10.

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Erin:

Riesco a stento a trattenere le lacrime.

Non sopporto vedere lui comportarsi così male.

Ma la polizia non fa mai niente?!

La chiamiamo e sembra che non effettuiamo mai la chiamata.

Non dormo bene e ho sempre il terrore che lui possa risvegliarmi durante la notte solo per picchiarmi perché ne ha voglia.

Andrew mi ha difeso spesso, ma non è facile combattere contro di lui.

Dei bambini di otto e nove anni come posso difendersi contro un uomo di quaranta?

«Sei una troia! devi darmi la droga! dove cazzo l'hai nascosta?!.» mia madre trema ma cerca di non darlo a vedere.

«Ti ho detto che l'ho buttata.» cerca di urlare più forte di quell'animale, ma non ci riesce, perché il tono è spezzato a causa della minaccia di pianto.

«Non ti credo, lurida puttana.» sbam. Un altro pugno dritto in pancia.

Stavolta si piega in due dal dolore.

«Devi lasciarla in pace!.» il piccolo Andrew prova a dire qualcosa che potrebbe far cambiare idea alla bestia, ma anche lui...ci prova invano.

«Altrimenti? sei una piccola formica, cosa pensi di potermi fare?.» Andrew prende un coltello e glielo punta contro, ma l'uomo non si intimidisce nemmeno un po', anzi ride.

«Io...io ti uccido! ne sono capace.» la voce e le mani tremanti non aiutano a renderlo credibile.

«Lasciaci da soli, coglione. Sparite dalla mia vista prima che vi prenda a calci in bocca.» ma mio fratello non si tira indietro, prova a fargli del male con il coltello che tiene stretto nella mano destra.

Ma l'uomo è più forte di lui e glielo strappa, facendolo cadere accanto al corpo quasi privo di sensi di mia madre.

Non riesco a muovermi.

Non riesco a parlare.

E non riesco a pensare che quello sia mio padre.

Mi sveglio e alzandomi respiro affannosamente.

Non riesco sempre a calmarmi dopo che negli incubi rivivo il mio passato.

A volte ci vogliono minuti interminabili.

Il cuore mi batte all'impazzata, perciò corro in bagno e mi bagno i polsi con l'acqua fredda, spesso mi calma.

Purtroppo il mio soffrire di attacchi di panico peggiora la situazione, non posso fare altro che mettere in atto i piccoli insegnamenti che mia madre mi ha tramandato da piccola, essendo che anche lei ne soffriva.

«Va tutto bene?.» la voce impastata dal sonno di mio fratello Andrew mi fa scattare sull'attenti.

«Si, ho fatto un brutto sogno.» lui annuisce e si stacca dallo stipite della porta dove era appoggiato a fissarmi, e si avvicina.

Mi prende il viso tra le mani e mi sorride.

«Ancora pap-.» lo blocco.

«Non dire quella parola, non farlo.» lui chiude gli occhi e sospira.

So che anche lui non ne può più di ricordarsi di quell'essere, ma non riesco a sentire quella parola associata al ricordo che ho di lui.

«Vieni qui.» mi abbraccia e io finalmente riesco a calmarmi totalmente.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora