Stasera ci sarebbe stata una festa e ovviamente Cressida non perse occasione per convincermi ad andarci. E come sempre, ci cascavo perché non riuscivo a dirle di no.
Cercai il volo per poter partire quanto prima, l'unica data disponibile era lunedì. Avrei saltato qualche giorno di lezione, magari potevo parlarne con il preside e chiedere se fosse possibile assentarmi per qualche giorno.
Quando arrivai in ufficio, il preside non c'era. Si stava occupando di alcune pratiche e parlai con Margaret seduta sulla sua sedia girevole.
«Il preside ha acconsentito al tuo permesso. Firmerà appena arriva, puoi partire lunedì» mi comunicò e sorrisi per la bella notizia.
Corsi in camera a prenotare i biglietti, Cressida mi aiutò a controllare che fosse tutto nella norma.
«Mi mancherai» si rattristì abbracciandomi forte
«Mancherò solo qualche giorno, torno presto» le feci la linguaccia
«Direi che possiamo prepararci per la serata allora» iniziò a saltellare in giro blaterando cose a caso che non sentì.
«Prepararti è più adatto, io metterò qualcosa di semplice» la corressi
«No! Metterai un bel vestitino» mi lanciò un'occhiataccia.
Prese la valanga di vestiti che aveva messo in precedenza sul mio letto e iniziò a mostrarmi uno ad uno. Mi sentì male solo all'idea di dover entrare in quel pezzo di stoffa striminzito, lei aveva un bellissimo corpo e poteva permetterselo.
«Oppure potresti mettere un top con una gonna» propose tirando fuori una gonna rosa con un top argentato.
«No» risposi guardando il top, sarei stata nuda e si sarebbe anche vista la cicatrice.
«Che ne dici di questo completo militare?»
Guardai la salopette a pantaloncino e mi sembrò l'unica opzione valida. Accettai e la misurai, dimenticavo che fosse aderente rispetto agli abiti che indossavo solitamente.
«Stai da urlo!» esultò
«Ho le chiappe al di fuori» borbottai guardando il riflesso dallo specchio. Cressida misurò un abito rosso e si mise anche lei davanti allo specchio.
«Così non saremo male» ignorò i miei lamenti iniziandosi a truccare.
Pettinai i miei capelli, le punte sfiorarono il mio fondoschiena. Ero molto legata ai miei capelli, erano uguali ai suoi, a quelli di mia madre. Spruzzai un po' di profumo e ai piedi misi un paio di scarpe bianche sportive.
Erano già le undici e noi eravamo ancora in camera, Cressida sembrava andare a rallentatore. Secondo lei dovevamo fare una bella entrata, cosa che invece non volevo io.
Il taxi bussò quando eravamo quasi in cortile e maledì quei tacchi vertiginosi che si ostinava a mettere ogni volta. «Sbrigati che ci lascia a piedi» la incitai ad aumentare il passo.
L'uomo nella vettura ci guardò male quando entrammo, gli diedi l'indirizzo dopo essermi scusata. Dopo una decina di minuti arrivammo a destinazione, in questa casa ci venimmo già alcune settimane fa.
«Vedo i giocatori di football fuori ma Ryan non c'è» si guardò intorno cercando il biondo che le stava rubando il cuore.
Appena mettemmo piede alla festa, sentì gli sguardi dei presenti su di noi. Cressida era a suo agio, sventolando la sua chioma bionda mentre io camminai lentamente nascondendomi quasi dietro la sua figura.
Questa salopette metteva in mostra tutte le mie curve ma soprattutto il seno e il culo. Mi rifugiai in cucina per bere qualcosa, guardai tutti ballare e saltare divertiti dalla musica e dal momento.
«Sola?» chiese un ragazzo accanto a me
«Sono con la mia amica, in questo momento è in giro» inumidì le mie labbra prima di bere quella coca cola scadente.
«E lascia un zuccherino come te da sola» la sua frase mi fece storcere il naso e cadere la mascella. Diceva sempre frasi così orribili?
Il mio cuore perse un battito quando intravidi quel ragazzo tatuato che ormai riconoscevo anche in mezzo a tutte queste persone. Quando mi sporsi di più vidi una ragazza accanto a lui che sorrideva e gli sfiorava le parti basse. Solito cliché. Ieri l'avevo incrociato nei corridoi di sfuggita ma avevo alzato il cappuccio ed ero scappata.
Buttai giù il liquido rimasto, dimenticandomi anche del ragazzo che avevo al mio fianco. Mi appoggiai al pilastro vedendo la folla divertirsi. Cressida era sparita come al solito. Una mano mi posò sul mio fianco e qualcosa di duro si poggiò sul mio sedere, raggelai non sapendo chi fosse finché non sentì la sua mano stringere il fianco.
«Non dovresti essere qui» alzai la voce per farmi sentire
«E dove?» odiavo che avesse una voce così sensuale pure quando c'era la musica a palla.
«Da qualsiasi altra ragazza qui, sicuramente apprezzerebbero la tua presenza» scrollai le spalle
«Sto ancora aspettando il mio premio Turner»
Mi voltai così da poterlo guardare, era fin troppo bello per essere qui davanti a me. Non capivo perché continuasse a parlarmi, quando poteva divertirsi con chiunque.
«E che premio vorresti?» corrucciai la fronte
«Tu cosa mi daresti?» i suoi occhi si soffermarono sulle mie labbra.
«Direi una buona pizza o un film o entrambe» dal suo sguardo capì che forse le sue intenzioni non fossero quelle di mangiare una pizza.
«Spero che sia buona questa pizza morettina altrimenti dovrò mangiare altro»
Arrossì come un pomodoro e fortunatamente le luci soffuse coprivano il rossore. «Affare fatto, così estinguerò il mio debito»
Successe in una frazione di secondi, la sua presa sul fianco si intensificò e mi trascinò dietro la colonna. Il suo petto sfiorò il mio seno, qui nessuno poteva vederci o meglio eravamo lontano dai riflessi quindi avrebbero pensato che fossi una ragazza a caso. Appena assaporai le sue labbra, azzerai ogni pensiero e paura, persino che qualcuno ci potesse vedere.
Le sue braccia forti mi sollevarono, allacciai le gambe al suo bacino e quando si spinse un po' in più, sentì la sua erezione e nonostante avessi i vestiti a coprirmi, mi sentì strana. Volevo riprovare quella sensazione, volevo stringergli quei capelli che sistemava sempre con il gel. Affondare magari nel suo collo per sentire quel profumo virile che indossava. Le sue mani erano sul mio sedere, non mi stava palpando come l'altra volta.
Ripresi coscienza di dove fossi e di chi avessi di fronte, scesi dalle sue braccia, spezzando quell'incantesimo che si era creato. «Mercoledì pizza» vidi di sfuggita le sue labbra gonfie e il pensiero che lui adesso avrebbe baciato qualcun'altra mi fece storcere la bocca.
Scappai come una codarda, cercando Cressida per andarmene. La vidi un po' su di giri e dopo averle afferrato il braccio, la trascinai fuori da lì. Fortunatamente trovai un taxi così da ritornare al campus e accantonare le sensazione che quel moro tatuato mi aveva provocato.
*Spazio Autrice*💖
Un conto in sospeso da saldare... riuscirà Alyssa a rispettarlo?
Ci sentiamo nel prossimo capitolo🌻
~Nanny
STAI LEGGENDO
Lullaby
ChickLitAlyssa Turner, una ragazza spezzata dagli eventi della vita ma con un cuore gentile. Con le sue felpe oversize e la sua tisana all'arancia e melograno vuole passare inosservata all'Aidem ma essere la migliore amica di Cressida Fox non l'aiuterà per...