14.

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Jason:

Vederla lì è stata una sorpresa poco gradita.

Mia sorella non avrebbe mai dovuto entrare a far parte di tutto questo, specie perché non è qualcosa che vuole.

Ma nonostante il tuo volere, una volta aver assaggiato anche solo un po' del mondo a cui appartengo, non potrai farne a meno.

Mi giro e rigiro nel letto.

La sveglia suonerà tra una decina di minuti, e io non ho più sonno.

Ho smesso di dormire un'ora fa, quando gli incubi su mia sorella che finiva in una brutta situazione, mi hanno completamente avvolto.

Non posso permetterle di fare una scelta del genere.

Mi alzo e stacco la sveglia, in un lampo mi preparo, mettendo la solita camicia e il solito pantalone.

Entrambi blu.

Sistemo i capelli, e quando sento la porta della stanza accanto aprirsi, non mi faccio scappare quest'opportunità.

Vedo Angel uscire e quando la fermo, lei sbuffa.

«Non farmi il discorsetto sulla vita come se fossi papà. Da te non lo accetto.» prova ad andare avanti e lasciarmi perdere ma non glielo permetto.

La afferro per il braccio e lei rimane al suo posto, senza muoversi.

«Non voglio assolutamente parlarti come se fossi superiore a te, perché entrambi sappiamo che non è così.» inizio con questa premessa, sperando di farla ragionare in un mondo diverso.

Lei annuisce, incitandomi a continuare.

«Voglio solo che tu capisca che con la gente che frequento non è facile starci. E non so per quale motivo tu abbia voluto entrare a far parte di questo aspetto della mia vita, spero solo per un capriccio personale, ma ad ogni modo, voglio che tu apra gli occhi.» lei sospira e chiude gli occhi.

«Non era un capriccio. Ero solo curiosa.» annuisco io stavolta.

«E...continuerai?.» lei scuote la testa, e subito un sospiro di sollievo abbandona le mie labbra.

«Meglio così.» le stampo un bacio sulla testa e poi la lascio andare.

Lei scende le scale e sembra essere stanca.

Sono felice della sua scelta, ma spero che tralasciando ciò, tutto le stia andando per il verso giusto.

Scendo anch'io in cucina e la osservo mentre beve la sua camomilla, ha il respiro accelerato.

Mi siedo accanto a lei, mettendo un braccio attorno alle sua spalle, lei nello stesso istante sobbalza.

«Va tutto bene? sei in ansia per qualcosa?.» lei annuisce.

I nostri genitori nemmeno si sognerebbero di farle una domanda simile, si concentrano solo ed esclusivamente sui suoi voti a scuola, per potersene vantare con i loro amici ed essere sicuri di vincere nella loro "gara" su chi ha il figlio migliore.

«Ho un test e sono turbata.» l'abbraccio.

«Andrà bene.» lei mi sorride e per un instante sembra effettivamente crederci.

Entriamo nella mia macchina, pronti per partire e andare a scuola.

«Se non vuoi andare puoi sempre fingere di stare male. Mamma e papà capiranno.» lei scuote la testa e mi sorride nuovamente, allacciandosi la cintura.

«Sto meglio. Andiamo!.» alza il volume dello stereo quando dalla sua playlist parte la nostra canzone preferita, e forse solo così la giornata può iniziare nel verso giusto.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora