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Dieci minuti dopo stavo correndo per le scale del mio appartamento ed entrai subito in casa.

Ceaser mi stava aspettando, con le cose che gli avevo chiesto per telefono già pronte, e scattai a prepararmi velocemente.

Cinque minuti dopo mi volatizzai in salotto vestita e pronta.

-Andiamo. - Dissi seria mentre prendevo la borsa a tracolla che indossavo quando era il momento di entrare nel ruolo della guardia del corpo.

-Grazie mille. - Sussurrò Ceaser roco arrossendo leggermente, mentre nel suo sguardo leggevo chiaramente, il suo senso di colpa per avermi chiamata. 

Odiava girare con la scorta o simili perché si sentiva ulteriormente dentro ad una gabbia dorata. Mentre lui aveva sempre sentito il disperato bisogno di sentirsi il più possibile libero.

Per quanto libero potesse essere per il ruolo che aveva e che avrebbe avuto in futuro.

-Figurati fratellone. - Sorrisi dolcemente dandogli un bacio sulla guancia.

Ceaser sorrise dolcemente e poco dopo uscimmo di casa chiudendo la porta.

                                                                                            ***

Camminavo due passi indietro rispetto a Ceaser tenendo d'occhio la situazione.

Al momento non vedevo nulla di strano, ma poi notai quello che lui mi disse al telefono, e mi sentii irrequieta. 

Perché quelle persone non erano sicuramente le spie della Spagna o simili.

Per un breve momento pensai che Diego avesse assunto delle spie per tenerci d'occhio. E questo pensiero non mi piaceva proprio per nulla.

Anche se ero oramai consapevole che tra qualche tempo sarebbe tornato da me per ricevere una risposta alla sua orribile offerta, ma ritornò a galla anche il ricordo del fatto che a lui non piaceva per niente aspettare troppo nel ricevere risposte alle sue offerte. Perciò magari avrebbe voluto solo essere certo che non avrei commesso delle follie.

A questo punto mi auguravo che non avessero seguito anche me, nonostante a prima vista non mi apparve nella mia mente, nessun ricordo di quelle persone nella zona di Keith.

Ora era decisamente tutto più frustante: perché le mie erano solo ipotesi, ma potevo benissimo essere completamente fuori strada. E a quel punto chi diavolo erano quelle persone?

-Li hai visti? - domandò Ceaser a bassa voce.

-Si, gli ho visti. - Sussurrai a mia volta.

-Sai per caso chi siano? Hai qualche idea sulla loro identità? - mi domandò socchiudendo gli occhi.

-No, ho solo un'ipotesi, ma senza nulla di concreto che potrebbe fare risultare credibile l'ipotesi. - Mormorai con un mezzo ringhio di frustrazione.

-Spiegati meglio. - Sussurrò lui tranquillo.

Brevemente gli spiegai la mia ipotesi su Diego e le sue spie.

-Non ci avevo pensato, ma non potrebbe nemmeno essere così folle in realtà. - Commentò Ceaser alla fine della mia esposizione.

Stavo per rispondere quando ci fu una forte esplosione e mi buttai subito addosso a Ceaser stringendolo al petto, facendogli scudo con la mia schiena e il mio corpo. 

Quando la serie di esplosioni finirono, scattai subito in piedi, tirai fuori la pistola facendo stare Ceaser dietro di me al sicuro.

Avevo il cuore a mille, ma avrei mantenuto come sempre il sangue freddo e la mia perfetta lucidità in momenti come questi.

-Cerca subito un bar o un locale dove nasconderti. - Dissi a Ceaser freddamente e duramente come un ordine. -Mettiti al sicuro. Non puoi stare qui, vado a vedere che succede. - Conclusi e senza aspettare una sua risposta corsi nella direzione dell'esplosione, ma mi bloccai subito dopo e sparai immediatamente a due persone che stavano correndo verso di me armate.

Uccidendole sul colpo.

Strinsi i denti e decisi di tornare da Ceaser perché a questo punto la sua sicurezza era più importante di qualsiasi altra cosa. 

Se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonata e non volevo che questo accadesse.

Lo raggiunsi in pochi passi, ma poi ci un ulteriore esplosione.

All'ultimo secondo riuscii a coprire Ceaser buttandoci a terra, ma poi gemetti di dolore, sgranando gli occhi e sentendo dolore in tutto il corpo, con il torace che bruciava come fuoco vivo.

-ALEXANDRA! - Urlò Ceaser disperato mettendosi in ginocchio vicino a me.

Socchiusi gli occhi iniziando a sentire addosso un'enorme stanchezza e solo tanta voglia di dormire.

-Alexandra resta con me. Sorellina mia! - Singhiozzò Ceaser mentre sentivo le sue mani sulla mia pancia cercando di tamponare l'emorragia.

Mi resi conto pochi istanti dopo di aver ricevuto diversi proiettili, anche se non sapevo dove, e socchiusi le labbra mentre iniziavo a sentire male alla testa, confusione, e vertigini.

-Ceaser...ti voglio tanto bene...grazie per essere stato il mio fratellone...e per avermi resa felice...- Sussurrai con un filo di voce ansimando perché anche solo pronunciare quella frase mi costava parecchia fatica ed energia.

Tra le lacrime che sentivo scendere sul viso, riuscii a guardare Ceaser con il sorriso più dolce, che riuscì a fare in questo momento.

Se davvero stavo morendo, volevo che Ceaser mi ricordasse con un sorriso, non sofferente per il dolore atroce che stavo subendo.

-Nono, non morirai Alexandra. Non morirai te lo giuro. Non sono niente di senza e non voglio diventare quello che sarò se non ci sarai tu con me. Ti prego non mi lasciare. È tutta colpa mia perché non avrei dovuto chiamarti e sarei dovuto restare a casa. - Disse Ceaser piangendo disperato, mentre mi appoggiò la testa delicatamente sulle sue gambe e con una mano piena di sangue, prese il telefono, componendo velocemente il numero d'emergenza sanitario.

Avrei voluto rispondere che non doveva sentirsi in colpa, che non era colpa sua, ma l'ultima cosa che vidi prima del buio totale, furono le stelle nel cielo che non erano mai state luminose come quella sera. 

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