Capitolo 17

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Lunedì. Avevo paura che arrivasse la terza ora, ci sarebbe stata la consegna dei disegni ed io a stento avevo disegnato qualche fiore. Che figuraccia avrei fatto! Forse non dovevo presentarmi o meglio scusarmi con il professore. Avrei detto addio all'opportunità di partecipare sperando di vincere quei soldi.

«Mi stai facendo venire l'emicrania. Stai torturando quel povero libro» si alzò esasperata

«Sono nervosa Criss» sbuffai

«Te lo concedo ma dopo oggi dobbiamo parlare di sabato»

Dopo quelle parole non finì che stare peggio, affrontare Cressida sarebbe stato un problema poiché sapevo già quale fosse l'argomento.

«Adesso non è il momento, mancano dieci minuti ed io ho perso l'opportunità di vedere i miei nonni» pronunciai quelle parole con una vena malinconica.

«Alyssa» mi richiamò lei

La guardai ma vidi che il suo sguardo era rivolto ad altro, o meglio a qualcosa dietro di me.

«C'è qualche insetto?» saltai terrorizzata soltanto all'idea di qualche calabrone, l'ultima volta mi punse un'ape e la incolpai per non avermi avvisata che mi fossi seduta sotto un nido d'api.

Tossì e non capendo mi voltai e non pensavo che i calabroni fossero così robusti. Le persone nel cortile iniziarono a spettegolare e avrei voluto cucire quella loro boccaccia velenosa.

«Ciao» salutai guardando con la coda dell'occhio Cressida che osservava la scena in lontananza.

«Cosa ci devi fare con il concorso?» chiese senza nemmeno salutarmi. Maleducato!

«E a te cosa interessa?» strinsi le braccia al petto

«Lo fai per quei soldi o per una tua vincita personale?» continuò e vidi sempre più occhi su di noi inclusi quelli dei suoi amici che erano seduti sul muretto.

«Non ha più importanza» sospirai andando via ma non  riuscì a fare un passo che la sua mano mi tirò e finì sul suo petto.

«C-che fai?» balbettai arrossendo, porca foglia mi volevo sotterrare.

«Allora a cosa ti serviva?» insistette ancora

«Se mai avessi vinto, volevo andare a Oregon dai miei nonni. Il volo costa troppo» confessai guardando quei occhi grigi che mai mi era capitato di vedere da vicino.

«Smettila di fregarti della gente» la sua mano si intrufolò nella mia tasca del pantalone infilando qualcosa dopodiché si avvicinò al mio orecchio. Il suo profumo penetrò le mie narici e la sua voce mi fece socchiudere gli occhi.

«Sei in debito con me morettina e smetti di essere tesa, non ti sto mica scopando» la sua sfacciataggine, la sua vicinanza e il suo profumo non mi fecero ragionare lucidamente. Quando sollevai le palpebre, lui non c'era più.

Presi il foglio dalla tasca e vidi che fosse il disegno. Un sorriso a trentadue denti si stampò sul mio viso e al suono della campanella corsi in aula, fregandomi di Cressida e tutti gli sguardi che avessi addosso.

Ero in debito con lui, lo sapevo. Forse potevo ancora giocarmela e quando entrai riuscì in tempo a sedermi prima che il professore ritirasse i disegni. Avevo il fiatone, avevo corso come non mai.

Quando venne da me, si posizionò davanti al banchetto prendendo il mio disegno ancora piegato. Lo guardò e sul suo viso non apparve nessuna emozione.

«Riusciresti a farlo su questo foglio? Ti do» guardò il suo orologio riflettendo «Un'ora soltanto perché devo andare via»

Acconsentì e subito mi diede il foglio. Mi misi in un angolo e iniziai a fare delle linee. Non avevo nemmeno bisogno di rivedere l'altro foglio. Avevo quella sera impressa nella mia mente, o meglio lui.

Quando rimasi sola, potei concentrarmi meglio e con le cuffie nelle orecchie cercai di portare a termine quel lavoro. Non mi affaticai ma bensì avevo l'adrenalina che mi scorreva nel corpo. Allo scattare dell'ora, finì il disegno e lo consegnai al professore. Mi fece un sorriso e sparì.

Guardai le mie mani rovinate, avevo addirittura del sangue incrostato a causa del temperamatite. Lavai le mani con acqua fredda, stando attenta a non strofinare sui graffi.

Ritornata in cortile, vidi che c'era ancora confusione. Non feci un altro passo che una ragazza dalla chioma bionda si posizionò davanti a me.

«Dobbiamo parlare» tuonò arrabbiata

Era arrivato il momento di parlare. Annuì e cercammo un posto più appartato per non essere disturbate.

«Penso che tu debba darmi una spiegazione Alyssa Turner»

Sospirai cercando di essere riassuntiva ma allo stesso tempo di rispondere a tutte quelle domande che le frullavano nella mente.

«Io e Adam non siamo niente di quello che tu pensi» iniziai

«È vero ci siamo visti diverse volte e abbiamo anche parlato. Provai a dirtelo l'altra volta ma non fu possibile poiché arrivò Ryan» morsi il mio labbro alla vista del suo volto corrucciato.

«Adam Parker non è per tutti, eppure con te parla e solo Dio sa cosa cazzo ti dice» borbottò in risposta

«Non è così, mi ha aiutata in due occasioni ma credimi Cress, non c'è niente tra di noi» provai a toccarla ma si scansò

«Giurami che non ti piace e che non ti fa alcun effetto» socchiuse gli occhi scrutandomi come solo Cressida Fox sapeva fare.

«Non mi piace Adam, puoi stare tranquilla» pronunciai quelle parole forse troppo con tono alto e in quel momento passò lui con i suoi amici e ci fu un momento in cui ci guardammo intensamente. Lui aveva sentito tutto.

«Eppure lui ti guarda» disse sottovoce quando passarono quei quattro.

«Sai quanto sia difficile per me approcciarmi con i ragazzi ma soprattutto che mi possa piacere qualcuno. Mi dispiace averti nascosto questa cosa, non voglio che tu dubiti di me» non volevo litigare con lei, Cressida non era un'amica per me, era una sorella.

«Dammi una mentina stupida» fece la finta offesa e ridacchiai tirandone fuori due, una per lei e una per me.

«Vedere Adam guardare te in quel modo mi aveva destabilizzata. Oltre a sentire qualche pettegolezzo su chi si scopasse non volevo che mettesse i suoi occhi su di te o magari si prendesse gioco della mia migliore amica» diede sfogo ai suoi pensieri

«Io e Adam abbiamo parlato e non so se parleremo ancora poiché sono in debito con lui per il disegno però stai tranquilla Cress. Non mi piace» sorrisi ripetendo quelle parole ancora una volta.

«Quale disegno?» si stranì

«Oh porca foglia, ho lezione» iniziai a correre

«Hey, vieni qua stronzetta! Io e te abbiamo un discorso da finire» mi rincorse e mi venne da ridere. Io e lei avevamo un'amicizia strana ma la più bella che io avessi mai avuto.

*Spazio Autrice*💖
Alyssa è riuscita ad avere quel disegno e consegnarlo al professore. Riuscirà a vincere quel concorso? E come si sdebiterà con Adam?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny

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