20.

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Jason:

La parte più bella della giornata è assolutamente tornare a casa dopo scuola.

Ma purtroppo per questo, ancora devo aspettare.

Infatti mi ritrovo in classe, ad ascoltare quel rompipalle del professore, che sta spiegando, con tanto di disegno alla lavagna, una formula chimica o chissà cosa.

«Usciamo a fumare?.» scuoto la testa alla richiesta di Dylan.

«Se hai una sigaretta si, ma altro no.» lui annuisce e mi mostra il pacchetto bianco e rosso delle Marlboro.

Ci alziamo, e senza chiedere il permesso, usciamo fuori dalla classe.

Tanto, chi cazzo ci dice niente.

«Quindi spiegami...» io e il mio amico ci sediamo sulla panchina all'entrata della scuola.

Lui inizia, e capisco immediatamente dove vuole andare a parare.

«Non girarci intorno. Vuoi sapere i soldi della serata che fine hanno fatto?.» lui annuisce deciso e curioso.

Quando facciamo le feste, ci procuriamo sempre qualche bustina di "polvere bianca" da poter vendere.

Nulla di tanto esagerato, è come se fosse un lavoretto part time.

Solo che poi il ricavato va diviso, e ancora i soldi non sono stati toccati.

Sono fermi nella camera di Andrew, anche se lui non li vuole.

Dice di odiare questo tipo di lavoro, ma ci affianca in qualche modo perché siamo suoi amici.

«Li ha Andrew. Non preoccuparti, a breve ve li darà.» lui annuisce e aspira un po' della sua canna.

«Solo che...mi da fastidio non poterli avere mai per primo. Li tenete sempre tu ed Andrew...certe volte anche Tommy. Io e Josh facciamo il lavoro sporco quasi più di voi, e sembriamo i vostri impiegati.»

Sapevo che presto mi avrebbe fatto un discorso simile.

Non è vero che lavorano più di noi, e non è vero che sembrano i nostri impiegati.

Semplicemente non mi fido tanto a lasciare i soldi nelle loro mani. L'ultima volta che l'ho fatto li hanno giocati tutti, fino all'ultimo centesimo.

«Sai perché non ve li affidiamo più. Non pensatevi come inferiori nell'ambito lavorativo, non ha senso. Tutti facciamo la nostra parte.» sono distaccato, fumo la mia sigaretta senza neanche guardarlo.

Lui ha le gambe incrociate, quasi sdraiato sulla panchina, io invece sono ben composto.

«Cazzo Jason, dovreste andare avanti. Si sbaglia e si matura nella vita.» scuoto la testa.

«Ti conosco da cinque anni, Dylan. Ormai ho imparato la lezione.» lui si alza, e inspirando l'ultimo tiro rimasto, mi fissa.

«Io spero che voi iniziate a capire, che anche io e Josh, quando non siamo i più divertenti del gruppo, meritiamo di far parte di ciò che fate.» lo guardo, senza far trasparire la minima emozione.

Lui alza gli occhi al cielo.

«Ah, e per la cronaca: sbloccati, che si vede che c'è qualcuno che ti sta fottendo il cervello.» mi tira il mozzicone addosso e ritorna dentro.

Non è vero, non si nota. Perché nessuno mi fotte il cervello.

Nelle parole di Dylan, c'è un fondo di verità.

Ci conosciamo da molti anni, lui e Josh sono entrati a far parte del duo composto da me ed Andrew insieme a Tommy, era molto più bello un tempo, eravamo meno maturi.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora