32.

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Flashback, Jason:

E' così tanto brutta la sensazione di impotenza.

Chi non l'ha mai provata non potrà mai capire cosa sto passando io.

Iniziare le superiori è stato un fottuto trauma, e avere dei genitori che non hanno mai compreso nulla, attribuendomi colpe che non ho, non ha sicuramente aiutato a superare tutto questo.

Mi prendono in giro tutti i fottuti giorni, non c'è un secondo di pace quando sono dentro quelle mura infernali.

Non posso più continuare così.

Controllo l'orario sulla sveglia posta sul mio comodino destro e mi vesto.

E' l'una di notte, i miei genitori non si sveglieranno.

Perciò mi muovo ed esco dalla porta d'ingresso, prendendo un mazzo di chiavi e mettendomelo in tasca.

Non so dove sto andando, sto solo cercando un posto in cui potermi nascondere ed essere per un po' me stesso.

Un posto in cui sentirmi accettato.

Cammino senza sosta quando arrivo in un giardino aperto accanto al cimitero del quartiere dei ricconi, come lo chiamo io.

E' il secondo quartiere più popolato da famiglie ricche di tutta la città.

Mi intrufolo e inizio ad analizzare qualsiasi fiore presente.

Alcuni li strappo dal terreno, altri li accarezzo soltanto.

«Chi sei?.» sento domandare a una voce alle mie spalle, sussulto.

«Chi sei tu?.» domando di rimando, avvicinandomi lentamente alla figura maschile minuta come me.

«Abito qui vicino. Voglio sapere per quale motivo stai strappando i fiori di cui mia madre e mia sorella si occupano.» la sua voce è tagliente, ma non sembra davvero nervoso.

«Perché...mi sto rifugiando qui.» ammetto, e poi riesco a vederlo in faccia.

La luce lunare lo illumina e mi rendo conto di averlo già visto questo ragazzino.

«Ma tu sei nella mia classe di biologia.» diciamo all'unisono quando osserviamo meglio i nostri visi.

«Sei quello che viene bullizzato.» constata, sedendosi a terra.

Io lo seguo e annuisco.

«Perché non ti ribelli mai?.» mi domanda.

«Perché non saprei come fare. I miei genitori mi caccerebbero di casa se sapessero che il loro primogenito fa a botte. Sai che disgrazia sarebbe per la mia famiglia se si venisse a sapere uno scandalo del genere?.» domando, sbuffando subito dopo.

«Anche la mia famiglia è molto importante.» rivela.

«Allora puoi capirmi.» mormoro, strappando qualche filo d'erba.

«La smetti di torturare il mio giardino?.» domanda seccato, ma anche divertito dalla mia goffaggine.

«Devo sfogarmi in qualche modo!.» lui sbuffa una risata.

E a me si accende una lampadina sulla testa.

«Lo conosci Brian Ginger?.» domando e lui annuisce.

«E' lui il testa di cazzo che obbliga gli altri a bullizzarmi insieme a lui.» il ragazzino accanto a me alza le sopracciglia.

«Come ti fa sentire?.» domanda poi.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora