3.

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Erin:

«Perché sei vestita come se stessi andando in discoteca?.» sto finendo di stendere il mascara sulle ciglia quando mio fratello spalanca la porta della mia stanza.

A breve verranno i signori Keller a casa, e tra mezz'ora Jason sarà qui.

Le mani tremano al solo pensiero.

«Perché sto andando in discoteca.» ripongo il mascara dentro il cassetto, e con la coda dell'occhio vedo mio fratello guardarmi male.

«Erin...» inizia e il suo tono è di ramanzina, quindi lo fermo.

«Non capisci nemmeno più quando sono ironica. Sto andando da Angel.» storce il labbro quando pronuncio quel nome.

«Che schifo. Stai con le viziate adesso?.»

«Quando smetterai di fare il coglione? è una mia amica e le voglio bene, io non insulto mai Jason, anche se non credo che sia la persona migliore di questo mondo.» sentiamo dal piano di sotto due voci diverse da quelle dei nostri genitori, quindi abbassiamo drasticamente il tono di voce, per non farci sentire da orecchie indesiderate.

«E come ci vai? io ho la macchina dal meccanico e dovrebbe venirmi a prendere Jason.» spiega, e io sorrido.

«Anche a me. Non ti ha avvisato?.» lui scuote la testa e fa passare la lingua davanti ai denti.

«Passa due volte? perché dobbiamo uscire verso le dieci, non adesso.» annuisco

«E lo fa per?...» ingoio la saliva, facendo un po' fatica. Sta cercando di capire se la prossima cosa che dirò sarà vera o no.

«Ma insomma, io non ti faccio mai tutte queste domande.» guardo a terra e lui si avvicina rapidamente a me.

«Erin.» mi richiama e gli occhi di mio fratello mi scrutano a fondo.

«Lo fa solo per sua sorella, per far si che non stia da sola, non so se ti ricordi di quella stupida "regola" che avete messo per le vostre serate...particolari.»

Hanno paura che qualcuno si possa vendicare delle loro scorribande.

Sembriamo in gabbia ogni volta.

«Sto decidendo di crederti. Non dimostrarmi che non posso più credere a ciò che dici.» alzo gli occhi al cielo e lo supero, uscendo dalla stanza.

Non ho bisogno che mi creda o che mi dia fiducia, non è mica mio padre.

Ha come la paura che io e Jason possiamo avere qualcosa insieme, non so per quale motivo.

Sento il clacson suonare, quindi saluto tutti, compreso mio fratello, e mi dirigo verso la Porsche di Jason.

E' lo stesso modello di quella di Andrew, solo che mio fratello l'ha scelta nera.

I miei genitori sono ancora convinti che i soldi di Andrew nascano da tanti lavoretti dopo scuola e i soldi che ogni tanto gli danno loro.

Non so come facciano ad essere così tanto cechi.

Insomma, una macchina del genere non si paga di certo con qualche serata in locali di lusso e qualche spicciolo regalato.

Ma loro non fanno altro che credergli, perché insomma, è il più grande e il più "responsabile".

Quello che ha avuto l'educazione tale da poter portare avanti la famiglia, se un giorno qualcosa dovesse andare storto.

Mica io.

Non hanno mai nascosto la loro preferenza, ma nemmeno mi interessa più.

L'importante è essere la preferita della tua persona preferita.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora