Capitolo 37

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Le nostre labbra furono consumate da quel bacio che durò non so quanto tempo. Sentivo una strana sensazione nello stomaco, qualcosa che non facesse male.

«Vieni da me» attorcigliò i miei capelli tra le dita aspettando che gli dessi una risposta.

«Domani però ci sono le lezioni» sfiorai la sua mano

«Ti accompagno io»

Acconsentì con un cenno e intrecciando la sua mano ritornammo in macchina. Non lasciò la mia mano nemmeno quando doveva cambiare marce. Voltai la testa per nascondere tutta l'euforia che avevo in corpo.

Spense i fari e il motore quando fummo fuori casa sua. In casa non c'era nessuno, quei tre stavano sicuramente da qualche parte a fare baldoria. Andammo direttamente in camera sua, mi misi in un angolino ricordando quello che era successo la volta scorsa qui, su questo letto.

Lui si accese una sigaretta appoggiandosi al vetro della finestra spalancata. Avevo imparato a capire che quando Adam fumava era perché fosse pensieroso o meglio si estraniava da tutto immergendosi nei suoi pensieri.

«Sono stato in collegio morettina» interruppe quel silenzio con quella frase che mi fece agghiacciare ogni pensiero.

«Il preside non è veramente mio padre, mi hanno adottato tanti anni fa tirandomi fuori da quel postaccio» spiegò guardando il muro

Mi alzai avvicinandomi, mi stava raccontando di lui e questo mi fece felice «Ha sempre preteso da me che avessi buoni voti e andassi in quello stupido campus» sospirò, sulla sua fronte si formò un cipiglio. Avrei voluto tanto non fargli ricordare quei brutti ricordi, ma sapevo che fossero impressi come il mio nella mia anima lacerata.

«Magari ha sempre voluto un buon futuro per te ed era solo preoccupato che tu non continuassi gli studi» provai a spiegargli, erano pur sempre le aspirazioni di un genitore verso il proprio figlio.

«Non sarò mai il figlio che lui vuole che io sia. Sarò sempre quello che porterà mille problemi, quello spericolato che non gli importa di morire domani»

Le sue parole mi ferirono molto, questa situazione doveva pesargli molto e il rapporto che aveva con suo padre non migliorava le cose.

«Penso che lui ti voglia molto bene, magari potresti cercare di spiegargli la situazione. Provare a farti conoscere, perché penso che sia questa la cosa che manca. Non permetti a nessuno di conoscerti»

La sua attenzione fu su di me dopo quelle parole, gettò la cicca nel posacenere e tenne il mio polso nella sua mano.

«Tu invece?» ribadì

«Tu continui a nasconderti dal mondo intero»

Non sapevo nemmeno come si facesse, la luce nei miei giorni era sparita. Ero morta dentro, ero diventata come il carillon bianco che avevo nel comò.

«Sono un cattivo esempio allora» leccai il labbro secco

«Prova a spiegarmi» si avvicinò persuadendomi, le sue dita strinsero i miei fianchi e quando sentì il pollice sfiorare la cicatrice trasalì spostandomi.

Mi voltai verso il letto con gli occhi lucidi, come potevo riaprire quella porta dopo il dolore provato. Come potevo spiegargli cosa mi fosse successo?

«Di cosa hai paura?» sussurrò al mio orecchio accarezzando i miei capelli.

«Non ce la faccio adesso» scossi il capo, la voce si incrinò e mi voltai per evitare che mi vedesse in quello stato.

«Vuoi una tisana?»

Sbattei le ciglia alla sua domanda, mi girai trattenendo una risata. Mi aveva davvero chiesto di bere una tisana?

«La tua è sicuramente migliore ma questa che c'è non è male» Schiusi la bocca sorpresa e lo colpì sul petto indispettita «Ecco perché spariva!»

Andammo in cucina, mi sedetti sul bancone mentre lo guardai preparare la tisana. Dall'odore sembrava essere al limone e la cosa non mi dispiacque o meglio vedere lui che me la preparava.

Quando fu pronta me la diede, provai un sorso ma era bollente quindi la posai aspettando che si raffreddasse un po' «Sicuramente migliore rispetto a quella dei tuoi amici» ridacchiai, ricordando quel brutto sapore.

Rabbuiò e si avvicinò posizionandosi in mezzo alle mie gambe, mi mancò il respiro quando cominciò a tracciare dei segni sulla mia pelle fredda dovuto alle temperature basse di Maysville.

«Sarei bravo anche in altro» mormorò con voce seducente mentre il suo dito si avvicinò alla mia intimità da sopra i pantaloncini.

Trattenni il respiro quando si intrufolò nelle mie mutandine di colpo, pressai le labbra a quel tocco «Dovrei provare anche loro» azzardai ottenendo dissenso da parte sua.

Infilò due dita e sussultai a quella presenza, mi mossi avvicinando il bacino alla sua mano. Lo baciai e questa volta fui io a prendere l'iniziativa «Alle brave ragazze piace violare le regole» ringhiò succhiando il mio labbro. Sollevò il mio bacino calando le mie mutandine insieme ai pantaloncini e slacciò i suoi.

«Verrò fuori morettina» e senza dire altro, avvicinò la punta alla mia entrata. Con un colpo lo piazzò buona parte dentro di me, strinsi i denti dolorante.

«Quanto sei stretta!» si mosse più lentamente procurandomi piacere. Schiusi la bocca in cerca d'aria, legai le gambe dietro la sua schiena appoggiandomi alla sua spalla.

«E per informarti, non ti scoperei con i miei amici. Solo io posso farlo»

Quelle parole mi fecero sorridere e gli diedi un bacio fugace, nel mentre accelerò facendo sbattere le nostre intimità, alcuni gemiti sfuggirono al mio controllo. Affondò ancora di più, incrociai i suoi occhi grigi e le nostre bocche si morsero a vicenda. Era una gara a chi faceva di più, le sue mani stringevano lembi di pelle come a marchiarli.
Dimmi che non sono una delle tante, dimmi che per te non è solo un contatto fisico.

«Dimmi se ti faccio male» aumentò le spinte così come il piacere dentro di me.

«Non mi fai male Adam» farfugliai in preda all'imminente orgasmo.

E con le ultime spinte raggiunsi l'orgasmo gemendo nel suo orecchio, graffiai anche la sua schiena per i secondi successivi. Continuò per poche spinte prima di sentire qualcosa di caldo sulla mia gamba ma non mi importava. Ora come ora, il nostro contatto visivo sembrò infinito. I nostri respiri si mescolarono, strappò un po' di carta e mi tolse il suo sperma dalla gamba e con una facilità mi sollevò sistemandomi i pantaloncini.

«Dovresti vederti cazzo» disse serio tutto d'un tratto

Preoccupata mi toccai il viso sperando di non avere qualcosa di strano eppure la sua frase mi sembrò riferirsi ad altro.

«Cosa c'è?» mormorai in imbarazzo

«Penso che non mi stancherei mai di vederti così»

Non riuscì a rispondergli che la porta venne aperta, i suoi amici ci guardarono intontiti. Guardarono prima me e poi il moro tatuato al mio fianco. Scesi frettolosamente prendendo la mia tazza di tisana.

«Ehm ciao»

La mano di Adam mi tranquillizzò, lui era rilassato ed era normale esserlo per lui. I suoi amici avevano solamente capito che avessimo fatto sesso e ci guardavano con un ghigno sul volto.

«Non mi guardate così» arrossì nascondendomi dietro Adam che iniziò a ridere. Le sue grosse spalle mi coprirono alla perfezione ed essere bassa per una volta non mi dispiaceva affatto.

*Spazio Autrice*💖
Mie Lettrici e miei lettori, come state? Io bene, scusate per l'assenza.
Adam ha raccontato ad Alyssa qualcosa del passato, riuscirà a farlo anche lei?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny

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