello di lucidità.
Avevo il sospetto di un sotterfugio, ormai ho sviluppato il mio sesto senso come un antifurto di sicurezza. Tutti i miei campanelli d'allarme hanno iniziato a suonare all'impazzata non appena messo piede in questo studio, pensavo fosse solo una mia sensazione, ma ora ne ho la certezza.
Tutto meticolosamente architettato, qualcuno cercava di riportare tutto a galla, ed io, non ne sono ancora per nulla pronta.
Ormai conosco bene le reazioni di Joon, come un libro aperto lui si arrabbia e scappa chiudendosi in sé stesso, come a difendere le proprie emozioni dagli altri, fa come meglio riesce, come gli è stato insegnato, sopravvive e passa oltre come quando qualcosa o qualcuno lo turba.
Chiudersi a riccio è il suo meccanismo di difesa, lo vedo e lo riconosco è innegabilmente arrabbiato.
-L'intervista finisce qui!- Afferma duro per poi voltarsi verso di me, afferrarmi per un polso e trascinarmi fuori dallo studio irruento.

Non recuperiamo neanche le borse dal camerino, ma a quello ci penserà Matilda mi informa, uscendo frettolosamente. 
E non appena siamo sul Van parcheggiato all'uscita pronto ad attenderci, questo prontamente parte.

Lo osservo ammutolita, questo non è il momento per fare comparire la Eve idiota, questa sua reazione, il suo nervoso, ha spazzato via il mio attacco di panico dando spazio alla mia testa di reagire, concentrandomi solo sulla mia preoccupazione nei suoi confronti.
Lo osservo stringere i pugni nervosi appoggiati sulle sue ginocchia e mordicchiarsi l'interno guancia.
Non mi guarda, mi dà le spalle guardando fuori dal finestrino completamente perso nei suoi pensieri.
Di tanto in tanto, si gira per lanciarmi sguardi fugaci, velocemente solo con la coda dell'occhio, ma non si volta mai completamente.
Io così non resisto.
"Un penny per i tuoi pensieri?" chiedo cercando il tono di voce più sereno nell'invano tentativo di smorzare la tensione.
- Non mi sembra proprio il momento per scherzare! Evelyn!-
Alza la voce e io spaventata mi ritraggo accovacciandomi nel mio sedile. 

Ha usato il nome per intero, e mo so' cazzi! Basta provocazioni, vuoi izzarlo? Anziché calmarlo?!

Sbuffa sonoramente visibilmente esausto, si strofina la faccia con la mano destra e rimane con la mano appoggiata ad oscurare i suoi bellissimi occhi pensierosi.
"Hai ragione scusa, ma vederti così nervoso, mi fa sentire in colpa!" sbuffa di nuovo, ancora più sonoramente per poi fare segno con la mano al suo autista di accostare; sblocca la portiera e senza dire nulla scende.
Inizialmente cammina un po' intorno alla macchina, indeciso sul da farsi. 
Poi prendere un po' di distanza, prendendo a calci tutto quello che incontra sul suo cammino.
Osservo il tutto seduta in macchina, studio la situazione come un leone in gabbia, così non appena capisco le sue reali intenzioni impavida decido di intervenire prima che si allontani troppo.

Lo rincorro ed a un passo da lui, lo afferro prepotente per la manica della sua giacca e lo costringo a voltarsi;  obbligo i suoi occhi a sciogliersi nei miei, lo osservo stupefatto ma senza lasciargli alcun tempo per formulare pensiero. Afferro il suo viso irruente e senza indugio, qui in mezzo alla strada, lo bacio.

Lo bacio e mi sento sciogliere, lo bacio e sento il suono dei clacson incitarmi o rimproverarmi di questo nostro spudorato spettacolino impulsivo.
Mi spingo contro la sua bocca per respirarne l'aria, lui inizialmente preso alla sprovvista rimane quasi immobile, mentre tutto intorno a noi sussurra il suo nome riconoscendo il suo volto poiché non v'è alcuna mascherina a poter celare la sua vera identità.

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