Capitolo 29

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Andare via dalla propria casa non era mai facile. Quei due giorni con i miei nonni erano stati veramente pochi però sarei ritornata appena possibile, magari trascorrendo più tempo. Pioveva a dirotto atterrata a Maysville, il taxi si era fermato dall'altra parte della strada e finì per bagnarmi.

«Salve buonasera, all'Aidem»

Mise la strada sul navigatore e partì, strizzai i miei capelli eliminando l'eccesso d'acqua. Uscita dall'aereo non avevo alcun ombrello con me, avevo già fatto una doccia prima del mio ritorno.

«Le accendo il riscaldamento» disse l'uomo notando il mio aspetto dallo specchietto retrovisore.

«Grazie» quando attivò il riscaldamento le mie guance e le mani presero calore, sfregai le mani anche sulle gambe. Non pensavo che a Maysville facesse così freddo.

«Signorina purtroppo la devo lasciare qui, non c'è spazio più avanti»

Annuì pagandogli la corsa e scendendo con la mia valigia che gentilmente mi prese l'uomo. Iniziai a correre entrando dal grosso cancello dell'Aidem.

Ero in ritardo, avevo dato appuntamento ad Adam mezz'ora fa e sicuramente era già andato via. Quando svoltai l'angolo vidi una giacca di pelle e dei tatuaggi sul collo. Trattenni un sorriso e mi piantai davanti alla sua figura.

«Nessuno mai mi aveva fatto aspettare tutto questo tempo» brontolò e appena vidi due cartoni di pizza i miei occhi si illuminarono.

«Entriamo prima che qualcuno ti veda»

Controllai che non ci fosse nessuno e chiusi la porta a chiave.

«Sembri un pulcino bagnato» mi guardò con una nota di divertimento.

«Hey» mi lamentai

«Aspetterò lì mentre tu ti sistemi»

Sembrava un dejavù, lui sdraiato sul mio letto comodamente mentre io di nuovo in bagno ma non a prendergli le medicine. Presi dal cassetto un pantaloncino e una felpa a caso. Lavare i capelli e il corpo fu un toccasana, ripresi calore finalmente. Quando ebbi asciugato i capelli, lavai il viso velocemente e uscì.

I suoi occhi fissarono le mie gambe nude e mi lasciò un po' di spazio sul letto.

«Dove sei stata?» chiese una volta seduta

«Oh, dalla mia famiglia» mangiai il primo pezzo di pizza ormai freddo.

«Dove abitano?» partì con la seconda domanda mangiando già quasi metà pizza a differenza mia.

«Hood River, Oregon» risposi mordendo il labbro.

Il suo sguardo si fermò su un sacchetto sulla scrivania, lo prese corrucciando la fronte. «Seriamente Turner? Mangi mentine?»

«Sono le mie preferite» scrollai le spalle non trovandoci nulla di strano.

«Pensavo qualcosa tipo alla fragola» la sua ipotesi era valida poiché a me piacevano le fragola. Sarei stata troppo banale però, te lo aspetteresti da una come me avrei voluto dirgli.

«Sorpreso Parker?» sorrisi vedendo la sua espressione

«Non so cosa aspettarmi da una tipa come te» confessò e sembrò rifletterci molto poiché si zittì finendo la sua pizza.

Finì anch'io la mia, presi la coca cola bevendone un gran sorso per rinfrescarmi.

«Grazie per aver preso la pizza, anche se dovevo offrirtela io» era questo il patto, una pizza da pagare. In fin dei conti l'aveva fatto lui, non so se fosse valido a questo punto.

«Parli troppo» sbatté il giubbotto sulla sedia facendola ruotare su se stessa per il colpo.

«Ed è un male?»

Deglutì quando lo vidi avvicinarsi di nuovo, sollevai il capo guardandolo dal basso. I suoi occhi grigi mi ispezionarono, il suo pollice premette le mie labbra tracciando il loro contorno. Lo vidi indugiare con lo sguardo, non sapevo cosa gli passasse per la mente.

«Morettina ci vediamo» si allontanò d'un tratto e non capì il motivo. Avevo fatto qualcosa di male?

Quando fu alla porta, mi alzai raggiungendolo. Mi misi tra la porta e il suo corpo, ero in trappola e fui io questa volta a volerlo.

«Non ti conviene metterti qua con questi occhi da cerbiatta» sospirò avvicinandosi con la punta del naso fra i miei capelli respirandone il profumo.

«P-perché?» farfugliai stordita dalla sua vicinanza.

«Porca puttana» ringhiò prima di buttarsi a capofitto sulla mia bocca, divorandomi persino l'anima. Saltai tra le sue braccia, ricambiando con passione quel bacio. Avevo il cuore che martellava furiosamente e i pensieri in tempesta.

Tenendomi stretta al suo bacino si avvicinò al letto, lui era sopra di me che cercava di non schiacciarmi con il suo peso. La sua mano sfiorò il mio seno seguendo la linea fino al mio fianco.

Lo spinsi invertendo la situazione, adesso ero io su di lui. Le nostre labbra sembravano non volersi staccare e non capivo come riuscissi ad avere ancora fiato.

Mi strusciai involontariamente sul suo bacino e il suono gutturale che uscì dalla sua bocca, mi fece arrossire. Sentì un sollievo in mezzo alle gambe quando strusciai nuovamente le nostre intimità.

«Ti fidi Turner?» domandò invertendo le posizioni.

Lo guardai annuendo, la sua mano si intrufolò nei miei pantaloncini sfiorando il tessuto delle mie mutandine. Deglutì trattenendo il fiato, sfregò il pollice sul pezzo di stoffa. Trovò il mio clitoride gonfio e sensibile, le sue dita si mossero esperte, schiusi la bocca in preda al piacere, non avevo mai provato una sensazione del genere.

«Non smettere di guardarmi» sussurrò sulle mie labbra mentre le sue dita si fecero spazio sotto a quel pezzo di stoffa. Il contatto della sua dita fu assurdo, le dita fecero dei momenti circolari premendo di tanto in tanto in un punto in particolare.

«Sembri un angelo sul letto del Diavolo, caduta in tentazione del peccato» intensificò il movimento e non riuscì a trattenere un gemito.

Mi tappai la bocca sviando dai suoi occhi grigi che mi fissavano diversamente dal solito «Non vergognarti, sono molto sensuali i tuoi gemiti» sogghignò divertendosi nel vedermi in imbarazzo.

Baciai il suo collo e lo sentì irrigidirsi, evitai di rifarlo per timore che potesse dargli fastidio e baciai le sue labbra godendomi quell'immenso piacere che aumentava sempre di più.

«Vuoi venire mentre mi baci morettina?» tirò il mio labbra inferiore trattenendolo fra i denti.

Feci un cenno positivo con la testa e lasciai che mi baciasse. Ansimai in quel bacio, gli occhi si offuscarono quando la sensazione aumentò finché non sentì quel piacere scoppiare come una bolla. Conficcai le unghie sulla sua schiena coperta dalla maglia. Il battito del cuore era accelerato, gli occhi lucidi e le labbra umide dai suoi baci.

«Sono ancora tutto fumo e niente arrosto?»

Morsi il labbro sviando dai suoi occhi. Adam Parker sapeva farci eccome! Aveva esperienza, chissà quante ragazze aveva toccato così, sapeva individuare quali fossero i punti deboli. E questa cosa non mi piaceva per niente. Porca foglia!

*Spazio Autrice*💖
🔥🔥🔥 il ritorno di Alyssa è stato più che piacevole, d'altronde da Adam Parker dovresti aspettarti di tutto.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny

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