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Per fortuna la settimana passò in fretta e finalmente giunse il tanto desiderato Venerdì.

L'unica cosa positiva del mio lavoro era infatti avere il weekend lungo e non dover mettere piede nello studio fino a Lunedì.

Stavo archiviando tutti i disordinatissimi documenti di Sam e Logan quando sentii un coro di urla spaventate provenienti dall'ingresso.

Posai subito i documenti sulla scrivania e corsi all'ingresso per vedere cosa stesse succedendo, temendo la reazione della mia titolare se fosse venuta a sapere che non era tutto in ordine.

-Che cosa succede?- domandai nel modo più calmo che conoscevo e che sapevo utilizzare senza sembrare ipocrita e falsa.

-Che cazzo ne so. Le donne sono tutte isteriche!-

-Calmanti per favore. Ti ho già detto che non possiamo attirare l'attenzione in questo modo e in questo posto!-

Si trattava di due ragazzi alquanto bizzarri.

Il maschilista aveva i capelli rosso fuoco tirati indietro con il gel e una bandana nera legata stretta intorno alla fronte; era molto alto e muscoloso, praticamente era il doppio di Logan e di Sam. 

Aveva dei jeans blu scuro con le borchie, strappati un po' ovunque, una canottiera larga e degli anfibi e i suoi occhi castani ambrati erano evidenziati da una matita nera. 

Sotto l'occhio sinistro aveva una vistosa cicatrice e il suo look da punk metallaro si concludeva con un rossetto bordò.

Il suo compagno, il quale a me appariva più come una babysitter per come si comportava con il maschilista, aveva un look più sobrio: i suoi folti e lunghi capelli biondi erano legati in una coda alta, i suoi muscoli erano fasciati in una maglietta azzurra a mezze maniche attillata sul petto, con dei jeans neri stretti all'interno di un paio di anfibi. 

Anche lui aveva un rossetto, ma viola scuro e i suoi occhi azzurri brillano come turchesi.

-Posso sapere chi cazzo siete?- sbottai tutta rossa guardandoli poi però mi ricordai che ero sul posto di lavoro e mi accinsi a tornare a un tono più professionale e calmo. 

Il lavoro mi serviva come il pane.

-Voglio dire, vorrei sapere chi siete e che cosa volete. Non potete comportarvi cosi nella nostra struttura. Fate spaventare gli altri pazienti e non vorrei dover chiamare la polizia.- Spiegai con calma e professionalmente mentre il maschillista mi guardava malissimo e il biondo sospirava rassegnato dalla situazione.

-Io mi chiamo Keith Murphy.- Rispose il maschilista ringhiando.

-Keith?- domandai cercando di intravedere nel suo viso l'espressione di scherno; perché una persona normale non poteva chiamarsi con un nome del genere.

-Si, lui si chiama così.- Confermò il biondo. -E ti chiedo scusa da parte sua. Keith non è capace a comportarsi come una persona civile e pensa sempre di essere in officina. Io mi chiamo Gwyn Reid.- Concluse sospirando, ma alla fine mi regalò un sorriso gentile.

-Non siete degli Stati Uniti, giusto?- domandai sempre più curiosa.

Il nome del biondo mi sembrava gallese mentre il cognome del maschilista mi suonava irlandese.

-Non puoi farti un po' di cazzi tuoi donna?- ringhiò di nuovo il maschilista lanciandomi un'occhiata omicida.

-No, io sono nato in Scozia e lui in Irlanda. - Rispose gentilmente Gwyn mentre tirava uno schiaffo sulla nuca del maschilista.

-Uhm, capisco.- Dissi semplicemente alzando un sopracciglio. -Che cosa posso fare per voi?- chiesi con un sorriso professionale.

-Succhiarmi l'uccello, bambola.- Rispose il maschilista sorridendo maliziosamente facendomi l'occhiolino.

A quel punto gli risposi con il dito medio in modo deciso non potendo fare altro.

-Keith smettila subito, cazzo!- sbotta Gwyn infuriato. -Questa povera ragazza sta solo svolgendo il suo lavoro e le sue domande sono più che lecite. O ti comporti come una persona seria oppure ti trascino fuori e torno qua da solo. Sono stato chiaro, razza d'idiota?- concluse incazzato guardandolo malissimo.

Sembravano mamma e figlio disubbidiente... oppure una coppia sposata, decidete voi, cari lettori.

-Va bene, va bene, ma stai calmo Kill.- Borbottò il maschilista arrossendo imbronciato.

-Ti chiedo nuovamente scusa per la situazione.- Gwyn sospirò guardandomi mortificato.

-Non ti preoccupare, sono abituata a tutto.- Risposi con il solito sorriso di circostanza.

Non li sopportavo già più e volevo solo che si levassero dal cazzo il prima possibile anche se il mio sesto senso mi diceva che non sarebbe stato per nulla così.

Menomale che questo doveva essere un altro giorno palloso come gli altri; invece si stava rivelando più stressante del previsto.

-Siamo qua perché abbiamo un appuntamento con il dottor. Eriksson.- Iniziò Gwyn, serio, guardandomi.

-Va bene, vado subito a chiamarlo. Vi chiedo solo di compilare questi moduli per l'ingresso nell'azienda sanitaria.- Spiegai come una marionetta mentre porgevo a loro i soliti fogli per poi andare a cercare Sam.

Chissà che cosa dovevano fare questi due dal dottor "stranamore", come avevano iniziato a chiamarlo alcune clienti.

                                                                                           ***

Bussai alla porta dello studio di Sam senza particolar voglia di vivere.

-Avanti.- Mi rispose lui tranquillo come sempre.

Era seduto alla sua scrivania, con gli occhiali da sole che tenevano indietro i suoi folti capelli biondi e con il suo solito sorriso cordiale.

-Scusami se ti disturbo, ma all'ingresso c'è un maschilista e il suo babysitter; dicono di avere un appuntamento con te.- Dissi annoiata sbadigliando.

-Si chiamano per caso Keith Murphy e Gwyn Reid?- domandò sfogliando dei fogli velocemente.

-Esattamente.-

-Okay, falli entrare.- Concluse Sam con un sorriso divertito quindi procedetti a farli entrare nello studio.

-Era ora cazzo!- esclamò il maschilista appena entrato con Gwyn che, in risposta, sospirava esausto.

-Come segretaria sei lenta, donna!- aggiunse con una smorfia guardandomi malissimo.

-Ringrazia soltanto che ci troviamo nel mio posto di lavoro.- Risposi con un sorriso freddo rimanendo sempre composta e cordiale mentre dentro sentivo la parte rissosa di me venire a galla.

La voglia di tirargli un destro ben piazzato in faccia era davvero tanta, non me ne fregava un cazzo che fosse ben piazzato.

-Keith, sii gentile con Alexandra.- Disse Sam sorridendo in modo gentile. -È una segretaria molto ben preparata, professionale e molto precisa. E soprattutto non è lenta.- Concluse soddisfatto del suo elogio.

Alzai gli occhi al cielo per l'ennesima esagerazione di Sam con i complimenti.

-Te la sei scopata dato che conosci tutti questi dettagli?- domandò il maschilista con sarcasmo.

-Piuttosto che darla ad un ragazzo del genere me la faccio cucire!- sbottai tutta rossa in viso, forse risultando un po' cattiva con Sam; alla fine mica era colpa sua.

Che cosa cazzo aveva nel cervello quell'idiota? 

I cricetini, forse; oppure era direttamente vuota.

Sam ridacchiò guardando la scena, apparentemente per nulla offeso mentre Gwyn mi chiese per la millesima volta scusa.

Con un sospiro esasperato uscii dallo studio chiudendo la porta, tornando al mio noioso lavoro.


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