Capitolo 02

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Ennesima giornata, ennesimo round. Guardai il mio viso allo specchio e sobbalzai per lo spavento, avevo tutti i capelli arruffati. Sciolsi la mia chioma nero corvino, pettinandoli delicatamente. Lavai i denti e il viso con l'acqua gelida, passai ai vestiti e scelsi una salopette di jeans un po' consumata e il maglione che aveva rammendato mia nonna.

Sentì i rintocchi sulla porta, Cressida era fuori e non la feci aspettare. Spruzzai velocemente il profumo ed uscì in fretta e furia. Mi lanciò un'occhiata fugace bocciando il mio outfit con il pollice rivolto all'ingiù.

Lei invece era perfetta nei suoi abiti alla moda. Non c'era giorno in cui Cressida avesse un capello fuori posto, la sua risposta era che aveva una reputazione da mantenere.

«Perché sei così felice?» domandò ma prima che potessi rispondere, mi fermò «Disegno» si batté una mano in fronte rispondendosi da sola.

«Brava!»

Entrammo in sala mensa e mi precipitai verso il lungo bancone per prendere una dose della mia droga, la mia amata tisana, e riempì l'intera borraccia per tutta la giornata. Presi anche un muffin al cioccolato e in due morsi lo finì tutto.

Avremmo fatto lezione all'aperto oggi, dipingendo e non potei essere più felice. Presi il tubetto giallo spruzzandolo sulla tavolozza, preferivo di gran lunga la matita ma non mi dispiaceva questo in alternativa.

Disegnai un campo di girasoli, mi donava così tranquillità vedere il lavoro prendere forma. Avevo le mani sporche e non avevo niente con me per pulirmi. Non potevo di certo andare in giro così per il campus.

Alzai la mano, attirando l'attenzione dell'uomo brizzolato con gli occhiali.

«Professore posso andare in bagno?» chiesi

«Turner fai una cosa, prendi il remouver per tutti. È nell'aula 106, dovrebbe esserci la lezione di economia. Ho tenuto una lezione ieri ed è rimasto tutto lì. È tutto nell'armadio» spiegò

Gli diedi ascolto e cercai quest'aula, quando la trovai mi resi conto della figuraccia che avrei commesso tra pochi secondi. In queste condizioni dovevo entrare in aula, borbottai sottovoce indispettita per la mia scelta pessima e bussai con due rintocchi sulla porta. Sentì una voce dall'altra parte e quando entrai volevo sotterrarmi dalla vergogna.

«Ehm scusi, dovrei prendere una cosa per il professore Lee»

La donna acconsentì che io prendessi quello che mi serviva, con lo sguardo basso cercai l'armadietto. C'era un po' di casino ma riuscì comunque a trovare la bottiglia in questione. Ne spruzzai un goccio senza farmi vedere nella mano sinistra e mi sentì meno appiccicata.

«Bene, ho fatto. Grazie e buona lezione»

Con la coda dell'occhio vidi Cressida che mi sventolava la mano. Alzai la mia ingiallita e prima che la professoressa se ne accorgesse, uscì in fretta. Suonò la campanella e sobbalzai per lo spavento.

Presa dall'ansia, entrai in una stanza a caso senza nemmeno guardare che aula fosse. Con molta goffaggine cercai di tirare il tappo dalla bottiglia ringhiando quando vidi il tappo ancora incollato sul collo della bottiglia. Imprecai a bassa voce e quando riuscì finalmente a staccarlo, non mi ero accorta di premere troppo forte la bottiglia e mi finì negli occhi.

«Porca foglia!» ringhiai coprendomi il viso per il bruciore. Mi cadde la bottiglia dalle mani e indietreggiando colpì qualcosa dietro di me che cadde creando un sonoro rumore.

Probabilmente adesso avevo anche la faccia ingiallita e due occhi fuori dalle orbite. Stavo per inciampare ma qualcuno afferrò il bordo della mia salopette, agitai le mani e finirono su un tessuto. Forse era qualcosa per asciugarmi. Quando però le mie mani afferrarono quel tessuto, testai dei muscoli belli grossi e un buon profumo.

«Sei sempre così imbranata?»

Nonostante il bruciore, sbarrai gli occhi e misi a fuoco chi avessi di fronte, volevo solo sparire. Ero nelle braccia di Adam Parker e il tessuto dove c'erano le impronte delle mie mani era la sua maglia nera, adesso sporca di giallo.

Mi guardò dall'alto, con un'espressione neutra in viso, avvampai in imbarazzo mentre i suoi occhi penetranti mi scrutarono.

«Scu-scusami» dissi mortificata guardando la sua maglietta imbrattata.

Lasciò la presa sulla salopette e potei mettere un po' di distanza tra i nostri corpi.

«Ti ho rovinato la maglietta» mormorai a disagio, guardavo tutto ma non lui. Il suo sguardo invece lo sentivo eccome, fisso su di me.

«Posso lavartela se vuoi, a mano perché non vorrei rovinartela in lavatrice. Sto ancora imparando» iniziai a farfugliare cose a caso e mi diedi uno schiaffo mentale.

«Non importa» la sua voce roca mi fece agitare ancora di più.

«I miei occhi sono tanto rossi?» domandai dal nulla sporgendomi verso di lui, mi coprì la bocca l'attimo dopo per l'ennesima figuraccia.

«Attenta morettina» si allontanò e prima di aprire la porta si girò dando un'occhiata al mio aspetto.

Okay ero diventata rammollita! Potevo lavarle fuori, invece dovevo venire qui. Vidi ancora delle nuvolette di fumo nella stanza, probabilmente stava fumando. Mi affrettai a prendere le mie cose uscendo dall'aula prima che qualcun altro entrasse.

La prima persona che incontrai fu Cressida che venne verso di me, afferrando il mio viso.

«Cosa ti è successo agli occhi?»

«Un casino» mi voltai «un casino» ripetei di nuovo

Lei mi affiancò, accompagnandomi in bagno. Avevo ancora le goti rosse, avevo delle strisciate gialle in viso e gli occhi arrossati.

«Ero venuta a dirti che domani ci sarà una festa»

Storsi la bocca alla parola festa, queste serate non mi piacevano. Io ero solo una matricola che voleva restare a Maysville invisibile agli occhi di tutti e andare ad una festa non mi faceva stare molto tranquilla.

«È aperta a tutti» mi lesse nel pensiero

«L'ha organizzata il preside per l'apertura del nuovo anno» continuò a spiegare cercando di convincermi.

«Forse farò un salto, se avrò voglia» specificai mentre eliminavo quel colore dalle mie mani.

«Ti aiuto a prepararti e faremo le dive» esultò eccitata all'idea. A momenti piangevo per la disperazione, era appena iniziato il semestre e già c'erano queste feste.

«Che emozione!» finsi entusiasmo anch'io ma inutilmente poiché mi sgamò e mi lanciò un'occhiataccia.

Le omisi l'incontro con Adam Parker, perché in fondo non era successo niente. Vero? Avevo solo rovinato una sua maglia e gli avevo accidentalmente palpato l'addome. Cose da tutti i giorni insomma.

«Adesso devo andare, il prof di disegno mi darà per dispersa»

Con una quantità di scottex fra le mani ritornai alla mia postazione, ormai smontata e la mia tela appoggiata a terra.

«Questa giornata può anche finire»

*Spazio autrice*
Mie lettrici e miei lettori💖 come vi sembra Alyssa? L'idea di passare inosservata funzionerà?
Ci vediamo nel capitolo 3🫶🏽
Con amore, la vostra Nanny🌻

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