Capitolo 42

4.3K 85 21
                                    

La vigilia di Natale era alle porte. All'Aidem era tutto decorato a tema, ci sarebbe stato uno spettacolo e poi gli studenti avrebbero fatto ritorno a casa. Io sarei andata dai nonni, passando le feste natalizie lì.

Avevo indossato un maglione rosso e dei pantaloncini neri con le paillettes, prestati generosamente da Cressida. Lei aveva indossato una vestito rosso sempre con le paillettes e stupenda era a dir poco.

Nei corridoi erano presenti tutti, sparsi nelle diverse stanze. Io e Cressida prendemmo posto nell'auditorium, iniziarono a cantare e si alzarono tutti per battere le mani.

«Smettila di stare così!» mi rimproverò la mia amica

Finsi un sorriso ed iniziai a battere anch'io le mani, la verità era che da una settimana non lo avevo più visto. Non sapevo dove fosse andato, nemmeno i suoi amici erano qui. Non sapevo se gli fosse successo qualcosa, l'idea mi divorava lo stomaco.

Dopo la prima parte, ci fu una pausa, la maggior parte uscirono a bere un caffè o deliziarsi con il buffet che aveva preparato il preside.

«Turner un dolcino non lo mangi?» sogghignò Mason provocandomi

«Mangiane due per me» alzai gli occhi al cielo quando seguì alla lettera le mie istruzioni.

Il cuore ebbe un sussulto quando lo vidi entrare, con quell'aria da duro e perfetto come sempre. Pur di evitarlo finsi di andare verso l'armadietto aprendolo, non avevo voglia di parlargli o mostrargli quanto mi avesse fatto male il suo atteggiamento.

Una mano colpì la porta, facendola richiudere. Era dietro di me, il suo profumo, i suoi occhi magnetici, i suoi tatuaggi e il suo petto marmoreo.

«Mi eviti?» la sua voce quanto mi era mancata, era come se non la sentissi da mesi.

Mi voltai mascherando la mia delusione con una maschera di freddezza «Io ti evito?» chiesi con rammarico

«Lo so sono sparito ma non ero lucido» si giustificò

«È proprio questo il punto, io non ho paura di te. Voglio che tu ti sfoghi, voglio che tu mi guardi e lasci che ti aiuti. Voglio che tu ti fidi di me» deglutì quel groppo amaro e provai a spostarmi ma il suo braccio me lo impedì.

«Non sono abituato!» grugnì

«E pensi che io lo sia?!» alzai il tono di voce attirando l'attenzione nei presenti.

«Guardami Adam! Non ti rendi conto dell'effetto che hai» mi lasciai sfuggire e me ne fregai delle conseguenze. Quello che lui mi suscitava mai avrei immaginato di provarlo, le sensazioni erano così forti che a volte mi spaventava tutto ciò.

«Perché ti nascondi da tutti quando sei con me?!» serrò le labbra in una linea sottile, potevo percepire quanto fosse teso e stesse cercando di mantenere la calma.

«Ho paura di vivermi a pieno questo momento» abbassai lo sguardo a disagio per la mia confessione

«Questo è per te, ragazzina del cazzo!»

Mise una busta contro il mio petto e si allontanò, dubbiosa tolsi il nastro e quando vidi cosa ci fosse all'interno, sentì le gambe cedere. Un carillon bianco era deposto in una scatola trasparente. Era bellissimo.

«Cosa succede?» chiese Cressida al mio fianco

Le diedi la busta e corsi per raggiungere Adam. Spostai le persone uscendo in cortile, riuscì a vederlo e lo affiancai afferrando la sua mano.

«Dannazione!» esclamai

Mi sollevai sulle punte e mi appropriai delle sue labbra, davanti a tutti, lo baciai alla luce del sole. Per la prima volta mi fregai di quello che avrebbero pensato tutti. Le sue braccia mi sollevarono, intrecciai le gambe dietro la sua schiena e continuai a baciarlo con voracità.
La sua mano strinse le mie guance mentre la sua lingua affondava nella mia bocca.

«E questo?» sussurrò con le labbra gonfie

«Ho sbagliato?» lo guardai dubbiosa

«Hai sbagliato perché adesso ho voglia di scoparti»

Trattenni una risata e mi avvicinai al suo collo per lasciargli un bacio prima di guardarmi intorno. Gli studenti erano sbigottiti, vociferavano sul nuovo scoop creando un brusio in sottofondo.

«Magari potremmo andare via» morsi il labbro aspettando la sua reazione che non tardò ad arrivare, mi fece scendere lasciando la sua mano sulla mia natica.

«Direi che potremmo andare nella mia stanza» pronunciò con voce sensuale

Lo guardai dal basso ed ebbi paura che i miei occhi in quel momento potessero tradirmi e dirgli tutto quello che provavo per lui.

Un braccio strinse le mie spalle, era Ethan che ammiccò verso entrambi «Mi sono eccitato solo a vedervi»

«Toglie quelle mani!» lo ammonì Adam

Ethan si allontanò alzando le braccia in segno di resa raggiungendo gli altri due che erano ancora fissi a guardarci con occhi impietriti.

Andammo a casa sua, avvolta nel completo silenzio. Si sedette sul divano reclinando il collo all'indietro, mi avvicinai sedendomi sulle sue gambe. Le sue braccia circondarono la mia vita alla perfezione, i suoi occhi grigi furono nei miei mettendo a nudo ogni mia debolezza.

«Grazie per il carillon, non pensavo che te ne fossi ricordato»

La mia testa finì sulla sua spalla e mi lasciai cullare dal battito del suo cuore. I miei occhi divennero lucidi, nessuno aveva mai fatto questo per me.

«Scusa» farfugliai tirando su con il naso

«Puoi sfogarti morettina»

Diedi sfogo a quella settimana pesante, alla sua assenza e al fatto che domani fosse Natale e non avrei più trascorso quei giorni con i miei genitori. Le mie lacrime scesero lentamente e cercai di essere silenziosa per non sembrare una bambina ai suoi occhi.

«Dove sei stato in questi giorni?» accarezzai il suo petto cercando di scacciare via quei brutti pensieri.

«Dovevo riflettere» mi confidò e il fatto che si stesse aprendo con me mi riempì il cuore di gioia.

«Tra allenamento e mio padre non so quale vada peggio»

Spostai la testa per poterlo guardare, i suoi occhi erano spenti, non avevano la stessa luce di prima.

«Perché ti sei allontanato da me allora?»

Per un attimo lo vidi vacillare prima di riprendere il controllo «L'esclusiva non era di scopare e basta?! Non sembrava che avessimo concordato anche altro»

Le sue parole furono come lame taglienti, del nostro accordo me ne ero completamente dimenticata. Stavo cercando di vivermi tutto con naturalezza dimenticandomi che sarebbe potuto finire tutto da un momento all'altro. Non eravamo altro che un'esclusiva fatta per divertimento.

«Hai ragione» inumidì le labbra e mi spostai da lui.

«Devo andare adesso, ho un aereo da prendere»

Cercò di dire qualcosa ma lo salutai frettolosamente, l'idea di aver toccato per un secondo la felicità e subito dopo ricadere nel baratro, mi fece capire come stessero davvero le cose. Tutto questo non era altro che un illusione, cosa saremmo mai potuti essere noi due.

«Dove vai?» strinse la mia mano e sentì tutta la mia pelle tirare e quanto avrei voluto ricambiare quella stretta.

«Vado qualche giorno dai miei nonni, buon Natale Adam»

Non gli diedi il tempo di aggiungere altro, avevo bisogno di allontanarmi dal suo corpo e da quegli occhi che avevo iniziato ad amare dalla prima che si erano posati su di me.

*Spazio Autrice*💖
Cosa ne pensate del gesto di Adam? In un momento raggiungere la felicità per poi essere spazzata via, come si comporterà Alyssa dopo quella conversazione?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny

LullabyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora