Capitolo 41

4.3K 76 8
                                    

Adam pov's
Non so quanto tempo fosse passato nel guardarla, stava dormendo serenamente stretta al mio petto. Tutto questo mi destabilizzava, lei mi destabilizzava con la sua dolcezza. Eravamo gli opposti, certe volte avevo timore di farle del male persino a sfiorarla con un dito.

Mugolò qualcosa, muovendosi leggermente. Aprì quei due occhioni marroni osservandomi con un mezzo sorriso sulle labbra.

«Mi dispiace per il letto piccolo» biascicò stiracchiandosi

«Ho solo avuto il tuo culo marmoreo sul mio cazzo ma fortunatamente ti sei girata e sono riuscito a dormire un pochino»

Divenne rossa coprendosi il viso con le mani, la intrappolai sotto di me godendomi l'imbarazzo nei suoi occhi.

«Cosa vuoi fare?» leccò le sue labbra e trovai quel gesto così sensuale da eccitarmi.

Baciai il suo collo e scesi lungo il solco dei suoi seni, tracciai una seria di baci anche sulla sua pancia. La guardai qualche secondo prima di baciare quella cicatrice, fui delicato come se non volessi ferirla, si irrigidì sotto di me ma mi lasciò fare.

«Risvegliarsi così fa sempre parte dell'esclusiva?» ridacchiò

«Non so come funziona un'esclusiva, non l'ho mai avuta» ammisi dicendole la verità

«Non lo so nemmeno io»

Mi spintonò sul letto e si mise a cavalcioni su di me, le tapparelle erano socchiuse quindi la stanza era ancora in penombra, creando un'atmosfera confortevole.

«Non voglio soffrire Adam quindi non farmi del male» i suoi occhi mi guardarono con tenerezza e si chinò per lasciarmi un bacio sulla guancia.

«Domani ho un incontro, vieni con me?» le strinsi i fianchi, amavo farlo, era come uno stress. Annuì sul mio petto e iniziò a tracciare il contorno dei miei tatuaggi.

«Mi rilassa farlo» si riferì a quel movimento

«Dove vorresti essere adesso?» le chiesi intrecciando i suoi capelli morbidi e setosi al tatto.

«Oh nel campo di girasoli che c'è ad Oregon, è stupendo al tramonto» sentì le sui guance tirare, stava sorridendo.

«Girasoli» ripetei pensieroso

«Ho una persona da mostrarti» si alzò di scatto andando verso la scrivania, aprì un cassetto tirando fuori una scatola di velluto. Ritornò seduta come prima tirando fuori una foto, era un cane pelosetto marrone.

«Lui è Barth» i suoi occhi si illuminarono vedendo il suo amico a quattro zampe.

«Però è molto geloso di me e non credo che se mi stessi vicino nei suoi paraggi, ti permetterebbe di farlo»

Un pezzo bianco attirò la mia attenzione, lo tirai fuori e vidi un cavallo spezzato, faceva parte di un carillon. Perché era rotto?

«Era dei miei, quel giorno era in macchina. Questo è quello che rimane, i miei genitori lo amavano così tanto» raccontò con un velo di malinconia

Vidi anche la foto dei suoi genitori, sua madre era identica a lei. Adesso capivo da chi avesse preso quei occhioni da cerbiatta.

«Questi sono gli unici ricordi che ho di loro, oltre a quelli qui» mise una mano sul suo cuore sorridendo fievolmente.

Attirai il suo volto verso di me baciandola, ricambiò stringendo il mio volto. Le nostre lingue si intrecciarono dando inizio ad un bacio feroce. Divorai le sue labbra, succhiandole di tanto in tanto.

Bussarono alla porta facendoci distaccare, lei si alzò inciampando sui vestiti disparsi nella camera.

«Cress ci possiamo vedere giù?» alzò la voce per farsi sentire.

«Certo Alys, mi raccomando»

La morettina divenne rossa e per nascondere il suo imbarazzo si coprì con i lunghi capelli «Sbrigati che facciamo tardi!» si rivolse a me

Le rubai uno spazzolino nuovo dal mobile mentre lei si vestiva velocemente. Si aggiunse prendendo il suo spazzolino viola.

«Doveva essere il mio quello» farfugliò con la bocca piena di schiuma.

«Doveva» precisai

Ci preparammo e scesi io per primo, in sala vidi i miei amici al solito tavolo. Cressida Fox mi guardò di sottecchi per poi rivolgere la sua attenzione alla morettina che entrò in quel preciso momento.

«Direi che ti abbiamo perso ormai» commentò Liam

«Ormai se la scopa, dorme insieme. Alla faccia di farla ricredere, mi sa che quello andato sei tu» aggiunse Oliver con un ghigno

Non li ascoltai, guardai lei che parlava con la sua amica, gesticolando mentre il suo viso arrossiva notevolmente. Quando la campanella suonò, ci alzammo ma prima che uscissi dalla mensa, mi fermai a stuzzicare Alyssa.

La mia mano sfiorò la sua natica, sobbalzò guardandomi male. I suoi occhi iniziarono a guardare le persone presenti nella stanza, cercando di capire se qualcuno ci stesse guardando.

«Smettila di farti i problemi» sussurrai al suo orecchio per poi sparire.

Mi interrogarono due professori, inutile dire che presi due insufficienze. Margaret venne verso di me e mi preparai alla ramanzina di mio padre.

«Mio padre mi cerca» sbuffai

Annoiato la seguì, quando fui fuori dal suo ufficio sospirai prima di entrare. Non avevo proprio voglia di vederlo. Lui sempre nel suo abito costoso e dall'aria dura, mi aspettò con le braccia incrociate.

«Dimmi»

Il suo sguardo mi incenerì, camminò verso di me tenendo sempre una certa distanza.

«Tua madre ti vuole vedere, non rispondi alle sue chiamate. Ti degnerai di andarla a trovare?» borbottò con voce rauca

«Adesso te la fai anche con Alyssa Turner? Cosa pensi di combinare?» continuò con il suo attacco, quando però gli sentì pronunciare il suo nome serrai i pugni, non era di lei che doveva parlare.

«Pensa alla tua vita di merda! Io penso alla mia!» dissi con tono duro

«Cosa abbiamo sbagliato con te, non riesco a capire!»

Il suo finto dispiacere mi fece ridere, non aveva limiti quest'uomo. Cercava di impietosire con le sue frasi studiate, provava a farti sentire in colpa. Non metteva in conto che non avesse di fronte il ragazzino di una volta, magari mi dispiaceva un po' nel vederli preoccupati a causa mia ma non ero più quel ragazzo!

«La mamma passerò un altro giorno a trovarla, magari quando tu non sei in casa»

Lo liquidai in fretta, ponendo fine a quella conversazione patetica. La rabbia mi ribolliva nel sangue, quell'uomo mi dava fastidio e nemmeno gli occhi a cerbiatta della morettina che si trovava nel corridoio, riuscirono a calmarmi.

«Cosa succede?» chiese preoccupata

«Togliti dai piedi!» sbottai spostandola

L'ultima cosa che vidi fu la delusione sul suo volto e non mi sentì meglio sapendo di essere stato proprio io il colpevole. Ero questo io, ero marcio dentro! Rovinavo qualsiasi cosa mi si presentasse.

*Spazio Autrice*💖
Alyssa e Adam hanno stipulato una specie di contratto, a cosa li porterà tutto questo?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
*Mi scuso per l'assenza, mi sto dedicando ad una nuova storia. Una volta pubblicata questa, revisiono l'altra*
~Nanny

LullabyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora