Capitolo 22

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La felpa con il cappuccio quella mattina fu perfetta, nascosi il mio viso da tutti, in quel momento mi sentì come un agente sotto copertura, mi spostai in sala mensa a prendere la mia solita tisana. Cercai con lo sguardo Cressida e la vidi affiancata da Ryan e... ma quello era Mason! Da quando in poi si sedevano al nostro tavolo a fare colazione?

«Alys!» mi richiamò la mia amica

Sbuffai andando verso il tavolo, mi sedetti sotto lo sguardo divertito di quella faccia tosta che continuava a fissarmi infastidendomi ulteriormente.

«Riunione?» chiesi sarcastica lanciando un'occhiata al biondino.

«Se vuoi possiamo farla in privato» le sue labbra si allungarono in un sorriso ammiccante.

«Sono debole di stomaco, non vorrei rigettare di prima mattina» portai la mano allo stomaco con un'espressione di finto dispiacere in volto.

Quando i miei occhi incontrarono due grigi nella stanza, volevo sotterrarmi. Speravo di non vederlo oggi, sul suo viso si stampò un ghigno finché non vide con chi fossi seduta.

«Il tuo fidanzatino è geloso?» intervenne Ryan notando lo sguardo di Adam su di noi. La mia amica guardò entrambi stranita ma fu distratta dalla mano di Ryan sulla sua coscia.

Ignorai la sua domanda continuando a bere la mia tisana, subito dopo mi alzai ponendo fine a quella tortura. Cressida cercò di convincermi a farmi sedere ancora un po' ma il mio sguardo bastò come risposta.

Non ebbi nemmeno il tempo di fare due passi, venne verso di me Margaret, vestita sempre elegante e con un trucco impeccabile.

«Signorina Turner, il preside la cerca»

Annuì e con lo zaino in spalla la seguì, entrai nella stanza. Il preside mi accolse con un sorriso, accanto a lui c'era anche il professore Davis. Era successo qualcosa? Forse avevano notizie riguardante il concorso.

«Professore, preside buongiorno» salutai cordialmente entrambi

«Abbiamo una cosa da dirti, si sieda» proferì parola il preside

«Spero nulla di grave» morsi il labbro tesa per questo strano incontro.

«Abbiamo mandato il tuo disegno ed è piaciuto molto. Siete arrivati in due in finale e la giuria deve decidere tra voi due. Ci sarà una conferenza e dovresti motivare la commissione a scegliere il tuo. Che dici, te la senti?» spiegò preciso e dovetti reggermi bene alla sedia per non trattenermi. Avevano scelto il mio per andare in finale? Non potevo crederci! Avevano scelto il mio disegno. Tenere a freno le mie emozioni fu quasi difficile.

«Certo preside, è un onore per me. Quando dovrei andare?» domandai con un sorriso a trentadue denti.

«Settimana prossima, sarai accompagnata ovviamente da me» si intromise il professore

«E anche da me» disse invece il preside

Uscì dalla presidenza contenta, tutto questo grazie ad Adam che aveva accettato di farmi presentare il disegno che lo raffigurava.

«Buone notizie?» parli del diavolo, mi voltai verso Adam e dal suo viso sembrò già sapere tutto. Mi dimenticavo a volte che fosse il figlio del preside.

«Hanno scelto il mio disegno per la finale» corsi verso di lui abbracciandolo d'istinto. Le sue braccia rimasero immobili e il suo corpo si irrigidì, quando mi accorsi di cosa avessi fatto mi staccai a disagio.

«Scusami» chinai il capo mortificata

«Morettina vedi di prenderti quel premio, dopo mi prendo il mio» la sua mano si poggiò sulla mia guancia, donandomi calore e se solo qualcuno ci avesse visto o meglio suo padre, mi sarei dovuta sotterrare. I ricordi del nostro bacio erano impressi nella mia mente, iniziai a sentire caldo al pensiero di baciarlo ancora una volta.

«Potrebbe vederci qualcuno» dissi dando voce ai miei pensieri.

«Perché ti nascondi da tutti?» si staccò con un cipiglio in volto.

«Preferisco che nessuno sappia della mia esistenza» scrollai le spalle

«Dovresti iniziare a vivere invece» ribatté contrariato

«Ho smesso di vivere anni fa Adam» e con queste ultime parole mi allontanai con un magone sullo stomaco.

Come potevo vivere dopo aver perso le persone più importanti della mia vita? Come potevo vivere se in questo momento dovevo stare con loro e non qui?
Mi sono salvata e loro invece no, sono morti sul colpo e non c'era stato niente che potessi fare. Non posso mai dimenticare quel ventitré dicembre, sarà inciso per sempre sulla mia pelle.

Flashback
Ero in macchina con i miei genitori, stavamo andando dai nonni per le feste di Natale. Ero seduta sui sedili posteriori mentre guardavo i cartoni, mamma canticchiava le canzoni natalizie e mio padre ridacchiava poiché non era molto intonata.

«Chase attento!» urlò mia madre

Non ebbi nemmeno il tempo di guardare che sentì un boato, le orecchie ovattate. Non so quanto tempo passò, mi sentivo frastornata. La vista si appannò e sentì un forte dolore all'addome.

«M-mamma» urlai piangendo cercandola con lo sguardo

Vidi mia nonna urlare e mio nonno che correva verso non so dove. Vidi l'ambulanza e i corpi dei miei genitori coperti da un telo bianco.

«Mamma papà!» strillai con tutto il fiato che avevo in corpo.

Non riuscì a muovermi, avevo tutto il corpo indolenzito. Chiusi gli occhi e l'ultima cosa che sentì furono le urla dei miei nonni.

Quando mi ripresi mi accorsi di alcune lacrime sul mio viso, fortunatamente nessuno mi aveva vista quindi le asciugai in fretta con la manica della maglia.

In questi casi avevo bisogno di restare da sola, nessuno poteva capire il mio stato, nemmeno Cressida che conosceva la mia storia. Con una mentina in bocca, mi rifugiai nella mia camera, con un foglio bianco e una matita. Disegnai un mare in tempesta e dei gabbiani in fuga. Quasi rovinai le mie dita a causa della pressione che stavo mettendo per tracciare quelle linee.

Quanto avrei voluto in questo momento stare ad Oregon, dai miei nonni e Barth. Ogni volta che leccava le mie gambe, mi procurava tanto solletico e finivo per ridere a crepapelle sperando che smettesse.

Per mettere fine a questa agonia, vederli mi avrebbe rincuorata. Fu per questo che avviai la chiamata, mia nonna rispose dopo alcuni squilli con un bel sorriso sulle labbra. Vidi mio nonno tagliare la legna e quel suono provocava in me tantissimi ricordi.

Sembrava di stare lì, svegliarmi con il rumore della sua ascia che colpiva ripetutamente i pezzi di legno. Puntualmente veniva con la maglia tutta sporca e mia nonna gli intimava di non entrare in casa finché non si fosse tolto quei filamenti che tanto odiava ritrovare in giro. Passammo la giornata insieme con il cuore che scoppiava di gioia e con quei pensieri terribili che lasciavamo spazio a quelli belli.

*Spazio Autrice*💖
Abbiamo scoperto cos'è successo alla piccola Alyssa, del suo tragico incidente che l'ha cambiata per sempre. Andrà in semifinale per il concorso ma riuscirà ad esprimere al meglio il suo soggetto?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny

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