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Dopo la chiamata con la mamma e con Salazar, io e Ceaser, ci mettemmo nel letto abbracciati.

Lo facevamo quando ci mancava particolarmente casa e la mamma.

Non eravamo dei fratelli particolarmente affettivi, ma quando ci scambiavamo gesti di affetto, come questo abbraccio, lo sentivamo profondamente e dopo ci sentivamo bene.

Ero felice di avere un fratello maggiore come Ceaser: si era sempre preso cura di me, nonostante quella che sarà la sua posizione in futuro, e quando combinavo pasticci da piccola con la mamma mi copriva sempre, ma aveva sempre avuto un comportamento molto educativo nei miei confronti.

Gli volevo profondamente bene e non avrei sopportato di vederlo soffrire o stare male.

Per lui avrei fatto qualsiasi cosa pur di vederlo felice.

-Come stai tesoro?- sussurrò dolcemente mentre mi accarezzava i capelli.

-Ora meglio. E tu come stai? Lo so, che avresti voluto parlare con la mamma, ma purtroppo aveva poco tempo a disposizione.- Risposi con i sensi di colpa guardandolo negli occhi dispiaciuta.

-Non ti preoccupare Alex. Sono più felice che sia stata tu a sentirla, almeno ora, sei più tranquilla e rilassata. Ed è la cosa che mi importa di più in questo momento.- Disse sorridendo dolcemente dandomi un bacino sulla fronte.

-Ti voglio tanto bene Ceaser.- Sussurrai dolcemente guardandolo.

-Anche io ti voglio tanto bene sorellina.- Rispose sorridendo.

Poco dopo il mio telefono iniziò a squillare.

Sbuffai e decisi di lasciarlo squillare.

Erano le 22.00 e mi domandavo chi era che poteva rompere a quest'ora, per di più quando mi stavo coccolando con mio fratello e in fase di rilassamento.

-Alex, rispondi. Lo so che non hai voglia, ma potrebbe essere importante.- Commentò mio fratello divertito.

Sbuffando sonoramente feci come disse lui.

-Pronto.- Risposi scazzata e Ceaser alzò gli occhi al cielo per il mio comportamento.

-Un gatto selvatico è più gentile di te.- Rispose Ares ridendo.

-Ares che vuoi a quest'ora?- domandai con sarcasmo.

-Volevo solo sapere come stavi. Oggi non sei venuta in palestra e mi è sembrato molto strano.- Rispose lui tranquillo.

-Non sono venuta perché mi è arrivato il ciclo. E poi non avevo voglia questa sera.- Risposi con una smorfia.

-Okay, allora adesso capisco il motivo per il quale oggi, sei decisamente scontrosa.- Disse divertito.

-Quando la finiamo con questo luogo comune sul ciclo e le donne?- domandai con sarcasmo.

-Infatti, per me quello è uno stupido luogo comune. Ora stavo scherzando perché mi hai risposto in quel modo, e casualmente, hai anche il ciclo. Mi è uscita spontanea la battuta, ma non volevo offenderti, perciò ti chiedo scusa Alex.- Rispose lui dolcemente.

Perché Ares e Sam erano perennemente dolci anche quando non dovevano esserlo? Semplice.

Perché volevano farmi sentire in colpa per essere una stronza, per nulla affabile e dolce. A parte i rari casi in cui lo ero, ma solo con Ceaser. Non ci pensavo proprio a donare dolcezza a persone estranee come fanno loro.

Solo che con loro due mi sentivo in colpa per non esserlo.

Perché con me erano sempre stati gentili, dolci e premurosi fin dall'inizio.

E io continuavo ad essere stronza, irascibile e insensibile al contrario loro.

-Perché sei dolce anche se non dovresti esserlo adesso con me?- borbottai piagnucolando. Maledetti ormoni mestruali che mi facevano piagnucolare per cazzate.

-Semplicemente perché non sono una persona che si offende facilmente. E comunque, mi stai simpatica e sei una brava ragazza, anche se ti ostini, a voler dimostrare il contrario.- Rispose lui ridacchiando.

E poi iniziai a piangere.

Ceaser sgranò gli occhi sbalordito dal mio pianto improvviso.

-Alex perché stai piangendo? Se è colpa mia ti chiedo scusa. Non voglio sentirti piangere a causa mia piccola.- Disse subito Ares preoccupato.

-Non è colpa tua idiota. Sono gli ormoni del cazzo.- Singhiozzai sbuffando. -Ora è meglio se chiudiamo la chiamata prima che diventi tutto, ancora più imbarazzante, di quanto non lo sia già. Ci vediamo presto, buonanotte Ares.- E chiusi subito la chiamata mettendo il telefono sul comodino vicino al mio letto.

-Non so chi sia quel ragazzo, non so se mi devo preoccupare, non so se dovrei andare a farci una chiacchierata se ha intenzione di voler far cose con te, ma Alex con te ci vuole davvero un santo come partner.- Commentò Caesar con sarcasmo guardandomi.

-Vaffanculo stronzo del cazzo.- Sbottai lanciandogli contro la sua faccia un cuscino. -Con te ci vorrebbe Dio allora perché tu non sei tanto meglio di me!- esclamai irritata mettendomi a pancia in giù dolorante e cercando di rilassarmi.

-Le persone riescono a sopportare più me, che te sorellina. È un dato di fatto.- Disse con decisione mentre iniziò a fare zapping alla tv per cercare qualcosa di decente da vedere.

-Voglio vedere quanto ti sopporterà quel Rosso. Almeno io non sono egocentrica e un pavone come te.- Dissi con sarcasmo.

-Ti ho già detto che non c'è nessun Rosso.-

-E io ti ho già detto che non ti credo.- Dissi con gli occhi chiusi sbadigliando.

-Vorrei capire da dove ti esce tutta questa convinzione.- Disse lui annoiato.

-Perché le chiamate notturne, i bigliettini segreti abbinati a regali, che sono palesemente di corteggiamento, misto al rossore che ti esce in faccia quando parliamo di lui, sono tutti indizi che la mia convinzione è giusta anche se non so, ovviamente, in quale tipo di relazione state.- Spiegai tranquilla.

-Ascolti le mie telefonate adesso?- domandò irritato.

-Assolutamente no Ceaser, ma se ti metti a parlare sul balcone, quello attaccato alla mia camera, purtroppo sento tutto quello che dici in chiamata. Anche se non ho interesse a sentire le tue noiose chiamate da diabete.- Risposi con sarcasmo.

-Allora devo aspettare che ti addormenti sul serio arrivati a questo punto.- Disse lui semplicemente.

-Puoi sempre fare le tue chiamate private in camera.-

-Così schiatto subito di caldo.- Disse con sarcasmo.

Ridacchiai, ma poi non ebbi modo di dire altro perché mi addormentai subito dopo con la tv di sottofondo e la mano di Ceaser che mi accarezzava la schiena dolcemente, come faceva quando eravamo bambini, e per farmi sentire amata. 

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