Capitolo 13

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Svegliarsi nervose? Questa era la giornata. Stamattina mi ero svegliata con il ciclo e mi ero per giunta sporcata il pigiama. Cressida mi stava aspettando in sala mensa e avevo esattamente cinque minuti prima che suonasse la campanella.

Arrivai con il fiatone, Cressida sventolò la mano per farsi vedere. Mi raggiunse con un sorriso smagliante, intravidi le sue occhiaie nonostante avesse applicato il suo correttore infallibile.

«Ore piccole?» scherzai sapendo che ci tenesse molto ad apparire sempre perfetta.

«Anche tu» ridacchiò guardandosi nel suo specchietto che portava sempre in borsa. Che stronza!

La guardai torva, ogni volta che mi veniva il ciclo mi prendeva in giro. Come se a lei non venisse. Presi il bollitore e quando provai a versare la mia tisana nel bicchiere, uscirono solo delle gocce. Aggrottai le sopracciglia stranita, non era mai successo una cosa del genere!

«Elizabeth» mi avvicinai

«Oh cara, buongiorno» Elizabeth si occupava della sala mensa da quattordici anni. Era una signora veramente gentile con tutti, a volte mi dispiacevo dei ragazzi che se ne approfittavano.

«La mia tisana è terminata. Per caso sai chi l'ha bevuta?» domandai

Lei scosse il capo, effettivamente c'era tanta gente. Dovevate però sapere che da quando ero arrivata, ero l'unica a bere quella tisana. L'avevo sempre e solo bevuta io, gli infusi li diedi io ad Elizabeth e lei gentilmente me la faceva trovare già pronta.

Qualcuno invece, questa mattina, si era bevuto la mia tisana a mia insaputa, lasciando il bollitore vuoto. Avrei preso la testa di questa persona e spremuta come un agrume.

«Dai non fa niente, forse per sbaglio qualcuno l'ha bevuta» intervenne Cressida, placando la mia rabbia.

«Ho bisogno di qualcosa di caldo» brontolai uscendo in seguito dalla sala mensa. I crampi allo stomaco si fecero sentire e volevo solo che la giornata giungesse al termine per potermi rifugiare nel mio adorato letto al caldo e riposare.

«A proposito devo raccontarti di Ryan»

«Dopo Cress, ora ho storia e mi deprimo solo all'idea» la salutai e strisciai i piedi fino all'aula. Riuscì per fortuna a trovare un posto in fondo.

C'era una ragazza accanto, spostò il suo zaino per farmi passare. La ringraziai, passai l'intera ora con la testa nel muro per il dolore.

Appena scattò la campanella, dovetti cambiare aula. Prima però mi fermai in bagno e lavai il viso con acqua fredda. Avevo una gran fame, avrei mangiato volentieri un toast con il prosciutto crudo.

Guardai l'orologio ed ero già in ritardo per l'ora successiva, sarebbe stato complicato trovare un posto. Avevo matematica in aula tre, quando fui fuori, bussai prima di entrare. Il professore mi guardò in malo modo ma accettò che io entrassi e come sospettavo tutti i posti era stati occupati. Salì le scale scavando dietro, mi sarei seduta persino a terra pur di non stare ai primi posti.

Quando salì mi scontrai con due occhi grigi, era anche lui nel corso di matematica eppure io non ci avevo mai fatto caso o forse era lui a non presentarsi.

«Anche ritardataria» sentì uscire dalla sua bocca e per quanto fosse stato impercettibile, pensai che fosse stato solo frutto della mia immaginazione.

Mi sedetti due file dietro, vidi le sue spalle grosse strette da una maglia bianca.

Il professore riprese a spiegare e riuscì a prendere giusto pochi appunti, non riuscivo a sentire perfettamente la sua voce. Inoltre non capì molto questa parte, fare gli esercizi dopo sarebbe stato un problema.

Quando suonò la campanella, tutti si alzarono e in fila uscirono in fretta e furia. Rimanemmo una decina di noi, presi le mie cose e cercai di raggiungere Adam che stava per uscire, sfiorai il suo braccio per farlo voltare.

«Devo darti una cosa» sussurrai aspettando che uscissero le ultime due persone.

«E ti mette così tanta agitazione?»

Morsi il labbro alternando lo sguardo da lui alla porta, nessuno doveva vedermi qui mentre parlavo con lui.

«Forse è meglio che nessuno ci veda» mormorai

«Hai paura?» domandò e vidi il suo sguardo cambiare.

«No, però sai alla festa e-» non riuscì a finire la frase che mi interruppe.

«Non mi interessa l'episodio della festa morettina»

Mi riscaldò il cuore, pensare che forse lui non mi avrebbe derisa mi rincuorava. C'era ancora qualcuno che quando mi vedeva passare, mi ricordava di quell'episodio.

«Devo darti una cosa, presumo che questo sia il tuo» tirai fuori dallo zaino l'accendino che aveva lasciato sul muretto. Lo misi nella sua mano grande aperta e scappai come una criminale.

In quel momento entrarono gli studenti della lezione successiva. Ero riuscita a farcela in tempo.

Seguì le altre quattro ore e terminò la mia giornata. Scrissi a Cressida e ci saremmo viste in giardino. Ci sedemmo sulla panchina e mi iniziò a raccontare di Ryan e dell'episodio di lunedì.

«È geloso Alys! Vuole uscire di nuovo con me, ha detto che gli piaccio» raccontò elettrizzata

«E tu Cress? Non illuderlo però, se non ti piace diglielo» le consigliai, perché ero convinta che Ryan si sarebbe stufato prima o poi.

«Gli ho detto che ci avrei pensato se uscire o meno» confessò coprendosi il viso

«Cressida!» la ripresi

«Non sono obbligata ad uscirci» borbottò

«Allora puoi guardare quello che sto guardando io» le indicai Ryan che parlava con una ragazza, Cressida sembrò fumare dalla rabbia.

«O parla con me o solo con altre persone» serrò i pugni fingendo di guardare altrove ma il suo sguardo finì sempre su quei due.

«Lascialo andare se non ti interessa» ripetei più decisa, la verità era che le dava fastidio solo il pensiero che qualcuno smettesse di avere attenzioni per lei.

«Il mondo non gira solo intorno a te ed è giusto che quel ragazzo trovi qualcuno che lo ami» sputai fuori stanca dell'ennesima conversazione sull'argomento.

«Pensi che io sia egoista Alys?» i suoi grandi occhi celesti mi fissarono indugiando più del dovuto.

«Delle volte sì, Cressida» ammisi quello che pensavo, non le avrei mentito solo perché le volevo bene. Cressida era la mia migliore amica, ma una buona amica deve dirti se sbagli.

«Forse hai ragione»

Quando Cressida ammetteva uno sbaglio, diventava nervosa. Toccava ogni cosa, diventava irrequieta. Era quasi un tic il suo.

«E proprio perché la nostra amicizia si basa sulla fiducia, devo confessarti una cosa» le mie parole attirarono la sua attenzione, che fu di nuovo su di me.

Mentre stavo per aprire bocca, si avvicinò Ryan che guardava Cressida con sguardo dolce e lei smise di guardarmi e dedicarsi completamente a lui. Era o non era presa?!

*Spazio Autrice*💖
Secondo voi cosa vorrà raccontare Alyssa? Forse dell'incontro fugace con Adam?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny

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