Continuavo a guardami allo specchio, mi sentivo diversa vestita così. Cressida mi aveva prestato un tailleur nero, dicendomi di essere più elegante e presentabile in questo giorno. Mi aveva aiutata con i capelli facendomi uno chignon.
«Sei sicura che sto bene?» ripetei per la quinta volta
«Sì, smettila di essere agitata. Spacca tutto!» baciò la mia guancia
Purtroppo non poteva venire, non era consentito. Saremmo stati solo io, il preside e il professore Davis. Avrebbe guidato quest'ultimo e in questo momento mi stava sicuramente aspettando in macchina.
Presi al volo la mia borsa, con all'interno le cose essenziali e corsi a due a due le scale, rischiando anche di inciampare più di una volta. Ai piedi avevo messo delle ballerine, non avrei sopportato quei trampoli. Inoltre avrei rischiato di fare una brutta figuraccia e cadere.
Arrivati nel parcheggio, vidi i due uomini già seduti. Entrai salutando entrambi e scusandomi per il ritardo. Il viaggio fu molto silenzioso, guardai fuori dal finestrino tutto il tempo pensando a cosa sarebbe successo dopo.
Arrivati, mi sistemai la giacca e tirai un sospiro prima di entrare. Avevo le mani che tremavano quando entrai e vidi tutti quei signori ben vestiti. C'ero io ed un'altra ragazza, lei sembrò molto a suo agio a differenza mia.
Il professore Davis mi ripeté delle indicazioni prima di andarsi anche lui a sedere. La ragazza aveva disegnato una bambina, aveva utilizzato un azzurro bellissimo per i suoi occhi. Era veramente da mozzafiato.
La ragazza iniziò a raccontare ma sentì niente dal momento in cui incontrai quel ragazzo che mi aveva destabilizzata dopo quel bacio. Era qui, era venuto forse senza chiedere il permesso a nessuno. Era qui per me?
Mi alzai quando finì di parlare, ricevette un lungo applauso e si andò a sedere con un sorriso. Toccò a me, non mi ero preparata nessun discorso.
«Signorina Turner abbiamo esaminato il suo disegno. Cosa rappresenta il suo soggetto?» chiese la donna che faceva parte della commissione.
«Rabbia» mi fermai guardando il ragazzo in questione che se ne stava appoggiato al muro forse ad ascoltare cosa dicessi su di lui.
«Rabbia per il dolore, per le ferite» sussurrai guardando quei occhi che mi scrutavano attentamente.
«Si immedesima in quel soggetto?» chiese ancora
«Sì» deglutì prendendo una pausa «Quando si ha una ferita, si cerca in tutti i modi per risanarla. Si è accecati dalla rabbia e si cerca un modo per provare a sentirsi meglio. Alla fine però è solo transitorio, la rabbia si può reprimere ma il dolore resterà sempre» terminai persa nei miei pensieri.
«Il dolore sparisce quando disegna?» incrociai gli occhi della donna e mi sembrò più una sua curiosità personale.
«Un po' sì, ognuno cerca il suo spazio» accennai un sorriso
Terminai e partì un applauso, probabilmente era risultato un po' triste il mio discorso ma allo stesso tempo ero soddisfatta di come fosse andata. Non mi ero fatta prendere dall'ansia, avevo retto bene le emozioni. Mi sedetti, sfregando le mie mani quando la commissione si allontanò per confrontarsi.
«Complimenti» si avvicinò la ragazza
«Grazie, complimenti anche a te» dissi stringendo la sua mano
«Anche se il mio è stato più significativo» civettò
Alzai un sopracciglio per tutta questa sua convinzione. Mi veniva quasi da ridere.
«Vorrei non averla questa convinzione, la prima qualità che dovrebbe avere una persona è l'umiltà» sbattei le ciglia facendola zittire.
Ritornarono i signori sedendosi, si alzò solo la donna di prima davanti ai disegni. «Signori e signore abbiamo preso la nostra decisione. Complimenti ad entrambe, la vincitrice che si aggiudica il premio è la signorina Turner» appena sentì il mio nome, mi alzai di scatto. Schiusi le labbra sorpresa, avevo il cuore accelerato e la bocca asciutta.
Raggiunsi il palco stringendo le loro mani, il professore e il preside si avvicinarono anche loro contenti di questa vittoria. Ci furono diversi applausi, ritirai il mio disegno che aveva il timbro di primo posto e fiera lo strinsi al petto. Ritornammo al campus, ormai era pomeriggio e c'era un tramonto da incanto. Salutai i miei due accompagnatori, aspettai che se ne andassero, dopodiché uscì dall'Aidem.
Stavo per fare una pazzia, non me ne fregava però. Dovevo vederlo. Uscita dal campus a pochi isolati da qui, vidi i palazzi dell'altra volta. Qui c'era anche qualche confraternita, non tutti avevano accettato la stanza al campus. Avevo riconosciuto la porta del palazzo, dove l'altra volta lo vidi uscire. Sperai di non sbagliare e quando bussai sentì la voce di un ragazzo.
"Chi è?"«C'è Adam?» morsi il labbro
Ci fu qualche attimo di silenzio, sentì una finestra aprirsi e vidi uno dei suoi tre amici affacciarsi. Tirai un sospiro di sollievo per aver trovato la casa.
«Ti apro» sentì un click e il cancello venne aperto. Proseguì salendo le scale fino ad arrivare davanti ad una porta socchiusa.
Venne aperta da Adam, i suoi occhi mi squadrarono da cima a fondo prima di spostarsi per farmi entrare.
«Sei scappata?» ghignò divertito
«Una specie» sussurrai quando vidi i suoi amici fissarci o meglio fissare me. In effetti ero incoerente, avevo detto che non mi interessava avere a che fare con Adam e poi ero qui.
Lo seguì fino in una camera, era la sua, sentì il suo inconfondibile profumo. La richiuse e si girò guardandomi a braccia conserte.
«Scusa se mi sono presentata qui, so che non dovevo» iniziai dicendo
«Non ti ho visto più» mugugnai
«Ho un incontro stasera. Ho visto però la tua vittoria» il cuore iniziò a battere più forte dopo quelle parole.
«Questo è per te» gli diedi la tela che prese non capendo.
«È grazie a te se ho vinto, quindi penso che questa spetti a te. Se poi la vuoi buttare fall-»
La sua mano mi tirò di colpo verso di lui, portai le mani sul suo petto e sollevai lo sguardo per incrociare le sue iridi.
«Hai finito di dire stronzate?» non si stava riferendo solo al quadro ma a qualcos'altro.
Prima che potessi rispondere la sua mano si intrufolò sotto la giacca accarezzando la mia schiena. Le sue labbra mordicchiarono il mio lobo, sussultai quando le sue labbra sfiorarono il mio collo.
«Stasera vieni a vedermi?»
Mi distaccai così da poterlo vedere, ero sorpresa che mi avesse chiesto di andare ad un suo incontro.
«Devo cambiarmi, non posso venire così» sarebbe strano vedere una ragazza vestita elegante in mezzo a quella gente.
«Prendi qualcosa dal mio armadio» suggerì
«È meglio che torno, così faccio anche una doccia e tolgo questo mascara appiccicoso» chiusi un occhio per il fastidio
«Segna il tuo numero, ti mando un messaggio quando sto al Campus»
*Spazio Autrice*💖
Alyssa ha vinto, portando la tela ad Adam. Vittoria meritata?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo, per l'incontro di boxe😏
~Nanny
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Lullaby
ChickLitAlyssa Turner, una ragazza spezzata dagli eventi della vita ma con un cuore gentile. Con le sue felpe oversize e la sua tisana all'arancia e melograno vuole passare inosservata all'Aidem ma essere la migliore amica di Cressida Fox non l'aiuterà per...