Ci sono giornate in cui il morale è proprio sottoterra, e oggi è una di quelle.
Dopo aver perso a quella maledettissima scommessa, una volta tornata a casa ho come capito il mio sbaglio e realizzato che dovrò davvero lavorare in un casinò in una delle serate più affollate di criminali di tutte.
Che cretina avventata che sono stata.
E adesso mio fratello nemmeno mi parla.
Il sabato mattina è un po' come la domenica pomeriggio a casa mia, siamo solo io e Jason.
Ma se lui non mi rivolge la parola è un po' come se fossi sola.
«Potresti anche evitare di farmi venire ancora di più i sensi di colpa e le paranoie eh.» mi siedo accanto a lui sul divano.
Sbuffa una risata ironica.
«hai anche il coraggio di parlare? punto primo: ti sei intrufolata in questa serata senza nemmeno chiedermelo, sapendo che mi sarei incazzato e ti saresti messa in pericolo, come è successo. Punto secondo: ci hai completamente ignorati facendo di testa tua per recitare la parte della donna che non si fa dare ordini, e per la cronaca erano consigli, non ordini. Punto terzo: sei un'irresponsabile idiota.» incasso pienamente il colpo.
Cosa posso dirgli? ha ragione.
«Non sopporto più il vostro trattarmi come una bambina, a cominciare da tutte quelle volte in cui mi fate rimanere a casa quando voi uscite a fare casini, ho pensato che così facendo sarei riuscita a farvi vedere che non ho bisogno di protezione.» non mi importa di risultare ridicola adesso ai suoi occhi, è mio fratello e voglio che mi stia accanto.
«Parli al plurale, perché?.» strabuzzo gli occhi.
Non me ne ero resa conto.
«Perché mi è uscito spontaneo.» mento spudoratamente, spero che mi creda.
«Non hai bisogno di provarci quanto forte tu sia, lo sappiamo, tutti.» annuisco e guardo a terra.
Vedo con la coda dell'occhio le braccia di mio fratello aprirsi, e mi ci fiondo subito dentro.
«Non fare più una cazzata del genere, ok?.» annuisco e mi lascio abbracciare.
«Non farai nulla, sistemeremo tutto, promesso.» alzo un po' la testa per guardarlo.
«Stai parlando al plurale, perché?.» chiedo, e lui alza un angolo della bocca.
«Mi è uscito spontaneo.» sorrido.
Inutile dire che Andrew c'entra sempre.
***
«Devo sbrigare qualche faccenda stasera, perciò starò nella mia stanza, non disturberò la tua piccola festicciola.» ho informato mio fratello che stasera i miei amici verranno per fare un pigiama party.
Annuisco, contenta di sentire queste parole provenire dalla sua bocca.
«Sai se anche mamma e papà ci lasceranno la serata libera?.» lui fa spallucce, guardando con aria indifferente il suo cellulare.
Io alzo gli occhi al cielo e torno in camera mia.
Scelgo dei vestiti comodi per stare a casa, da indossare dopo la doccia.
Ma un attimo prima di entrare nella vasca da bagno, il mio cellulare squilla, avvisandomi dell'arrivo di un messaggio.
Principessa, come va? dimmi che hai mangiato.
Scuoto la testa, fermando un leggero sorriso sul volto.
Va tutto bene, King.
Poso nuovamente il cellulare e aziono l'acqua calda.
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Kiss me harder
Teen FictionAngel Keller e Andrew King. Le persone più opposte del pianeta. Lei, una perfezionista dalla vita, esteriormente, semplice. Lui, un criminale nascosto dall'apparente vita perfetta. Cosa li accomuna? L'odio che provano l'una nei confronti dell'altro...