49.

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Andrew:

Ma quanto cazzo è bello tornare a respirare?

Tornare a sentirsi vivo e non una merda umana.

E' strano pensare che qualche mese fa io e Angel non ci riuscivamo neanche a guardare in faccia, ci odiavamo a morte, e adesso...a stento riuscivo a respirare senza di lei.

E' diventata una parte fondamentale di me e non riesco pensare alla mia vita senza lei a farne parte.

E' una sensazione dolorosa e piacevole allo stesso tempo.

Quindi rispondo alla mia domanda...

E' proprio questo che si prova quando si trova la persona giusta, il cosiddetto amore della tua vita.

Ho provato a dimenticarla, a farmi del male per poter spegnere tutto, ma non ci sono riuscito perché quando l'amore si insinua dentro di te è come un virus.

Non puoi liberartene facilmente neanche se lo vuoi, e quando passa allo stato infettivo maggiore, lì sei fottuto.

«ANDREW!.» a svegliarmi dai miei pensieri sono le urla di mia sorella, forti come se posizionate davanti al mio timpano nonostante lei sia lontana anni luce dalla mia stanza.

Che per la cronaca, è chiusa.

«Brutto stronzo, ti cancello dallo stato di famiglia!.» la porta si spalanca e io sbuffo, massaggiandomi gli occhi con l'indice e il pollice.

«Buongiorno anche a te. La scuola è finita, sei felice?.» domando, ironico, congiungendo le mani sul grembo, mentre sono sdraiato sul letto.

«Non cambiare discorso, non ti permettere. Hai fatto un casino con Angel, avete fatto pace, adesso state insieme e io non so niente?!.» poggio la testa sul pugno della mano, sorretto dal gomito piegato sul materasso.

Le sorrido divertito.

«Cosa vuoi sapere?.» lei allarga le braccia, incredula e spazientita.

«Beh, forse vorrei sapere cosa cazzo è successo?.» prende la sedia della scrivania e si piazza davanti a me.

«Chiedilo al tuo fidanzatino.» rispondo, sollevandomi.

Lei mi guarda storto.

«Smettila, idiota, e racconta.» scuoto la testa, continuando a sorridere divertito.

«Caspita, non ti avevo mai visto sorridere così tanto, devo fare una statua ad Angel, ricordamelo.» sta scherzando nonostante sia seria in viso.

Dopo aver sbuffato, le racconto tutto per filo e per segno, cercando di farle capire il mio punto di vista ogni volta che era indecisa se picchiarmi o riempirmi di parolacce.

«Povera Angel...siete due coglioni.» stavolta mi tira il cuscino che mi serve a poggiare bene la schiena, di solito.

«Si grazie, lo sappiamo bene. Adesso puoi uscire? devo lavarmi.» lei annuisce, alzando gli occhi al cielo.

«Ti voglio bene, ma devi pensare prima di fare qualcosa.» dice, un attimo dopo aver aperto la porta.

«Anch'io ti voglio bene. Grazie del consiglio, lo userò.» lo ammetto, le sto dando un po' il contentino, ma per il semplice fatto che sto ancora processando tutte le stronzate fatte con Angel senza rifletterci abbastanza, e quindi non ho bisogno che mi si venga ricordato ancora.

Così lei esce dalla stanza e io corro in doccia.


«Principessa, ti fai attendere, eh?.» sorrido, inclino la testa di lato e incrocio le braccia al petto, prendendola in giro.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora